CULTURA & SOCIETA'

MOLTO FREDDO, MOLTO SECCO CON LIME Le regole dell’ischitano (im)perfetto

di Lisa Divina

La Prima regola. La sacralità della passeggiata serale, basta immaginare una sfilata di moda improvvisata dove il corso si trasforma in una passerella. Qui, l’ischitano modello si trasforma in un politico in campagna elettorale, (così come il politico, all’occorrenza, si trasforma in “modello” da passerella ma non da seguire), dispensando saluti come se fossero volantini elettorali, assicurandosi di non mancare nessuno. È una danza sociale, un balletto di ciao e sorrisi. Seconda regola. La sfida del caffè per l’ischitano significa prendere un caffè ogni volta che si può. Più caffè prendi (magari a scrocco), più ne puoi dire di averne presi (soddisfazioni) per aggiudicarti il premio di supereroe della caffeina. Terza regola. L’arte della guida creativa, dove le strade sono tele e le auto pennelli, l’ischitano dipinge curve e sorpassi come Picasso. Le rotonde si trasformano in giostrine, dove l’ischitano con un sorriso malizioso, si dondola tra le corsie come un acrobata che sfida la gravità. Per poi incappare nei segnali stradali che appaiono come timidi suggerimenti piantati lungo il cammino! In questo teatro dell’asfalto, ogni viaggio è un’ode alla creatività e ogni destinazione è incerta. La Quarta regola. Olimpiadi dell’Opinione, pensavate non esistessero e invece qui, l’ischitano si trasforma in un gladiatore dell’argomentazione, armato fino ai denti con opinioni forti su ogni argomento immaginabile. Non importa se la sua conoscenza sull’argomento è sottile come una fetta di prosciutto crudo; l’importante è discutere con passione bruciante, come se la verità fosse una medaglia d’oro da vincere a ogni costo. 

Quinta regola. Il riposo è sacro, sia sotto il sole che davanti al computer, un diritto inalienabile quanto l’aria che si respira. Sesta regola. La danza dello “sparagno”, che tu sia in un mercato o in una boutique, l’ischitano vede il prezzo come un semplice punto di partenza. Ogni transazione è un tango, un delicato gioco di corteggiamenti dove l’obiettivo è sedurre il venditore a concedere quello sconto, piccolo o grande che sia. È un balletto di parole e sguardi, dove pagare il prezzo pieno è come ammettere di avere due piedi sinistri. La Settima regola. Qui la pizza è un’epifania e la pasta al dente un comandamento, e ogni deviazione è eresia e si rischia l’esilio nella terra desolata dei cibi congelati insieme alla massa perché poi “alla fine conviene”. Ottava regola. Il rispetto del mare. Il mare è il palcoscenico della vita ischitana, venerato come un dio… fino a quando non si tratta di gettare l’ancora o il sacchetto giù dallo scafo. “Rispetto” diventa un termine relativo, applicabile fino a quando non interferisce con la comodità di una buona posizione in rada. Anche la “responsabilità” ondeggia come il mare lasciando ancora bollicine riaffiorare senza un perché. Nona regola. La Festa è Sempre Giustificata: perché cercare scuse quando la vita è una festa e il vino è sempre pronto a brindare? Diciamocelo siamo bravi a fare festa. Dopotutto chi ha bisogno di valide motivazioni quando hai il bicchiere pieno, meglio ancora se è gratis. Decima regola. L’Orgoglio Ischitano: un orgoglio subdolo, che si nasconde tra le pieghe della quotidianità, pronto a esplodere per difendere la propria pagnotta ma se intanto buttiamo il piatto a terra non si scompone nessuno. Orgogliosi dei loro luoghi solo quando vengono sgamati gli “abusi”. Intanto andavano allegramente a bighellonare senza mai porsi domande. Ma tanto per noi ischitani esiste solo Ischia. Ischia e basta.

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