Le ha tentate tutte per conferire alla più antica Stazione di Cura e Turismo del Mezzogiorno d’Italia uno spessore culturale e un Luogo della Memoria tanto necessari in una Terra periodicamente sconvolta dalle forze malefiche della Natura e dalla malvagità di uomini non ancora paghi per le distruzioni morali e materiali arrecate al Paese degli avi. Giuseppe Mazzella, funzionario in pensione dell’ex Amministrazione Provinciale, giornalista-pubblicista da una intera vita e attuale direttore della Rivista “il Continente”, ha maturato al suo attivo diverse esperienze culturali e di aggregazione sociale (Circoli Giovanili, Associazione “Pro Casamicciola”, Parco Botanico “Villa Bellavista” e tentativi di istituzioni museali nell’ex Municipio di Casamicciola e nei locali ristrutturati dell’ex Osservatorio Geofisico) finite nella indifferenza e nell’ignavia di una classe dirigente che ha collezionato più commissari prefettizi che sindaci degni di questo nome!
Con il terremoto del 2017 e due nubifragi mortali, Casamicciola è sprofondata nel buio del…medioevo in attesa di una ricostruzione materiale e di una rigenerazione spirituale che camminano di pari passo in quel lentissimo progetto di “risorgenza” reso ancora più difficile da una novella società cosiddetta dei consumi, lontana mille miglia dalla ferrea volontà dei casamicciolesi del dopoguerra, uniti insieme nell’immane sforzo di ricostruire una Cittadina segnata dalla miseria, dalle privazioni, dalla mancanza di strutture moderne dell’Accoglienza e con le macerie del terremoto del 1883 ancora visibili in alcuni luoghi del centro storico collinare. Base di partenza culturale non è un’invenzione retorica, né un’idea campata in aria, in presenza di ben altre priorità contingenti come la casa, il lavoro, il commercio e l’Industria Turistica da rilanciare, bensì un segmento della vita sociale e dell’aggregazione umana, senza le quali la società civile non progredisce, non si affranca, non si allinea con altre realtà provinciali, regionali e nazionali di tutt’altro spessore!
La lettera del concittadino Peppino Mazzella va presa come un campanello d’allarme che non può essere ignorato, che non può essere relegato nel dimenticatoio, ma che deve scuotere le coscienze, a tutti i livelli, (opinione pubblica e autorità decidenti) e promuovere una mobilitazione generale che non è un “assalto ai forni” di manzoniana memoria, ma un severo pungolo verso i poteri forti in grado di recepire istanze e progetti di largo respiro da condurre in porto nel più breve tempo possibile. Nella fattispecie, va considerata la istituzione di una “Casa della Storia” nei locali ristrutturati (e da ristrutturare) della ex Villa Mennella, sita in via Principessa Margherita -a pochi passi dall’Istituto Mattei- perfettamente idonea per accogliere un Centro di Documentazione storica, letteraria e scientifica dell’Isola d’Ischia in cui custodire, esporre e far consultare libri, documenti, fotografie e oggetti che richiamino le attività degli Isolani nel corso dei secoli. Ma non è tutto. La temuta “staticità” museale che relega soprattutto le Biblioteche pubbliche e private in una sorta di rinsecchita realtà, mummificata da un esasperato immobilismo, può essere agevolmente superata da periodiche organizzazioni di Eventi, Convegni, Presentazioni di Opere Letterarie e Artistiche, Commemorazioni e quanto altro di evidenza culturale, avendo a disposizione locali idonei e con buone possibilità ricettive.
La ex Villa Mennella va considerata come luogo ideale per istituire “La Casa della Storia” di Casamicciola e dell’Isola d’Ischia, disponendo di numerosi locali su due livelli con attiguo giardino e spazio parcheggio interno. La nuova struttura museale -che favorirà anche quel Turismo cultuale e di livello elevato tanto auspicato dagli operatori alberghieri illuminati- si affiancherebbe all’itinerario artistico delle Chiese, all’Artigiano delle ceramiche locali, alle Vie del Vino, con le Cantine, i cellai e la sentieristica delle case rurali e al percorso botanico delle “Fumarole di Montecito” con la rarissima emergenza del CiperusPolistachius. Non va sottaciuta un’altra testimonianza storica costituita dalle ultime baracche risalenti al terremoto del 1883, sopravvissute alla furia di una ricostruzione selvaggia e indiscriminata. Nei quattro rioni andrebbero recuperate le abitazioni in legno e zinco onde conservare le “memorie del passato” risalenti agli insediamenti umbertini del Paese con l’ausilio di architetti sensibili e impegnati al restauro rispettoso dell’esistente. Un appello in tal senso va rivolto al sindaco Giuseppe Ferrandino e all’assessore Gianfranco Mattera, che nelle linee programmatiche della nuova amministrazione adombrarono un cambiamento di rotta significativo rispetto alla mala gestio del passato; cambiamento indispensabile per restituire credibilità alla politica locale e speranza ai cittadini in un avvenire non troppo lontano di benessere e prosperità.