CULTURA & SOCIETA'

Parenti serpenti, l’anti cine-panettone per eccellenza

DI ARIANNA ORLANDO

Alla regia di Mario Monicelli si compie l’anti-cinepanettone per eccellenza nel film dal titolo anti-natalizio per eccellenza “Perenti serpenti”. A dispetto delle fantasiose e ansiogene rappresentazione del periodo festivo in cui ogni arte figurativa-dalla pubblicità videoregistrata a quella fotografica, dal film o al cartone animato- è tutto un carosello di mielosa felicità, Parenti Serpenti è nudo e crudo e non solo ci discosta dalla idea faticosamente surrealista cui i cinema ci hanno abituati ma addirittura interpreta in modo paradossalmente sgradevole gli obblighi familiari di incontrarsi e di condividersi.

Questa la trama: in virtù degli obblighi sociali, nella casa di Sulmona di due anziani genitori arrivano i quattro figli con le rispettive famiglie: una nevrotica con suo figlio e il marito impiegato comunale, una donna depressa per la sua sterilità e il marito maresciallo, un comunista con una moglie snob e fedrifaga con una figlia infelice che vorrebbe fare da grande “la ballerina di Fantastico”. L’annuncio dell’anziana madre di trasferirsi con il marito a casa di uno dei figli scatena una serie di retroscena che non hanno nulla di esilarante ma qualcosa di terribilmente realistico e quotidiano. Dietro le quinte della facciata di famiglia felice vivono le inquietudini di un disprezzo feroce, di una inimicizia antica, di una competizione insaziabile, di voci e critiche, di insulti e segreti. E in questo marasma di cattivi sentimenti ben celati, in questa rappresentazione dell’ipocrisia-che non necessariamente appartiene a noi ma in cui inevitabilmente riconosciamo qualcosa- ci arrendiamo di fronte a un finale orrido, estremo, bruttissimo e inaspettato. 

È un film che bisognerebbe vedere non tanto per ciò che insegna ma per ciò che non insegnarebbe mai: cosa non essere e cosa non fare. L’ipocrisia a volte spinge gli uomini a mostrarsi nelle facce cerate, negli abiti della festa, nei profumi del sodalizio e dell’empatia ma è più vero essere se stessi in un mondo di valori alla deriva e ricordarsi che è pure lecito essere ipocriti purché lo si sia in modo onesto.

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