Mario Leonessa: “Ecco il turismo che vorrei”
Gianluca Castagna | Ischia
– In Italia le isole minori sono centinaia, ma nessuna è densamente popolata come l’isola d’Ischia. L’economia tradizionale in queste isole si è basata per molto tempo sull’agricoltura, la pesca e le attività ad esse collegate. Negli ultimi decenni le attività economiche prevalenti sono diventate quelle collegate al turismo, che ha certamente contribuito allo sviluppo economico del territorio e della comunità isolana, ma prodotto al tempo stesso cambiamenti e pressioni su aree spesso molto fragili dal punto di vista degli equilibri ambientali, mettendo a rischio l’ambiente naturale e mutando anche lo stile di vita dei residenti. Oggi sentiamo spesso parlare di turismo di qualità, sostenibile e responsabile. Nel recente incontro organizzato da Legambiente sull’Amp “Regno di Nettuno”, Giancarlo Carriero, proprietario dell’Albergo della Regina Isabella a Lacco Ameno, lo ha dichiarato senza mezzi termini: bisogna decidere quale direzione prendere. La crisi economica degli ultimi anni ha reso ancora più macroscopiche le contraddizioni di un turismo di massa che non bada alla qualità, spesso si riduce a fulminei “mordi e fuggi” portando con sé molti oneri e pochi vantaggi. Ma esistono davvero due turismi opposti, uno verde, sostenibile, rispettoso della comunità, dell’ambiente, dell’identità dei luoghi, e l’altro, un turismo di massa, “cattivo” o da guardare con diffidenza?
In realtà, una crescita di qualità deve attraversare tutti i segmenti dell’offerta turistica, dagli hotel a cinque stelle fino all’ultimo ostello, provando a mettere nuovamente al centro dell’attenzione la soddisfazione dell’ospite. Qualunque ospite. Perché se la sfida da affrontare (e possibilmente vincere) è quella della qualità, non si tratta di scegliere tra un turismo d’elite contro un turismo di massa, ma di innalzare la qualità di tutta l’offerta turistica dell’isola d’Ischia e dell’intera regione Campania.
Siamo davvero all’altezza di questa sfida? Come conciliare due aspetti che caratterizzano ormai da molti anni la nostra economia turistica? Come potenziare i benefici di un turismo di qualità e contenere gli eccessi di un turismo di massa?
Lo abbiamo chiesto all’imprenditore del turismo Mario Leonessa, direttore generale del gruppo Leohotels, che racchiude alcune strutture alberghiere tra le più note dell’isola d’Ischia.
«Si tratta di due realtà diverse. Ad ogni modo, il turismo è tutto importante, rappresenta una componente essenziale dell’economia e del tessuto sociale della Regione Campania e della provincia di Napoli. Bisogna che i due mondi convivano quanto più armoniosamente possibile, non c’è alternativa. A Ischia sono presenti numerosi alberghi che non possono accedere a un turismo di un certo livello, quindi bisogna trovare un equilibrio tra queste due anime. Tutte le componenti della nostra società devono muoversi in questa direzione, perché le due anime convivono anche altrove, non vedo perché non debba accadere anche qui. Fermo restando che tutti i nostri ospiti, senza distinzione di portafogli, si comportino in maniera civile e rispettosa».
Cosa significa per Lei turismo di qualità?
«Soprattutto servizi di qualità. Perché se noi abbiamo traghetti con cui si effettuano viaggi che sembrano quelli della speranza, trasporti terrestri che non funzionano come dovrebbero, tassisti che si comportano male, bambini in giro che urlano a tutte le ore, l’immondizia che ci assilla, il traffico ormai insostenibile, come possiamo pensare di offrire servizi adeguati a un turismo di qualità? A questo aggiungerei la necessità di affrontare e risolvere i problemi che abbiamo in maniera univoca. Ischia è un’isola, anche se ha sei comuni. Se c’è una problematica a Forio, l’abbiamo automaticamente anche noi a Ischia e viceversa. Le decisioni devono perciò essere unitarie, Comune Unico o no. E’ normale che un turista, muovendosi sul territorio con un taxi, sia costretto una volta a pagare una cifra e al ritorno un’altra?»
Quali provvedimenti delle amministrazioni auspicherebbe nell’immediato?
«La polizia municipale dovrebbe fare uno sforzo per ridare alle aree del nostra comunità quel briciolo di dignità e decoro a cui non vogliamo più rinunciare. Prendiamo l’area “Parco Telese”: tra i vu cumprà sulle spiagge, bambini che giocano a pallone fino a tarda ora fino alle 4 del mattino….quale clientela di qualità vogliamo che venga se non gli diamo niente?»
Quali sono le tre criticità più importanti che gravano sull’isola d’Ischia?
