Con due consiglieri (uno tra l’altro pure assessore) il discorso è da ritenersi definitivamente chiuso. Giacinto Calise ha già fatto capire a più riprese che Giacomo Pascale e l’attuale amministrazione di Lacco Ameno per lui rappresentano il passato, una parentesi già chiusa e mandata in archivio. Non ne parliamo poi di Pietro Monti, che se potesse apporrebbe domani mattina il suo autografo sul documento di sfiducia utile a mandare a casa il sindaco Giacomo Pascale. Tra il primo cittadino e il giovane consigliere ormai siamo ai ferri corti: se il secondo ha lanciato un paio di “siluri” non da poco all’indirizzo del Barone, quest’ultimo non si è tenuto la posta ed ha replicato proprio alla vigilia della Pasqua. Lo ha fatto ovviamente col mezzo che predilige (se non addirittura l’unico che gli è rimasto, bontà sua), ossia il profilo social. Riposta una foto dal profilo di Ciro Calise che ritrae il “barbiere” in compagnia di Giovanni De Siano seduto su una panchina e sorridenti e poi allega un commento che è tutto un programma: “C’è la politica del fare… e quella del fare chiacchiere”. Una frase telegrafica che vuole essere un elogio indirizzato ai due soggetti ritratti nella foto ma nel contempo rappresentare anche una stilettata a Monti, colpevole secondo Pascale di aver impiegato troppo tempo a parlare. Male, per giunta, nei suoi confronti e il dettaglio non deve essere sottaciuto perché se non altro indica l’assenza di “imparzialità” nel pronunciare il proprio giudizio.
Fatta la doverosa premessa e parentesi, il punto adesso è un altro. Giacomino avrà tutti i difetti di questo mondo, ma si trova nel “gioco” da parecchio tempo, forse anche troppo. Di sicuro quanto basta per sapere che con questi chiari di luna a Lacco Ameno non è che si possano dormire sonni tranquilli. Ed allora meglio provare a rimescolare le carte sparigliandole e magari andando a pescare nell’unico “mare” possibile, ossia quello della minoranza. E così voci di dentro raccontano che il Barone abbia provato a fare una corte serrata ad Aniello Silvio, con il quale qualche giorno fa avrebbe avuto un lungo incontro svoltosi nella stanza del sindaco all’interno della casa municipale di Piazza Santa Restituta: insomma, nessuna location segreta o orario da fascia “afterhours”, tutto alla luce del sole e senza nascondersi da probabili occhi (e orecchie) indiscreti. Che poi spesso, se ci pensate, è anche il modo migliore per passare inosservati e non destare sospetti. Nel corso di questo faccia a faccia, stando ai “si dice”, sarebbe arrivata la proposta indecente da parte di Giacomo Pascale: caro Aniello, scurdammece o passato e vieni a rinforzare la mia maggioranza. Il primo cittadino avrebbe anche fatto capire al suo interlocutore che con un’alleanza del genere le possibilità di governare il paese senza problemi anche per gli anni a venire sarebbero state davvero tante.
Ad Aniello il “Barone” aveva offerto la poltrona di vicesindaco: ma Carla Tufano era al corrente dell’operazione? Niente da fare anche col tentativo bis di Dante De Luise, che si era detto disponibile a rinunciare alla carica di presidente del consiglio comunale
Non sappiamo se il diavolo tentatore abbia fatto “barcollare” Aniello, quello che si sa è che al tirar delle somme la sua risposta è stata negativamente categorica (per adesso, poi le vie della politica sono infinite, come si dice in gergo). C’è però anche un altro retroscena che merita di essere raccontato. Pur di blindare la sua sindacatura e dunque di “imbarcare” Silvio a bordo, pare che Pascale sia sia spinto ad offrire anche la poltrona di vicesindaco al consigliere di minoranza. Ora, se ci consentite, il problema non è tanto il fatto che questi abbia rifiutato, quanto piuttosto un quesito da un milione di dollari: ma Carla Tufano, che poi sarebbe stata scalzata dal trono, era al corrente di questa trattativa oppure no? La logica vorrebbe di sì, le dinamiche della politica però lascerebbero propendere per il contrario. In ogni caso il problema non si è posto dal momento che Aniello Silvio ha opposto un diniego e pare che la cosa abbia anche mandato su tutte le furie il Barone che evidentemente non si aspettava un epilogo del genere da questo approccio. E forse questo è un bene, perché immaginate cosa sarebbe potuto succedere se la Tufano avesse scoperto di essere stata sacrificata a sua insaputa sull’altare della patria. Avremmo assistito al gioco della coperta corta ovvero copri di qua e scopri di la, con tutto quello che ne sarebbe conseguito.
Tutto finito? Macché, perché questa storia è un po’ come i film del Dario Argento prima maniera, quelli dove anche dopo aver scoperto il colpevole e prima che partissero i titoli di coda arrivava il colpo di scena finale. Andato a vuoto il tentativo di Pascale, ecco entrare nella partita il consigliere Dante De Luise, il quale avrebbe provato a tornare alla carica con Aniello Silvio offrendogli su un piatto d’argento la sua carica di presidente del civico consesso mettendo a disposizione un qualcosa di più istituzionale laddove l’esponente di opposizione non avesse gradito il ruolo di vicesindaco. Invertendo l’ordine dei fattori, però, il prodotto non è cambiato e Silvio ha rispedito anche quest’altra offerta al mittente. E allora si riparte con Giacomino che non ha trovato sorprese nell’uovo pasquale e continua a governare il paese con una maggioranza così striminzita che più striminzita non si può. E non è soltanto un modo di dire perché qui se salta un altro tassello del mosaico salta il banco. Con tutto quello che ne consegue.