Porto di Lacco, il lodo fa “sorridere” il Comune
Il collegio arbitrale ha depositato l’attesa decisione relativa alle reciproche pretese economiche tra l’ente di Piazza Santa Restituta e la società concessionaria Marina di Capitello
Si scioglie un altro nodo della infinita controversia tra il Comune di Lacco Ameno e la società Marina di Capitello. È infatti arrivato l’atteso verdetto del collegio arbitrale sulle reciproche e contrapposte pretese economiche delle due parti in causa.
Il privato, la cui concessione è scaduta un anno fa per poi essere oggetto di varie proroghe – l’ultima delle quali scadrà il prossimo 30 giugno, al netto di nuovi colpi di scena di stampo “legislativo” – chiedeva una ulteriore proroga fino al 2025, in virtù di un presunto “squilibrio contrattuale” che avrebbe dato vita a una pretesa di risarcimento del danno quantificabile in un milione di euro. Secondo la tesi del concessionario, il Comune non avrebbe rilasciato la disponibilità di tutti gli specchi acquei inseriti nella convenzione oggetto del project financing. Da parte sua, il Comune non ha ancora ricevuto pagamento del canone 2019, anno dal quale il concessionario non ha mai più pagato i vari canoni annuali, pari a 170mila euro annui.
Gli arbitri hanno respinto la richiesta di proroga della concessione fino al 2025 avanzata dal privato, riconoscendo a quest’ultimo uno “sconto” del 60% sull’importo del canone 2019 che dovrà essere versato al Comune
Queste, in estrema e non completa sintesi, le articolate pretese che il collegio arbitrare composto dagli avvocati Biagio Grasso, Davide Peluso e Vincenzo Maria Cesaro, è stato chiamato a dirimere.
Il lungo – quasi cinquanta pagine – lodo arbitrale ha solo parzialmente accolto la prima domanda formula dalla Marina di Capitello, disponendo la riduzione del canone stabilito dal contratto di concessione relativo all’anno 2019, per un 60% del totale.
Inoltre, è stato accertato l’obbligo del Comune di pagare i lavori eseguiti dalla società per la riparazione dei danni provocato dalla mareggiata del febbraio 2019: la furia degli elementi distrusse alcuni pontili e impianti dopo il rifacimento della scogliera senza il preventivo apprestamento delle opere di contenimento. In relazione a tale punto, il Comune pagherà circa 173mila euro alla società. Per il resto, il collegio arbitrale ha rigettato tutte le altre pretese delle due parti.
La società ha ottenuto il riconoscimento delle spese sostenute per i lavori di ripristino dopo i danni della mareggiata del febbraio 2019, pari a 173mila euro
Quindi, la richiesta di proroga della concessione fino al 2025 è stata ritenuta infondata.
Per il Comune, l’esito del lodo non è negativo, anzi: intanto il privato dovrà pagare il 40% del canone 2019, ma il Comune da quattro anni paga tutte le utenze, dalla spazzatura all’elettricità all’acqua corrente. Di fatto, già calcolando tali crediti, il comune compenserà quanto dovuto per i lavori di rifacimento post-mareggiata. E restano poi i canoni annuali 2020 e 2021 che la società dovrà pagare integralmente, cioè 170mila euro ciascuno.
Di fatto, il Comune si era limitato a chiedere il rigetto delle istanze della Marina di Capitello, evitando ulteriori richieste per coerenza col fatto che l’ente di Piazza Santa Restituta ha sempre reputato illegittima la devoluzione agli arbitri della controversia.
Anzi, nonostante il risultato non disprezzabile, il Comune sembra orientato a impugnare comunque la decisione, ribadendo la propria convinzione circa la incompetenza del collegio arbitrale nell’esame della vicenda.
Infatti, i lettori più attenti ricorderanno che il Comune aveva messo in moto dinanzi al Tribunale ordinario la procedura d’esecuzione tramite ingiunzione per recuperare il proprio credito relativo al canone 2019, pretesa che fu poi accolta dal Tribunale ordinario, il quale ha riconosciuto l’esecutività del decreto ingiuntivo col quale il Comune poteva pretendere i 170mila euro del canone non versato. In quella occasione, il tribunale ordinario incidentalmente riconobbe anche che nel caso specifico è assente una specifica autorizzazione alla devoluzione ad arbitri delle controversie in questione, quindi “la clausola contrattuale che la dispone sembra affetta da nullità e, di conseguenza, appare sussistente la cognizione dell’Autorità Giudiziaria Ordinaria – non già del collegio arbitrale – sulla materia del contendere”, di fatto accogliendo la tesi del Comune che sin dall’inizio ritenne invalida la clausola arbitrale. Nonostante tale evidenza, la Marina di Capitello ritenne di fare ugualmente ricorso all’arbitrato, e gli arbitri si dichiararono competenti, rigettando la contestazione del Comune, che ora come detto sembra intenzionato a impugnare comunque il lodo reso pubblico ieri.
Intanto, si è chiusa la fase preliminare della manifestazione d’interesse indetta dal Comune per l’affidamento di alcuni servizi di supporto relativi alla gestione del porto turistico: a breve si procederà alla gara tra le ditte che hanno proposto la relativa istanza, per poter arrivare ai primi di luglio pronti al momento del passaggio di testimone tra privato e Comune. È noto infatti che dopo il 30 giugno la società dovrebbe rilasciare la struttura al Comune, ma il disegno di legge sulla concorrenza, almeno nel testo licenziato in commissione al Senato, sembra adombrare un’ennesima clamorosa scappatoia in grado di procrastinare di un altro anno e mezzo tale momento. Sarà decisivo il momento in cui, forse già a luglio, il Parlamento voterà il testo definitivo.