Morti sul lavoro, a metà anno è già bilancio choc
Sul podio dell’insicurezza in zona rossa ci sono Umbria, Abruzzo, Valle d’Aosta, Trentino e Friuli Venezia Giulia. Ecco la prima istantanea della mappatura dell’Osservatorio Vega Engineering che aiuta a capire dove i lavoratori hanno rischiato maggiormente la vita da gennaio a maggio 2023
Siamo quasi al giro di boa dell’anno e la tragedia continua e si aggrava. Il lavoro prosegue inesorabilmente a mietere vittime nel nostro Paese. E dopo cinque mesi ciò che ancora colpisce, oltre ai numeri, è l’incidenza di mortalità specie tra i giovanissimi lavoratori. Per chi ha un’età compresa tra i 15 e i 24 anni, infatti, il rischio di morire sul lavoro è doppio rispetto ai colleghi che hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (11,3 infortuni mortali ogni milione di occupati contro 6,1). Se dal confronto con l’anno scorso possiamo considerare positivamente la diminuzione del 24,1% degli infortuni denunciati, dobbiamo però ricordare come nel 2022, e in particolare nei primi mesi dell’anno, fossero ancora molti gli infortuni denunciati connessi al Covid che oggi, invece, non compaiono più nelle statistiche”.
Così introduce le più recenti proiezioni dell’ultima indagine condotta dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, il suo Presidente, l’ingegnere Mauro Rossato.
Sempre sul fronte delle incidenze, quella minima viene rilevata, invece, tra i 35 e i 44 anni (pari a 5,6 infortuni per milione di occupati), mentre la più elevata nella fascia dei lavoratori ultrasessantacinquenni (46,6), seguita dalla fascia di lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni (21).
Ancora preoccupante la situazione per gli stranieri: quelli deceduti in occasione di lavoro sono 48 su 271. E il rischio di morte sul lavoro si dimostra essere sempre superiore rispetto agli italiani. Gli stranieri, infatti, registrano 20,2 morti ogni milione di occupati, contro i 10,8 italiani che perdono la vita durante il lavoro ogni milione di occupati.
LA ZONIZZAZIONE A COLORI È LA NUOVA RAPPRESENTAZIONE GRAFICA ELABORATA DALL’OSSERVATORIO SICUREZZA SUL LAVORO VEGA ENGINEERING DI MESTRE, PER FOTOGRAFARE, IL LIVELLO DI SICUREZZA DEI LAVORATORI.
Ads
I NUMERI ASSOLUTI DELLE MORTI SUL LAVORO E DEGLI INFORTUNI IN ITALIA DA GENNAIO A MAGGIO 2023
MORTI. Sono 358 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 271 in occasione di lavoro e 87 in itinere. Ancora alla Lombardia la maglia nera per il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (57). Seguono: Veneto (25), Lazio (23), Piemonte (21), Campania e Sicilia (19), Emilia-Romagna e Puglia (17), Toscana (13), Abruzzo (11), Umbria (9), Marche, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia (8), Liguria (7), Sardegna (4), Calabria (3), Valle d’Aosta e Basilicata (1). (Nel report allegato il numero delle morti in occasione di lavoro provincia per provincia).
Nei primi cinque mesi del 2023 è sempre il settore Trasporti e Magazzinaggio a registrare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 41. Ed è seguito dalle Costruzioni (31), dalle Attività Manifatturiere (29) e dal Commercio (19).
La fascia d’età numericamente più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (101 su un totale di 271).
Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro da gennaio a maggio 2023 sono 16, mentre 11 hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro.
Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 48, mentre sono 14 quelli deceduti a causa di un infortunio in itinere.
L’incidenza degli infortuni mortali indica il numero di lavoratori deceduti durante l’attività lavorativa in una data area (regione o provincia) ogni milione di occupati presenti nella stessa. Questo indice consente di confrontare il fenomeno infortunistico tra le diverse regioni, pur caratterizzate da una popolazione lavorativa differente.
La zonizzazione utilizzata dall’Osservatorio Sicurezza Vega dipinge il rischio infortunistico nelle regioni italiane secondo la seguente scala di colori:
Bianco: regioni con un’incidenza infortunistica inferiore al 75% dell’incidenza media nazionale
Giallo: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il 75% dell’incidenza media nazionale e il valore medio nazionale
Arancione: regioni con un’incidenza infortunistica compresa tra il valore medio nazionale e il 125% dell’incidenza media nazionale
Rosso: regioni con un’incidenza infortunistica superiore al 125% dell’incidenza media nazionale
Il lunedì e il mercoledì sono i giorni neri della settimana, ovvero quelli in cui si sono verificati più infortuni mortali nei primi cinque mesi dell’anno (19,2%).
INFORTUNI. Le denunce di infortunio sono in diminuzione del 24,1% rispetto a fine maggio 2022. Erano, infatti, 323.806 a maggio 2022. Nel 2023 sono scese a 245.857. E il decremento risulta essere sempre maggiormente rilevante, come del resto nei mesi precedenti, nel settore della Sanità; lo scorso anno le denunce erano 47.381, mentre a fine maggio 2023 sono diventate 11.749. Altra conferma, questa, della totale ‘estinzione’ degli infortuni connessi al Covid dalle statistiche.
Anche dopo i primi cinque mesi del 2023, il più elevato numero di denunce arriva dalle Attività Manifatturiere (28.430). Seguono: Costruzioni (12.336), Trasporto e Magazzinaggio (12.048), Sanità (11.749) e Commercio (11.698).
Le denunce di infortunio delle lavoratrici italiane da gennaio a maggio 2023 sono state 89.425, quelle dei colleghi uomini 156.432.
Più che allarmante il dato relativo alle denunce degli infortuni dei giovanissimi. Fino ai 14 anni si rilevano 27.760 denunce (oltre il 11% del totale).