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Premio Ischia: “Raccontare la Siria per voltare pagina”

A Ischia riflettori puntati sui due attivisti e giornalisti dell’associazione “Raqqa is Being Slaughtered Silently” (letteralmente “Raqqa è massacrata in silenzio”), vincitori del Premio Ischia Internazionale di Giornalismo (domani sera, 2 luglio, la cerimonia di consegna).
Alhamza Abdalaziz e Khader Almuhmed hanno confessato l’orgoglio di ricevere un premio storico, nel cui albo d’oro figurano nomi del calibro di Cronkite, Grossman e Indro Montanelli.
«Per noi è un sincero piacere ricevere questo premio, ma ancora di più avere l’opportunità di raccontare al mondo, anche da Ischia, quel che facciamo e la situazione in Siria. Siamo partiti in sei, il numero di noi attivisti è poi cresciuto e oggi siamo in diciassette, animati dal desiderio di informare – attraverso la nostra attività giornalistica – i siriani e la comunità internazionale su quel che accade a Raqqa. Il popolo siriano soffre da cinque anni ed è ora di cambiare. Abbiamo tutti tra i diciotto e i ventisette anni, siamo giovani citizen journalist e vorremmo portare un cambiamento nella nostra nazione. Non abbiamo mai pensato che la soluzione possano essere le armi. Non siamo in grado di armarci. E quanto a noi due, rifugiati in Germania, non siamo certo qui per vedere l’Europa: siamo sfuggiti al regime e all’Isis. Il nostro sogno è tornare in Siria: scriviamo per realizzarlo. Raccontando la verità. E protestando pacificamente”.
Alhamza Abdalaziz e Khader Almuhmed hanno incontrato a Ischia, nel corso di un dibattito moderato da Renato Coen, con il giornalista Pio D’Emilia, giornalista dell’anno per la tv, il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, al premio Internazionale di giornalismo in corso ad Ischia.

«Oggi Daesh ha perso molto terreno soprattutto in Iraq ma la missione non è affatto compiuta, l’impegno della comunità internazionale resta molto importante» ha commentato Gentiloni.
«Daesh quando sono stato nominato ministro, nel novembre 2014, aveva la maggiore forza, aveva conquistato una parte molto consistente del territorio sia siriano che iracheno – ha spiegato – proprio tra novembre e dicembre 2014 cominciarono alcune relazioni della comunità internazionale, in particolare in Iraq. Oggi Daesh ha perso molto terreno ma la missione non è affatto compiuta».
Per il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, «è difficile immaginare il futuro della Siria se continua ad essere al potere Bashar al-Assad, l’attuale presidente. Il futuro della Siria, spiega al premio giornalistico in corso ad Ischia, dipende dai negoziati tra le diverse parti siriani ma non puo’ essere affidato nelle mani di Bashar». Poi, per Gentiloni, saranno i siriani a decidere «con libere elezioni, se la Siria sarà un paese unitario o federale ma Bashar accetti l’idea di non essere il dominus della situazione».

Per risolvere la crisi siriana – ha aggiunto Gentiloni –  «serve molta concentrazione sull’emergenza umanitaria e bisogna scommettere sulla collaborazione tra Russia e Stati Uniti, una collaborazione che noi italiani stiamo incoraggiando. E’ da qui che può venire un barlume di speranza per una Siria libera».

«Il problema in assoluto più drammatico è la crisi umanitaria» ha poi aggiunto il ministro.
«Non dimentichiamo che ci sono quasi venti città siriane che sono sotto assedio e che non sono raggiungibili dai convogli umanitari delle Nazioni unite – ha spiegato Gentiloni – poi c’è la task force internazionale che cerca di ottenere dal regime permessi per portare viveri ma e’ una sfida quotidiana». Ci sono, poi, i rifugiati, «il futuro della Siria dipende anche dal loro ritorno, per portare democrazia e per continuare a battersi per la libertà». Per Gentiloni «non è impossibile liberare Raqqa da Daesh ma non è facile. Bisogna vedere se avanza verso Raqqa la parte delle forze del regime sostenute in parte da Russia e Hezbollah, dal sud, e le forze curdo-siriane appoggiate dalla coalizione internazionale dal nord. L’impostazione italiana è quella ormai da tempo di trovare una soluzione politica – ha concluso – ma le testimonianze, anche degli attivisti, di dice che a loro non piace essere liberati. La liberazione di una città, discorso analogo per Mosul, non e’ puramente militare, i liberatori possono fare danni altrettanto rilevanti. Il ruolo delle forze di opposizione e’ altrettanto fondamentale».
«L’accordo tra Ue e Turchia sui migranti sta funzionando, ma per il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, sta funzionando in parte. I flussi dalla Turchia da due mesi si sono interrotti ma non dimentichiamo che un’altra parte di questo accordo che era quello di trasferire le persone che erano rimaste in Grecia e Macedonia o in altri paesi dell’Europa, e che per il momento non sta funzionando. Ripeto, l’accordo sta funzionando – ha concluso – ma non dimentichiamo quel pezzo di umanità che l’Egeo lo ha attraversato e si trova ora in condizioni disperate».
Tutti i dibattiti sono trasmessi in diretta da Skytg24.

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