Non è ancora legge, ma il testo del nuovo ddl sulla concorrenza ha passato il vaglio del Senato e si prepara ad arrivare in aula alla Camera. Come avete letto nell’edizione di ieri su queste colonne, il disegno di legge contiene una disposizione che, se ritenuta applicabile anche alle concessioni relative agli approdi turistici, potrebbe di conseguenza comportare un’ennesima proroga anche per il concessionario che attualmente gestisce il porto di Lacco Ameno. L’infinita controversia tra il Comune, che anche in forza di quanto stabilito dal Tar a marzo ritiene ormai definitiva la scadenza al prossimo 30 giugno della concessione, e la società Marina di Capitello che in forza di un project financing aveva ottenuto l’affidamento quinquennale dell’importante infrastruttura, e che da un anno ha potuto beneficiare delle ripetute proroghe trimestrali dovute all’emergenza-covid. La resa dei conti ci sarà appunto il primo luglio. Resta da capire quale sia l’effettiva portata dell’articolo 3 del disegno di legge in questione, il quale detta le “disposizioni sull’efficacia delle concessioni demaniali e dei rapporti di gestione per finalità turistico-ricreative e sportive”, e al primo comma dispone che “continuano ad avere efficacia fino al 31 dicembre 2023 [..]: a) le concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali per l’esercizio delle attività turistico-ricreative e sportive, [..]” e poi “quelle per la realizzazione e la gestione di strutture dedicate alla nautica da diporto, inclusi i punti d’ormeggi”.
«Innanzitutto – ci ha dichiarato il sindaco di Lacco Ameno, Giacomo Pascale, questo è un testo liquidato in commissione al Senato. Deve quindi passare alla Camera per l’approvazione e poi diventare legge con la pubblicazione. Tuttavia nel caso del porto di Lacco Ameno non siamo in presenza di una fattispecie che contempla un concessionario dotato di un valido titolo concessorio, perché il suo titolo è già scaduto. Inoltre, esiste una sentenza del Tar che lo obbliga al rilascio delle aree portuali dopo il 30 giugno. Non sono un avvocato, ma non riesco a vedere un legame tra il disegno di legge e il caso dell’approdo lacchese», ha concluso il primo cittadino.
I dubbi sono comunque alimentati dal secondo comma dell’articolo 3, il quale stabilisce che “le concessioni e i rapporti di cui al comma 1, lettere a) e b), che con atto dell’ente concedente sono individuati come affidati o rinnovati mediante procedura selettiva con adeguate garanzie di imparzialità e di trasparenza e, in particolare, con adeguata pubblicità dell’avvio della procedura e del suo svolgimento e completamento, continuano ad avere efficacia sino al termine previsto dal relativo titolo e comunque fino al 31 dicembre 2023 se il termine previsto è anteriore a tale data”. E in effetti tale descrizione sembra calzare col fatto che la proroga a favore del concessionario scadrà il 30 giugno, quindi in data anteriore al termine del 31.12.2023.
Da parte sua, l’assessore Leonardo Mennella ha mostrato prudenza: «Credo sia giusto attendere il testo definitivo della legge, prima di commentare le possibili implicazioni della nuova norma».
Comprensibile la cautela dell’amministrazione di Lacco Ameno, per una vicenda che sembra davvero infinita oltre che paradossale: nonostante la concessione sia scaduta nel 2021 e il Comune non riesca a ottenere il versamento dei canoni annuali da ormai quattro stagioni, pur continuando a pagare tutte le utenze della struttura, le decisioni del Tar unite alle proroghe-covid hanno imprevedibilmente conservato alla Marina di Capitello la gestione del porto fino a oggi. E se davvero il disegno di legge dovesse implicare una ennesima proroga di addirittura un anno e mezzo, lo scenario cambierebbe totalmente rispetto alle intenzioni dell’amministrazione, che sin dalla campagna elettorale aveva espressamente messo in cima al programma l’obiettivo di rientrare nel diretto controllo dell’approdo turistico, i cui incassi derivanti dal ricco turismo diportistico dei mega-yacht avrebbero potuto finanziare gran parte delle varie iniziative già varate o comunque messe in cantiere.
Intanto si attende ancora il lodo arbitrale che dovrebbe decidere sulle reciproche pretese economiche tra Comune e concessionario: il termine ultimo per il deposito della decisione scadrà tra una settimana. La controversia si dipana infatti in varie diramazioni, compresa quella davanti al Tribunale ordinario che aveva già accolto le ragioni del Comune per l’esecutività del decreto ingiuntivo col quale il Comune poteva pretendere i 170mila euro del primo canone non versato, senza peraltro ottenere alcun risultato concludente. Con la diatriba sulla risoluzione del contratto a causa del mancato pagamento del canone che potrebbe durare a lungo, ecco che il ddl sulla concorrenza potrebbe aggiungere un’ennesima puntata a questa telenovela infinita.