CRONACAPRIMO PIANO

Numeri da demolizione

Nuovo capitolo sull’infinita contesa legata agli abusi edilizi perpetrati sul Palazzo Ciannelli di Lacco Ameno e l’ultimo episodio è davvero un colpo di scena: annunciano la demolizione della casa, uno dei proprietari non ci sta e porta le masserizie presso gli uffici municipali. L’ultimo diniego del Tar era arrivato nei giorni scorsi

L’acerba contesa sulla proprietà e gli abusi allo storico Palazzo Ciannelli (che fu anche sede della Soprintendenza) continua a riservare strascichi e colpi di scena in quel di Lacco Ameno nell’isola d’Ischia. Uno dei proprietari, stando a quanto ci è dato apprendere, il 30 ottobre scorso si è reso protagonista di una plateale protesa. L’uomo ha deciso di portare in Municipio le masserizie di casa. Un gesto lapalissiano che sarebbe giunto al culmine di una cruenta contesa con la comproprietaria del prestigioso edificio di Via C.Colombo che ha prodotto strali legali, denunce, diverse ordinanze di demolizione ed in ultimo l’acquisizione al patrimonio pubblico, dopo articolate e contestate sentenze del Tribunale. L’uomo di 54 anni erede della famiglia Rocchi da decenni in contesa con la famiglia Ciannelli originariamente sola proprietaria del bene, mercoledi avrebbe deciso così di dimostrare il suo dissenso nel tentativo di coinvolgere anche il Governo Locale e lo stesso Municipio, noncurante della presenza, nel medesimo governo, di una forte espressione del suo gruppo familiare. Parentele che hanno determinato una forte connotazione politica nella vicenda coinvolgendo suo malgrado la presidenza del consiglio comunale affidata ad un nipote.Mercoledì mattina dopo il primo carico di mobilio, indumenti e pentole, ancora ammassati all’ingresso del Palazzo di Piazza Santa Restituta, dal municipio hanno deciso di chiudere la porta d’ingresso evitando così nuove incursioni e polemiche, quando orami però il dado era tratto e la cosa divenuta di dominio pubblico. Un tentativo di evitare se possibile l’estremizzazione ulteriore di una vicenda già al limite.

Il motivo del gesto è imputabile ad una protesta proprio contro il Comune di Lacco Ameno che non ha saputo, forse, evitare, il maglio della giustizia, del TAR, il ricorso al Consiglio di Stato, iniziative scaturite, in un modo o nell’altro, nella sentenza che ha disposto la demolizione di proprietà della sua famiglia perché ritenuta abusiva. L’uomo aveva ereditato la proprietà finendo dopo in un turbinio di denunce, segnalazioni su opere condonate ed ore che si è scoperto poi eseguite successivamente e prive di concessione. Dopo l’ennesima ordinanza della magistratura è stato deciso dal comune la demolizione e ’acquisizione dell’abitazione ad evitare l’abbattimento ma non solo. L’uomo con la sua famiglia hanno tentato di difendersi in tutti i gradi di giudizio, senza ottenere successo. Deponente per la scelta di protestare platealmente sarebbe stata l’ennesima “sconfitta” al TAR Campania che ha dichiarato legittime sanzione e acquisizione al patrimonio con specifica ordinanza il cui merito si discuterà a breve. La Sesta Sezione del TAR Campania, infatti, nella camera di consiglio del 23 ottobre, relatore la dott.ssa Mara Spatuzzi ha rigettato il reclamo contro le ordinanze emesse dal Commissario ad Acta circa la demolizione degli abusi commessi. Il TAR Campania si è espresso sul reclamo della famiglia Rocchi che chiedeva la sospensione dell’efficacia dell’ordinanza n. 5/2024 emessa dal Commissario ad acta in data 3 settembre 2024 con la quale si ingiungeva il pagamento in solido della somma di euro 20.000,00 quale sanzione amministrativa per non aver loro ottemperato all’ingiunzione contenuta nella ordinanza dello stesso Commissario ad acta n. 3/2023 (anch’essa ritenuta legittima dal TAR) e l’ordinanza n. 6/2024 con la quale il Commissario ad acta aveva ordinato alla Calise, a Evelina, Nadia e Pietro Rocchi di provvedere nel termine di trenta giorni allo sgombero da persone e cose del fabbricato. Nel provvedimento, per altro era stato redarguito e bastonato lo stesso comune Comune di Lacco Ameno e la sua gestione. Ovvero: « l’amministrazione a seguito della sentenza n. 2408 del 2023 non ha adottato alcun provvedimento espresso e il commissario ad acta con le ordinanze in questione sta dando esecuzione alla predetta sentenza che ha accertato l’obbligo dell’amministrazione di provvedere sulla diffida della Ciannelli che aveva ad oggetto l’adozione dei doverosi provvedimenti sanzionatori e ripristinatori in relazione agli abusi commessi sull’immobile dalla Calise unitamente al suo dante causa, ivi compresa quindi l’adozione di ulteriori ordinanze di demolizione, se necessario, e l’adozione dei provvedimenti conseguenti». Al contrario, invece, il commissario ad acta Ing.Fabio Menditto  avrebbe operato senza debordare dai poteri conferitigli dalla sentenza in questione dovendosi ritenere inclusa nel dictum giudiziale l’adozione anche di tutti gli atti conseguenti all’ordine di demolizione secondo quanto previsto dalla normativa edilizia. Rocchi, forse, non ha voluto attendere il finale della storia, la prossima sentenza per protestare. Il merito del reclamo si discuterà nella camera di consiglio del 4 dicembre 2024.

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