ARCHIVIOARCHIVIO 3ARCHIVIO 5

Mario Leonessa: «Il rilancio di Ischia passa per il marketing e la qualità del servizio»

Di Francesco Ferrandino Un’altra stagione è volata via; è vero che il turismo ischitano ha fatto registrare segnali di ripresa, e in che misura?

«Direi che la ripresa è quantificabile in un 10%, ma molto è dovuto alla situazione internazionale. Gli italiani in gran parte hanno preferito rimanere nei confini nazionali: la Tunisia, l’Egitto e la Turchia, ma anche la Francia, stanno vivendo momenti delicati che hanno deviato in maniera rilevante i flussi turistici verso le nostre località, che ne hanno beneficiato insieme alla Spagna, ma più che merito nostro si tratta appunto di una favorevole congiuntura complessiva».

 Ci sono nuovi mercati che iniziano ad affezionarsi a Ischia o qualche presenza diversa dal solito è da attribuire soltanto alle congiunture negative dettate dagli eventi in altre realtà?

«Tutto dipende da noi: se sappiamo approfittare dell’occasione che ci è capitata, potremo allora consolidare il brand Ischia su nuovi mercati. Molti di questi turisti, magari giunti qui proprio a causa dei noti eventi internazionali, dovrebbero trovare la giusta accoglienza, fattore indispensabile per fidelizzare gli ospiti. E per accoglienza non parlo solo quella delle strutture alberghiere, ma anche quella di tutti i normali cittadini sotto ogni aspetto. In definitiva sono i turisti che muovono la grandissima parte della nostra economia, e tocca a ciascuno di noi accoglierli adeguatamente. Basterebbe anche solo il rispetto delle semplici regole di convivenza civile: conferire i rifiuti nei luoghi e negli orari prescritti, rispettare il codice della strada. Tutte condizioni facilmente realizzabili, che in paese normale sarebbero tranquillamente rispettate. È nell’interesse di tutti, ma sul senso civico dobbiamo ancora lavorarci».

Si parla di una classe imprenditoriale, come quella ischitana, che non riesce a far fronte più alle continue tasse dettate dall’ente locale, in particolare quelle sulla N.U. sono diventate insostenibili. Cosa c’è di vero, e quante aziende a suo avviso rischiano davvero il default?

Ads

«Questo è effettivamente un problema. Il servizio per ora è dignitoso: forse si potrebbero ridurre certe spese. Ma il vero punto critico è costituito dal fatto che un’abitazione privata paga un euro e cinquanta al metro quadro, mentre gli alberghi pagano 16 euro al metro quadrato, pur se una casa produce molti più rifiuti rispetto a un albergo. Un’ipotesi sarebbe quella di aumentare leggermente le tariffe alle abitazioni private, che sul periodo di un anno non arrecherebbe significativi svantaggi alle famiglie, ma permetterebbe di mantenere in limiti meno assurdi gli importi dovuti dagli alberghi. In precedenza, gli albergatori riuscivano a far fronte alle tasse anche perché la stagione turistica era molto più lunga: si partiva dalla festa di San Giuseppe e si arrivava fino alla metà di novembre, oggi ciò non accade più. Per quanto riguarda le strutture a rischio-chiusura, non saprei proprio dare una valutazione pur approssimativa: non ho elementi o dati su cui basarmi. So che in giro si dice che diverse strutture sono in difficoltà, ma un conto è essere in difficoltà, tutt’altra cosa è fronteggiare il rischio della chiusura. Di sicuro la concorrenza degli appartamenti privati che vendono soggiorni on line, spesso esercitando una concorrenza sleale perché non pagano diverse imposte come facciamo invece noi albergatori: un danno molto rilevante».

Ads

Traffico, vie del mare, abusivismo, caro taxi, quali sono secondo lei le maggiori criticità dell’isola che non si è mai riusciti ad affrontare e risolvere negli ultimi anni?

«Per un turista, già lo sbarco sull’isola diventa economicamente molto problematico, considerando le tariffe anche solo degli aliscafi, che impongono pesanti sovraprezzi pure per un bagaglio a mano. Un’intera famiglia, con l’esborso del tragitto tra andata e ritorno dall’isola, potrebbe già permettersi una giornata di soggiorno sulla Costiera Amalfitana. Giunti a Ischia, ci si scontra con le altrettanto carissime tariffe dei taxi. Se fosse predisposto un tariffario chiaro e semplice, anche i residenti reputerebbero molto più conveniente spostarsi all’interno del loro paese con un taxi, piuttosto che rischiare di dover parcheggiare la propria auto nel caos col pericolo di dover pagare multe salate o quantomeno vari euro di parcheggio. Non c’è discussione: rispetto alla terraferma, qui i prezzi dei tassisti sono esageratamente alti, troppo, con tariffe totalmente diverse da comune a comune. È inammissibile. Per non parlare degli affollamenti sulle zone di sbarco, dove si sfiora spesso la rissa tra gli esercenti per accaparrarsi i clienti in arrivo».

