Memoria liturgica di Giuseppe Moscati: il medico santo

di Pasquale Baldino e i suoi Tralci

Ci sono persone che sacrificano tutta la loro vita per il bene degli altri. Tra questi vi è sicuramente colui che ha dedicato la sua breve esistenza all’assistenza dei sofferenti, curandoli gratuitamente e aiutandoli economicamente, Giuseppe Moscati. Medico santo, simbolo di equilibrio tra fede e scienza, grazie ai suoi miracoli è stato prima beatificato e poi canonizzato dalla Chiesa Cattolica.

Settimo di nove figli, Giuseppe Moscati nacque a Benevento, il 25 Luglio del 1880, da Francesco e Rosa De Luca. Trascorse gran parte della sua giovinezza a Napoli, città in cui la famiglia Moscati – proveniente dal piccolo borgo di Santa Lucia di Serino, in Irpinia – si trasferì per motivi lavorativi.

Dopo il conseguimento del diploma di maturità classica, si iscrisse nel 1897 alla Facoltà di Medicina e non a quella di Giurisprudenza a cui sembrava destinato data la sua provenienza da una famiglia di giuristi. Scelta probabilmente influenzata dall’aver assistito, sin dall’età di 12 anni, il fratello Alberto infortunatosi seriamente per una caduta da cavallo durante il servizio militare. Laureatosi a pieni voti nel 1903, Giuseppe Moscati lavorò prima agli Ospedali Riuniti e successivamente all’Ospedale degli Incurabili. La sua vita professionale fu ricca di soddisfazioni. Nel corso degli anni divenne docente all’Università di Medicina, primario all’Ospedale degli Incurabili e infine ricercatore di fama nazionale e internazionale.

Grazie alla sua capacità di agire tempestivamente, Moscati svolse un ruolo importante in due circostanze spiacevoli che coinvolsero la città di Napoli. Durante l’eruzione del Vesuvio del 1906, salvò gli ammalati di un piccolo ospedale di Torre del Greco ordinandone l’evacuazione, completata poco prima del crollo della struttura. Nel 1911, su incarico dell’Ispettorato della Sanità Pubblica, svolse ricerche sull’origine dell’epidemia di colera che si era sviluppata in città; il suo contributo si rivelò fondamentale.

Tra i medici più conosciuti del Novecento, Moscati si distinse per la sua dote di conciliare fede e ricerca scientifica, sostenendo che entrambe dovessero concorrere al bene dell’uomo. Dedicò pertanto la sua vita alla ricerca ma anche alla fede e alla carità. Inoltre, anche in età giovanile, scelse la castità.

Aveva solo 46 anni quando, dopo aver assistito alla messa e svolto come di consueto il suo lavoro in Ospedale, spirò sulla poltrona del suo studio privato a causa di un infarto. Quel giorno, 12 Aprile 1927, una sola frase risuonò nella città di Napoli: “è morto il medico santo, Giuseppe Moscati” così soprannominato per la sua capacità di fare diagnosi in pochi istanti. Noto tra il popolo partenopeo come il medico dei poveri per l’assistenza gratuita che prestava ai malati dei quartieri più poveri della città, Moscati fu sepolto inizialmente nel cimitero di Poggioreale e poi trasferito nella Chiesa del Gesù Nuovo dove era solito recarsi, quasi ogni mattina, prima di iniziare la giornata lavorativa.

Il 16 novembre 1930 i suoi resti furono traslati dal Cimitero di Poggioreale alla Chiesa del Gesù Nuovo, racchiusi in un’urna bronzea, opera dello scultore Amedeo Garufi, motivo per il quale è a questa data che fu posta la sua memoria liturgica. Il pontefice Paolo VI lo proclamò beato il 16 novembre 1975 e poi canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 1987, in seguito al riconoscimento di un ulteriore miracolo.

Sono tante le persone che giurano di essere state guarite dal medico santo. Il primo miracolato fu il maresciallo agente di custodia, Costantino Nazzaro, al quale i medici diagnosticarono l’incurabile “morbo di Addison”. Dopo aver pregato per quattro lunghi mesi davanti alla tomba di San Giuseppe Moscati, custodita nella Chiesa del Gesù Nuovo a Napoli, Nazzaro sognò di essere operato dal medico santo e l’indomani si svegliò completamente guarito. Il secondo miracolo ebbe come protagonista Raffaele Perrotta, affetto da meningite cerebrospinale meningococcica. Quando le sue condizioni si aggravarono la madre invocò Giuseppe Moscati; pochi giorni dopo la malattia fu dichiarata dai medici debellata. Il terzo e ultimo miracolato, Giuseppe Montefusco, era affetto da una malattia che lo avrebbe condotto in poco tempo alla morte: la leucemia acuta mieloblastica. Guarì dopo che la madre, avendo sognato la fotografia di un medico in camice bianco, si recò nella chiesa del Gesù Nuovo per chiedere la grazia al santo medico.

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