Piricelli da Sant’Antimo a Cesa, il colonnello nel mirino della Dda
Il comandate dei vigili ischitano è finito nel mirino della commissione d’accesso nella cittadina napoletana. Contestato l’atteggiamento di “tolleranza” nei confronti di ditte che non hanno l’interdittiva antimafia. Contestata anche l’attribuzione all’ufficiale dell’incarico di comandante della polizia municipale al quale non è seguita la qualifica di pubblica sicurezza del Prefetto
Da lunedì prossimo, 11 maggio, l’ischitano Antonio Piricelli sarà il nuovo comandante della Polizia municipale di Cesa, nel Casertano. Il contratto durerà (almeno in un primo momento) solamente fino al prossimo 31 maggio 2021, quindi praticamente per poco più di un anno. Il comandante Antonio Piricelli è dipendente del Comune di Casavatore anche se nell’ultimo anno ha diretto la municipale di Sant’Antimo, comune adiacente a quello di Cesa seppur in provincia di Napoli. E proprio a Sant’Antimo lavorerà fino a domani e poi da lunedì sarà a Cesa. Alla base del contratto è stata siglata una convenzione perché “c’è mancanza nell’organico del Comune di Cesa di figure professionali idonee ad assumere il comando del corpo di polizia municipale”.
Il colonnello Piricelli ha una storia particolare perché a Sant’Antimo, giusto un anno fa, è stato minacciato di morte. Vanta nel suo corposo curriculum numerose attività di Polizia Giudiziaria ed in materia Terra dei fuochi culminate in arresti e denunce per le quali ha ricevuto encomi ed elogi. La convenzione tra Piricelli ed il Comune di Sant’Antimo doveva durare fino a maggio 2020, ma lo stesso comandante ne ha chiesto la risoluzione anticipata avallata dai commissari straordinari. Sant’Antimo è un Comune sciolto per infiltrazione camorristica e tra gli atti attenzionati dagli inquirenti, posto in essere a suo tempo dall’ex sindaco Aurelio Russo, c’è anche l’attribuzione all’ufficiale dell’incarico di comandante della polizia municipale.
Un incarico a cui non è seguita la qualifica di pubblica sicurezza del Prefetto visto, si legge dalla relazione di scioglimento dell’ente, che il funzionario sarebbe coinvolto in alcuni procedimenti giudiziari. Sant’Antimo, come detto, è stato sciolto per infiltrazione camorristica. Nella relazione della commissione d’accesso (tra l’altro pubblicata in Gazzetta Ufficiale) è finito anche Piricelli. “La relazione del prefetto, nel sottolineare che l’ex sindaco (di Sant’Antimo ndr) ha disposto avvicendamenti di dirigenti che avevano assunto provvedimenti contrastanti con gli interessi di ambienti controindicati, si sofferma su quello concernente il conferimento della responsabilità di un’area dirigenziale ad un soggetto riconducibile, per assidue frequentazioni, ad ambienti criminali, già responsabile di un’area amministrativa di un comune sciolto nel 2017 per infiltrazioni mafiose, rinviato a giudizio per i reati di cui agli articoli 110 e 323 del codice penale ed indagato, unitamente ad altri amministratori di quel comune, per il reato di voto di scambio”. Ed ancora: “Viene al riguardo evidenziato che il menzionato dirigente dal momento in cui ha assunto le funzioni di responsabile del settore della polizia locale del Comune di Sant’Antimo ha operato con modalità contraddistinte da profili di illegittimità analogamente a quanto già verificatosi nel comune sciolto ai sensi dell’art. 143 T.U.O.E.L. presso il quale era stato in servizio. L’organo ispettivo ha esaminato le procedure concernenti il servizio onoranze funebri, settore notoriamente esposto alle illecite ingerenze di clan camorristici, riscontrando come nel territorio comunale operino agenzie funebri che svolgono tale servizio pur se prive di titoli abilitativi o comunque in violazione della normativa di settore.
È in tal senso emblematica la vicenda concernente un’impresa i cui titolari sono riconducibili, per stretti rapporti parentali, ad elementi di spicco della locale organizzazione camorristica ed a carico dei quali figurano gravissimi reati anche di tipo associativo. Nei confronti della ditta in argomento, per la quale non risulta sia stata disposta alcuna verifica antimafia, l’allora comandante della polizia municipale emetteva nel febbraio 2018 un’ordinanza di chiusura. In concomitanza con tale provvedimento l’amministrazione comunale rilasciava un’autorizzazione all’esercizio dell’attività a un’altra impresa – di proprietà della stessa famiglia titolare dell’agenzia destinataria dell’ordinanza di chiusura – resa possibile dall’attestazione dell’attuale comandante della polizia locale che, sebbene non fossero stati effettuati i prescritti controlli antimafia, dichiarava il possesso da parte dell’impresa di tutti i requisiti prescritti dalla normativa di settore. Secondo il Prefetto di Napoli l’omesso controllo antimafia è stato strumentale ad evitare una probabile certificazione interdittiva antimafia. Situazione in parte analoga è stata riscontrata anche per un’ulteriore impresa funebre riconducibile sempre allo stesso nucleo familiare ed avente la stessa sede sociale di una delle due ditte sopra menzionate”.
Da Maggio 2019, periodo in cui il comandante Piricelli si è insediato come Comandante della Polizia Locale di Sant’Antimo, molteplici sono stati i sequestri di Polizia Giudiziaria effettuati nei confronti di attività abusive in esercizio. Da lunedì il lavoro dell’ischitano Antonio Piricelli sarà replicato a Cesa, comune di poco meno di 9mila abitanti in provincia di Caserta.