Processo Capuano, svolta inattesa: l’avvocato rinuncia alla difesa
Uno dei legali di fiducia del magistrato, Maurizio Lojacono, ha rimesso il mandato pochi giorni prima di Natale
Cambia la formazione di avvocati che difende il giudice Alberto Capuano, coinvolto nell’inchiesta anticorruzione condotta dalla Procura di Roma. Il magistrato è stato finora difeso dagli avvocati Alfonso Furgiuele e Maurizio Lojacono, ma quest’ultimo ha rimesso il mandato pochi giorni prima di Natale. Una mossa inattesa, almeno in apparenza, vista anche la mancanza di commenti dei diretti interessati. E tuttavia nella decisione del professionista di abbandonare la difesa di Capuano potrebbe aver pesato una certa mancanza di affiatamento, o di coordinazione, all’interno del collegio difensivo. In sostanza, alcune divergenze sulla gestione dell’attività difensiva avrebbero influito nella scelta dell’avvocato Lojacono.
Il processo immediato nei confronti del giudice già in forza al Tribunale di Ischia è iniziato poco più di due settimane fa, il 10 dicembre. Come alcuni lettori ricorderanno, l’udienza si era caratterizzata da subito per le eccezioni sollevate dalla difesa, sostenuta appunto dagli avvocati Lojacono e Furgiuele, quest’ultimo rappresentato in aula dal collega Fusco. Difesa che aveva ottenuto dal collegio giudicante il formale riconoscimento della lesione dei diritti della difesa, in relazione all’eccezione degli avvocati del giudice che contestavano la mancata consegna delle copie delle trascrizioni delle intercettazioni. Formalmente, perché seppure sia stato ammesso il vulnus al diritto della difesa, che avrebbe potuto scegliere il rito abbreviato, i giudici avevano poi deciso di rimettere nei termini i difensori concedendo quindici giorni per poter fare tale scelta. Tuttavia Lojacono fece notare che le copie delle intercettazioni tuttora non erano mai state consegnate ai legali del dottor Capuano. Dunque il termine dei quindici giorni, pur concesso, sarebbe di fatto inutile, visto che gli avvocati non erano nella condizioni di poter visionare tali intercettazioni. Un’obiezione che il collegio esaminò, ritenendo di apportare un correttivo: i quindici giorni sarebbero infatti decorsi da quando il pubblico ministero avrebbe consegnato le copie ai difensori. Una soluzione che aveva lasciato a dir poco perplessi questi ultimi, secondo cui, una volta che si è rilevata la lesione del diritto di difesa, gli atti sarebbero dovuti tornare al pubblico ministero: il procedimento doveva cioè riprendere dalla fase in cui si era verificata tale lesione.
Solo in quel modo gli avvocati della difesa, dopo aver ricevuto e visionato i documenti, di fronte alla disposizione del giudizio immediato avrebbero potuto scegliere il rito abbreviato. Invece quella adottata dei giudici è stata avvertita come una soluzione “ibrida”, contro la quale l’avvocato Lojacono aveva comunque eccepito la nullità. Sei mesi di intercettazioni, con qualche migliaio di telefonate, costituiscono una massa difficile, se non impossibile, da dipanare nel breve termine di quindici giorni, per giunta con il dottor Capuano ancora ristretto nella casa circondariale di Poggioreale. L’avvocato Fusco in quella occasione aveva avanzato una nuova istanza di scarcerazione, pur se lo stesso Tribunale aveva rigettato poche settimane fa analoga richiesta. Cosa che, a quanto pare, non era stata concordata col resto della difesa. È solo un’ipotesi, ma anche questo episodio potrebbe aver contribuito a far maturare la scelta di Lojacono, poi ufficializzata alcuni giorni fa. Mentre si attende la prossima udienza, fissata a fine gennaio, resta da vedere quando il Riesame fisserà a sua volta una nuova udienza dopo la decisione della Cassazione, la quale aveva bocciato l’ordinanza del Tribunale “della libertà” in cui veniva confermata la misura cautelare per Capuano.