La tragica morte di Vittorio Tommasone, vittima di un grave incidente in un cantiere edile a Forio, ha riportato drammaticamente alla ribalta anche sull’isola d’Ischia un’emergenza, quella delle morti bianche, che a livello nazionale è tristemente quotidiana. Uno stillicidio che forse potrebbe essere ulteriormente alimentato dalle misure di agevolazione dell’attività edilizia, con i vari sgravi previsti per la riqualificazione delle abitazioni, stando a quanto racconta la cronaca. Con Giuseppe Silvestro, segretario generale della UilTucs Campania, abbiamo affrontato alcuni aspetti del problema.
La tragedia di Forio ripropone in tutta la sua gravità il problema dei controlli sui posti di lavori, e talvolta del mancato rispetto delle norme esistenti.
«In Italia la tematica della sicurezza sul lavoro non gode mai di sufficiente attenzione. È incessante lo stillicidio di incidenti, spesso mortali, che avvengono soprattutto in settori come l’edilizia, ma anche in tanti altri. C’è dunque un problema relativo ai controlli, soprattutto per quanto concerne gli strumenti e le risorse anche umane che lo Stato mette a disposizione, spesso inadeguate. In effetti tradizionalmente le difficoltà sono di a due livelli: uno riguardava la possibilità di intercettare le aziende con lavoro irregolare, l’altro riguarda il nostro sistema sanzionatorio che fino a poco tempo fa non era molto efficace. Tuttavia uno dei provvedimenti che siamo riusciti a ottenere dal Governo è la sospensione dell’attività dell’azienda già al momento del riscontro dell’irregolarità senza attendere la continuazione di tale irregolarità. In generale comunque l’attenzione verso il problema è ancora troppo poca. Ci sono, è vero, provvedimenti legislativi importanti come il d.lgs 81/2008 che ha segnato un vero progresso per la sicurezza, ma il problema aumenta in maniera esponenziale quando il lavoro è irregolare e si arriva al lavoro nero, che diventa un ulteriore fattore di rischio».
Come vi state muovendo a livello sindacale?
«Noi come Uil, ma anche l’intero sindacato confederale, intraprendiamo continue lotte sui posti di lavoro sulle tematiche della sicurezza. Si chiama “Zero morti sul lavoro” la campagna allestita a livello nazionale dalla Uil: un impegno lungo un anno, teso a sollecitare una maggiore attenzione sul tema».
«Un recente progresso legislativo è costituito dalla possibilità di disporre la sospensione dell’attività aziendale nel momento in cui viene accertata l’irregolarità di un rapporto di lavoro: una sanzione che può funzionare da valido deterrente»
Non troppo tempo fa anche sull’isola sono emerse numerose posizioni lavorative completamente in nero.
«Sì, e proprio per questo credo che l’ultimo provvedimento governativo cui abbiamo accennato prima possa essere decisivo nello scoraggiare il lavoro irregolare, vista la possibilità di sospensione immediata dell’attività aziendale. Una volta qualcuno diceva: “Meglio un lavoro irregolare che la fame”. Un concetto da respingere totalmente: meglio il lavoro, punto. Di sicuro c’è una sensibilità crescente verso il problema della sicurezza».
E a livello di controlli?
«C’è da considerare un aspetto: il sistema dei controlli incrociati tra Inps, Inail, Ispettorato del lavoro, ha davvero la forza sufficiente per poter ispezionare tutti i luoghi di lavoro? Non si tratta soltanto di piccoli cantieri isolati, e quindi invisibili, ma di ogni ambiente di lavoro, dove spesso vengono rimosse le misure di sicurezza dei macchinari per ottenere maggiore produttività. Su un cantiere si aggiungono anche vari aspetti che vanno al di là del fatto che nella tragedia di Forio si trattasse o no di lavoro irregolare (sarà l’inchiesta a stabilirlo): è tollerabile che un lavoratore a partire da una certa età continui ad essere impiegato su una pericolosa impalcatura? Non si possono equiparare i lavori su un cantiere al lavoro svolto in ufficio. Si tratta di rischi completamente diversi. Dunque, a fronte del buon deterrente costituito dalla sospensione d’attività in caso di irregolarità nel rapporto di lavoro, va certamente rivisto e potenziato tutto il sistema dei controlli».
«Un problema-chiave è l’insufficienza dei controlli, sui quali bisogna investire. Non ci si può affidare alla speranza che le leggi vengano spontaneamente applicate»
Dunque, anche sull’isola d’Ischia, i controlli secondo Lei sono insufficienti?
«Sì, secondo me sono insufficienti, e non solo a Ischia. Lo testimoniano i numeri, e al netto del fatto specifico molti di quelli che vengono classificati come incidenti non lo sono. E tanti di essi sarebbero tranquillamente evitabili, se venissero adottate le normali misure di sicurezza già previsti. Poi, certo, esistono le fatalità, visto che il 100% della sicurezza non è raggiungibile».
Quindi, a fronte di un lieve miglioramento legislativo, i controlli continuano a non bastare.
«Non bastano perché quelli esistenti vanno potenziati. Bisogna investire anche sui controlli. Non ci si può affidare alla speranza che le leggi vengano spontaneamente applicate. Oltre ai controlli, anche il sistema sanzionatorio, come abbiamo accennato prima, può essere un validissimo mezzo per disincentivare i comportamenti a rischio. Rischio – quelli di incidenti sul lavoro – che, come detto, aumenta in maniera esponenziale in presenza di rapporti di lavoro irregolare».
«I bonus edilizi non dovrebbero essere distribuiti in maniera indiscriminata, bensì soltanto dopo aver accertato il totale rispetto delle norme in materia di regolarità del rapporto lavorativo e di sicurezza del posto di lavoro»
Non pensa che nel settore edilizio i recenti incentivi previsti dal governo possano aver avuto indirettamente un ruolo nell’alimentare l’inveterata abitudine che porta al lavoro nero?
«Questo è uno dei temi del recente sciopero generale. È stato detto che sono stati erogati 170 miliardi alle aziende per preservare anche l’occupazione durante la crisi. Il problema è che sono stati erogati in maniera indiscriminata, anche ad aziende che hanno delocalizzato, che annunciano licenziamenti via chat. Io credo che ogni intervento, anche di sostegno vada indirizzato a chi le leggi le rispetta, con l’applicazione di ogni norma che riguardi la regolarità dei rapporti di lavoro e il rispetto delle norme di sicurezza sul posto di lavoro. Ma tutto ciò dovrebbe essere, per così dire, “di default”. Il problema è riuscire a individuare le sacche di irregolarità».