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Morte Diotallevi, in aula parla la dottoressa del Rizzoli

Ieri si sono concluse le deposizioni nell’ambito del processo diretto ad accertare eventuali responsabilità nella scomparsa della ventottenne, avvenuta all’ospedale di Lacco Ameno nel dicembre del 2015

L’udienza di ieri mattina ha sostanzialmente chiuso la fase dibattimentale nell’ambito del processo volto ad accertare eventuali responsabilità nella morte di Maria Diotallevi. La donna, come si ricorderà, spirò all’ospedale Rizzoli nel dicembre del 2015, dove due giorni prima si era presentata una prima volta al Pronto Soccorso in preda a un forte malessere. Ieri è stata ascoltata l’imputata, la dottoressa Pisano, specialista in patologie dell’apparato respiratorio, che ha rievocato gli eventi di oltre cinque anni fa, a partire dall’arrivo della paziente che lamentava febbre e vomito, subito sottoposta a visita medica dalla stessa dottoressa. Dapprima venne eseguito l’esame obiettivo, che non evidenziava nulla di rilevante all’addome, al torace ed all’apparato cardiovascolare mentre la paziente si manteneva vigile e collaborativa. In un secondo momento venivano rilevati i parametri vitali, nella norma, mentre gli infermieri eseguivano gli esami clinico-laboratoristici relativi al caso e la dottoressa Pisano richiese in radiologia un’ecografia dell’addome, come da protocollo, per valutare tutte le possibili ipotesi diagnostiche. Vista anche la diarrea riscontrata a domicilio e il vomito venne predisposta anche una terapia reidratante per via infusiva, con farmaci adeguati.

La dottoressa ha spiegato che dagli esami di laboratorio emerse la conferma di un processo infiammatorio e di una forma infettiva ma con globuli bianchi complessivamente nella norma e quindi conservati. Riscontrata anche una riduzione di potassio e magnesio come conferma dello stato di disidratazione, conseguenza di vomito e diarrea, sintomi caratteristici di una gastroenterite acuta, dovuta ad una forma infettiva molto probabilmente di natura virale, insieme a un lieve aumento della bilirubinemia e delle transaminasi. L’ecografia dell’addome risultava negativa, dunque non si riscontravano patologie diverse dalla gastroenterite.

Rispondendo alle domande del legale di fiducia, l’avvocato Massimo Stilla, la dottoressa ha inoltre spiegato che a livello polmonare non era stato riscontrato nulla di rilevante.

La dottoressa ha rievocato l’accesso della paziente al Pronto Soccorso nel pomeriggio del 29 novembre, spiegando di aver eseguito l’esame obiettivo e di aver chiesto la consulenza del dottor Di Scala, il quale diagnosticò una sindrome gastroenterica acuta, con prescrizione di apposita terapia domiciliare

A quel punto la specialista chiese la consulenza di medicina internistica, che fu eseguita dal dottor Antonio Di Scala, in quel momento di turno, dirigente medico di ruolo presso l’unità di Medicina Generale. La dottoressa Pisano ha ricordato che il medico eseguì la visita con un nuovo esame obiettivo, nel dettaglio esaminando addome e torace mediante la palpazione, la percussione e l’auscultazione delle varie parti del corpo, dialogando con la paziente per valutarne lo stato cognitivo, e disponendo anche un esame neurologico, per poi diagnosticare una sindrome gastroenterica acuta, con prescrizione di apposita terapia domiciliare con farmaci.

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La paziente, arrivata alle 15.30, rimase al pronto soccorso fino alle 18.35. Un arco di tempo durante il quale la febbre scese da oltre 39° a 38,5° e la paziente venne dimessa con la diagnosi appunto di sindrome gastro-enterica acuta e con la terapia citata. La dottoressa ha ricordato che la ragazza durante la permanenza in pronto soccorso non mostrava altri sintomi, oltre la febbre che progressivamente si abbassava.

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La specialista ha respinto l’ipotesi di aver omesso l’esame obiettivo, punto sul quale ha battuto anche la difesa di parte civile rappresentata dall’avvocato Francesco Benetello, esame che – ha spiegato la dottoressa – invece era stato eseguito come testimoniato dal referto, specificando di non aver predisposto una radiografia del torace perché la paziente non presentava problematiche respiratorie, e nemmeno dall’auscultazione era emerso nulla.

Non presentando altri sintomi al di fuori di quelli gastroenterici e della febbre, in costante diminuzione, non vennero disposti altri esami oltre a quelli effettivamente eseguiti. A giugno la discussione finale

In merito alla contestazione principale, cioè il non aver tenuto adeguatamente conto della temperatura, la dottoressa ha spiegato che essa non era di tipo “settico” bensì di tipo continuo, oltre che in regressione, visto che era costantemente scesa durante la permanenza in pronto soccorso.

Riguardo ulteriori accertamenti, la dottoressa Pisano ha ricordato che non vi erano manifestazioni a carico di altri organi ed apparati al di fuori di quello gastroenterico, peraltro in regressione. Quindi d’accordo con il collega Di Scala non si ritenne necessario di eseguire altri esami.

L’avvocato di parte civile Vincenzo Aperto ha chiesto alla dottoressa in quanto tempo la polmonite può svilupparsi, domanda a cui la specialista ha risposto dicendo che può accadere anche nel giro di poco tempo, in particolare anche quattro o cinque ore, quindi anche dopo il primo accesso al pronto soccorso. Con l’ascolto dell’imputata si è conclusa la lista delle deposizioni. Nella prossima udienza, fissata a fine giugno, sarà il momento delle discussioni finali.

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