«La prima è data dai trasporti, problematici sia a terra sia via mare. Compresa la categoria dei taxisti, che spesso si comportano come una casta a sé. La maggioranza è composta da professionisti e persone perbene, ma un turista che sceglie di prendere un taxi deve poter avere la tranquillità di conoscere quanto andrà a spendere. Il costo del viaggio non può essere determinato dal taxista a seconda del pollo che trova o da come gli gira per la testa. E’ un atteggiamento disonesto dal quale usciamo tutti perdenti. Mi sono recato a Napoli, recentemente. Ho preso un taxi che mi ha portato da Molo Beverello fino a Via Manzoni, quindi un tratta non proprio breve. Ho pagato solo 11 euri. Lei quanta gente vede, in prossimità dei porti o nei punti più nevralgici dell’isola, che preferisce andare a piedi col trolley pur di non prendere il taxi? Abbassiamo la tariffa di qualche euro e più gente userà questo messo di trasporto. E ancora: è normale che giù al porto debbano stazionare una cinquantina di taxi? Non c’è più spazio per nessuno. Ne basterebbero una ventina, e all’occorrenza si chiamerebbero gli altri, in modo che ci sia spazio per tutti. Le amministrazioni dovrebbero, con un po’ di buona volontà, farsi sentire»
Che fine ha fatto il progetto di dare l’assalto a Ischia Ambiente? Qualche tempo fa vi eravate riuniti per discutere di rilevare la gestione della partecipata.
«Non è successo nulla. Ma il problema della tassazione è diventato per noi insostenibile. Fino a qualche anno fa i bilanci degli alberghi erano largamente in positivo, ci si poteva permettere di subire un prelievo anche importante per garantire, ad esempio, il servizio di N.U. Oggi non è più possibile. L’incidenza di questo prelievo per presenza in un albergo è diventato esagerato. In più è necessario che a pagare per la raccolta dei rifiuti siano davvero tutti».
C’è qualcosa che non funziona nella comunicazione? Esistono delle responsabilità?
«Questa è un’altra questione. A livello di marketing siamo sostanzialmente carenti. Anzi, facciamo ben poco. L’Associazione Albergatori cerca di fare quanto più possibile, ma non basta. Ci vuole un coinvolgimento più ampio, dobbiamo tutti sentirci chiamati in causa, come comunità, per dotarci di tutti quegli strumenti che realizzino una vera campagna promozionale. Ci lamentiamo che non abbiamo più tedeschi. Ma noi, sul mercato tedesco, non investiamo più manco un soldo da molto tempo»
Forse mancano perché non trovano più quello che cercano. O che gli promettiamo.
«Anche. Ma questa è una questione che possiamo recuperare. Ridurre il traffico, migliorare la tranquillità, il rispetto verso di loro. Non vale certo solo per i tedeschi, ma oggi attraversare la strada, anche sulle strisce pedonali è diventata un’avventura, un rischio. Torniamo alla necessità di un’educazione civica per tutti. Se non ci comportiamo in maniera diversa, non possiamo pretendere chissà che cosa»
Siamo oltre la metà della stagione turistica. I dati nazionali parlano di un incoraggiante incremento di + 1,8% di presenze nelle strutture alberghiere rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, con un significativo aumento (+2.5 %) del mercato straniero. Dalla Federalberghi Ischia, tuttavia, non arrivano dati positivi. Il nostro turismo non sembra perciò beneficiare di questa congiuntura favorevole.
«E’ la solita questione. La fetta di clientela italiana è dell’80%, quella straniera del 20%. Per carità, nulla contro il turismo di casa nostra, ma conosciamo la situazione economica in cui si trovano gli italiani, sappiamo bene le problematiche che li assillano e la crisi non fa che ripercuotersi sul nostro turismo. Dovremmo invertire le proporzioni, o quantomeno riequilibrarle, ma non mi pare si faccia granchè in questa direzione»
Valorizzazione dei beni culturali, ambientali, paesaggistici, enogastronomici. E’ un aspetto del turismo di qualità che La convince? Riuscirà a prendere definitivamente piede su un’isola che forse ha puntato su altri aspetti della sua offerta? Qual è la strada giusta per ripartire?
«Su Ischia abbiamo una serie di possibilità straordinarie: percorsi ed escursioni nella natura, itinerari enogastronomici, un ecosistema marino di rara bellezza. Possediamo una ricchezza unica, l’unica cosa è che dobbiamo imparare a trasferirla e promuoverla come si deve. Dobbiamo imparare a venderla bene. Non è questione di rapporto tra turismo d’elite e turismo di massa: vanno bene entrambi, ed entrambi possono godere di questo prezioso patrimonio che abbiamo. Solo che dobbiamo portarlo a conoscenza, anche a noi stessi. Se non comunichiamo adeguatamente tutte le opportunità che l’isola d’Ischia offre, non ci sarà alcuna svolta o cambiamento».