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Mattia resta con la mamma, sospesa la decisione del Tribunale

La Corte di Appello ha temporaneamente stoppato il provvedimento emesso dall’autorità giudiziaria che aveva sancito di sottrarre il piccolo alla genitrice per affidarlo ad una casa famiglia. Decisiva l’istanza presentata dagli avvocati Clotilde Di Meglio ed Andrea Coffari, il decreto è stato straordinariamente ottenuto “inaudita altera parte”

Una notte lunga, lunghissima, che deve essere sembrata interminabile. E non poteva essere altrimenti viste le decisioni che erano state prese nella serata di mercoledì al termine della “visita” delle forze dell’ordine dove si trovavano due “fuggitivi” particolari. Non due criminali, si badi bene, ma un genitore ed il suo pargolo, per una storia che più che una favola sembrava stesse per tramutarsi in un vero e proprio incubo. E invece, con un colpo di scena mai così auspicato, è arrivato il lieto fine che però – e questo va debitamente sottolineato – è soltanto il finale di un capitolo di questa triste e dolorosa vicenda. L’iter giudiziario non è certamente ultimato, anzi il prossimo round è davvero a strettissimo giro, ma intanto ieri pomeriggio la comunità isolana tutta (che per ovvi motivi aveva preso particolarmente a cuore la storia in questione) ha potuto tirare un sospiro di sollievo e cantare vittoria. Sia pure, lo ripetiamo, con tutte le cautele del caso. 

La conclusione è che per adesso il piccolo Mattia (nome di fantasia), di appena 8 anni, non sarà allontanato dalla madre ed affidato ad una casa famiglia. La Corte di Appello ha infatti sospeso il provvedimento del Tribunale di Napoli ponendo un freno a questa paradossal-surreale vicenda che negli ultimi giorni aveva subito una improvvisa accelerazione. L’autorità giudiziaria, infatti, aveva disposto che Mattia fosse sottratto alla genitrice per essere affidato ad una casa famiglia ma quando gli agenti del commissariato di polizia si recarono presso l’abitazione della genitrice, la madre si era data alla fuga portando con sé il bambino. Un atteggiamento senza dubbio contra legem ma onestamente, e ci scuseranno i lettori se lo diciamo senza filtri, assolutamente comprensibile. Ieri pomeriggio, dopo una serie di appostamenti ed un’attività investigativa abbastanza celere, i poliziotti hanno rintracciato madre e figlio in un’abitazione di alcuni parenti a Lacco Ameno, nella zona 167. Sul posto erano giunti un’ambulanza, l’assistente sociale, i carabinieri oltre agli stessi poliziotti ed anche il sindaco Giacomo Pascale, che ha provato a fare da mediatore in un momento davvero ad altissima tensione. Contattato il Tribunale di Napoli (lo stesso primo cittadino ha cercato di far valere le ragioni della mamma), si era deciso di rinviare ad ieri il provvedimento di allontanamento di Mattia, ma i legali hanno prodotto in tempo utile un’istanza che è stata accolta e che per adesso consente al piccolo di non staccarsi dalla madre. La vicenda ha origine quattro anni fa, quando proprio la donna denunciò l’allora compagno per presunti abusi e violenze sul piccolo: il successivo procedimento penale si chiuse però con l’archiviazione.

L’udienza è stata fissata per il prossimo 25 ottobre e quello sarà uno snodo fondamentale: l’auspicio, infatti, è che si possa arrivare alla revoca della decisione del Tribunale chiudendo così una dolorosa vicenda

Ma andiamo adesso nelle pieghe legali e giurisprudenziali più recenti di questa articolata e complessa storia. Difensori della madre del piccolo Mattia sono gli avvocati Clotilde Di Meglio e Andrea Coffari. Nella giornata di martedì 17 ottobre proprio la Di Meglio aveva presentato ricorso in appello, seguito ieri mattina da un’istanza mirata a far aprire un sub procedimento in grado di pronunciarsi proprio su una sospensione delle decisioni adottate dal Tribunale di Napoli. E qui è accaduto un qualcosa di davvero inusuale, nel senso che il decreto di sospensione è arrivato “inaudita altera parte” ossia prima ancora di sollecitare il contraddittorio. Si tratta di una modalità decisamente rara e poco diffusa, al punto tale che si può parlare di provvedimento davvero straordinario. Ovviamente, in casi del genere, l’udienza viene discussa a breve termine e non a caso è stata fissata per il prossimo 25 ottobre. I legali della mamma di Mattia hanno fatto leva su una serie di motivazioni e circostanze. In primis hanno preso atto del decreto di prelievo del minore sottolineando le modalità con cui il provvedimento era stato posto in attuazione, che parevano palesemente contrarie all’impostazione sancita dalla Cassazione. La Suprema Corte ha infatti sancito e sentenziato che i prelievi forzosi non devono essere in alcun modo eseguito quando non sono presenti condizioni di pericolo per l’incolumità di un minore. In casi del genere, insomma, non sono previste modalità di coercizione fisica e a questo principio si è giunti al termine di una lunga elaborazione della giurisprudenza: non è un caso, infatti, che ormai da tempo non si senta più parlare di bambini strappati con la forza. Nell’istanza preparata, Clotilde Di Meglio ha sfruttato proprio questi principi normativi sottolineando la presenza di forze dell’ordine all’esterno dell’abitazione di Lacco Ameno, che la casa fosse presidiata e soprattutto mostrando carte alla mano (con testimonianze e anche certificazione del pediatra) che il bambino sta bene e non corre rischi. Ma soprattutto che, con lo scenario che andava configurandosi, il rischio di prelievo coatto era qualcosa di assolutamente probabile e nient’affatto aleatorio. 

L’avvocato Clotilde Di Meglio

Come detto ieri in tarda mattinata è stato firmato il provvedimento di sospensione con l’udienza che è stata fissata il prossimo 25 ottobre, data davvero dietro l’angolo. Cosa potrebbe succedere in quell’occasione? La Corte potrebbe sancire l’efficacia esecutiva del provvedimento emesso dal Tribunale di Napoli (ipotesi che in tutta onestà nessuno vuole augurarsi) o anche arrivare alla tanto agognata revoca dello stesso. Fare pronostici o orientarsi è un esercizio davvero complesso: questo genere di reclami, infatti, è stato reso possibile dalla recente riforma Cartabia della giustizia e dunque non esistono chissà quali e quanti precedenti in grado di far capire che aria potrebbe tirare. Nello specifico, non è possibile sapere se questo tipo di impugnazione è applicabile anche ai procedimenti in corso (quello di cui ci stiamo occupando risale al 2020). Insomma, toccherà alla Corte di Appello sciogliere una matassa davvero intricata. Non resta che attendere ed incrociare le dita, ma almeno quello di ieri è stato… nu juorno buono.

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