Volendo fare un salto indietro nel tempo, qual è a suo avviso il momento in cui il turismo ad Ischia comincia a perdere colpi, iniziando una discesa verso gli inferi che poi non si è più arrestata? Quale periodo storico lei identifica con l’addio all’epoca cosiddetta d’oro?

«L’anno migliore in assoluto, e credo che molti operatori siano d’accordo, è stato il 2007. L’euro, entrato in vigore qualche anno prima, è stato deleterio per la nostra economia, ma per alcuni anni quest’ultima è riuscita a reggere. Poi si sono cominciati a sentire vari effetti, anche dovuti a eventi di carattere internazionale. Il turismo tedesco è venuto a mancare, anche perché ben poco avevamo fatto per convincerli a tornare, e, complice anche la crisi economica scoppiata nel 2008, c’è stato un progressivo accorciamento della stagione turistica. Negli anni ’80 i visitatori tedeschi a Ischia acquistavano ogni sorta di prodotti, dall’abbigliamento agli accessori, perché costavano meno che in Germania. Oggi è il contrario, perché quegli stessi articoli costano meno in patria: un altro duro colpo all’economia isolana. Inoltre, è un dato di fatto che lo Stato tedesco non ha più finanziato le cure termali, colpendo uno dei settori più rinomati della nostra tradizione turistica. E poi anche noi non abbiamo saputo rinnovare l’immagine del termalismo isolano: scomparsa la precedente generazione di turisti tedeschi che venivano regolarmente a godere delle nostre terme, la nuova generazione considerava ormai l’isola come un luogo per i turisti anziani, e non c’è stato quindi il ricambio. Dei tanti voli turistici che dalla Germania arrivano a Napoli, oggi solo un 20% dei passeggeri arriva a Ischia come turista. Il resto si dirige nella penisola sorrentina, sulla Costiera, oppure nel Cilento. A noi isolani manca totalmente un discorso associazionistico: non siamo sufficientemente uniti per rappresentare adeguatamente la categoria di fronte alle istituzioni territoriali. Ciascuno si affida estemporaneamente al proprio politico locale di riferimento per i propri interessi personali, e questo alla lunga è un atteggiamento sterile che danneggia il settore, compresi tutti i lavoratori dipendenti che vi operano».

Secondo Lei, la rivoluzione del turismo metterà in condizione le piccole strutture, specialmente quelle localizzate lontano dai centri, di dover chiudere inesorabilmente i battenti?

«Non credo. Noi dobbiamo soltanto cercare di offrire la qualità. Abbassare i prezzi come accade a Ischia, alla lunga è negativo. Meglio un minor numero di camere, ma con maggiori servizi, a un prezzo maggiore. Ne guadagna il cliente, che trova finalmente una migliore qualità generale, e ne guadagna ovviamente anche l’albergatore».

Si parla tanto di destagionalizzazione dei flussi turistici, ma in realtà, come Lei stesso ha accennato, l’impressione è che la stagione si accorci sempre più. Non è un paradosso questo?

«Albergatori e politici si limitano alle parole. Anche questi ultimi, cosa fanno di concreto per tradurre in pratica tante belle intenzioni? Oltre a tutto quello di cui abbiamo parlato, direi che si dovrebbe puntare maggiormente sul marketing. Sembra che la promozione turistica finalmente tornerà tra le competenze dello Stato, e non più a livello regionale. È inutile pubblicizzare a livello internazionale la Campania, nel suo insieme. È molto più efficace la promozione delle singole località».

Se lei fosse sindaco del Comune Unico quali iniziative metterebbe subito in cantiere per rilanciare l’isola?

«Interverrei subito sulle criticità dei trasporti, marittimi e terrestri, si veda le altalenanti vicissitudini che stiamo vivendo con l’Eavbus,  poi cercherei di ridurre i costi inutili per favorire maggiori investimenti nella qualità, e infine, come ho già accennato, mi impegnerei sul marketing e la promozione dell’intera isola».

A proposito, tra meno di otto mesi ad Ischia si torna alle urne. Cosa si aspetta dal nuovo sindaco e dalla nuova amministrazione comunale, qualsiasi essa sia?

«Spero che venga eletto chi ha davvero a cuore questo paese e sappia realizzare qualcosa di concreto per migliorare la qualità della vita. Viviamo qui, in posto bellissimo, perché allora non possiamo vedere  realizzata proprio qui la stessa efficienza che vediamo in tanti altri luoghi? Fra l’altro tutti i comuni dell’isola guardano a Ischia: se si realizza qualcosa di buono qui, tutta l’isola potrebbe seguirne l’esempio, con conseguenti vantaggi per i cittadini dei vari comuni».

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Più vecchio
Più recente Più Votato
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex