I risultati delle elezioni europee tenutesi lo scorso 26 Maggio, a livello locale, al di là dell’abituale “tutti abbiamo vinto”, hanno certamente riconsegnato alla politica e a Forza Italia il personaggio maggiormente rappresentativo degli ultimi trent’anni, ovvero quel Luigi Muro, già Sindaco per due mandati consecutivi dal 1996 al 2005, assessore provinciale, consigliere regionale e parlamentare, che, in prospettiva della prossima tornata comunale prevista per la primavera del 2020, non starà di certo a “pettinare le bambole”, anche se al, momento, l’approccio sembra abbastanza cauto.
Ovviamente, con un cavallo di razza come Luigi Muro in “campo”, è difficile non affrontare questioni di più ampio respiro che riguardano anche le dinamiche della politica nazione ed in particolare del futuro del partito guidato da Silvio Berlusconi.
“Dopo l’importante turno elettorale e dopo aver tributato agli amici che mi hanno supportato a Procida ed anche in altre realtà il giusto,sentito e affettuoso ringraziamento – scrive in un post Luigi Muro – vorrei offrire al dibattito alcune osservazioni.Ciò anche per venire incontro alle richieste di tanti amici affezionati che vogliono condurre le prossime battaglie in una “casa” accogliente e dalle solide fondamenta.
A Milano è fissato un importante Ufficio di Presidenza e,al netto delle posizioni di facciata, sarà necessario uscire con un messaggio chiaro che io ritengo debba ricomprendere le tre seguenti priorità: 1) Tracciare una chiara linea politica, di alleanze e di programma chiarendo con nettezza non solo la necessità della ricostituzione del centrodestra ma anche della impossibilità’ di allearsi con il PD di Zingaretti; 2) Costituire una nuova e legittimata classe dirigente nazionale che, accanto al presidente Berlusconi oggi impegnato in un importante ruolo internazionale che lui si è già intestato, possa lavorare al rilancio del partito.Si evitino contrapposizioni interne alla struttura che nessuno comprenderebbe; 3) Si scenda, dopo tale necessario chiarimento, sui territori riportando entusiasmo e coinvolgendo dirigenti radicati ma anche scevri dalla malattia del “dirigismo” che uccide i partiti e li fa diventare prigionieri dei signori delle preferenze.
Nella mia esperienza politica al di fuori di Procida ho avuto modo di verificare come il “dirigismo” cioè la sopraffazione dei quadri interni e della struttura sull’apertura alle novità ed alla competizione esterna siano letali per un movimento.Certo l’organizzazione, il rispetto dei ruoli e la capacità di tenere unita la base sono elementi importanti ma non bastano a fare un grande partito.
Per usare un paragone calcistico direi che la somma di tanti buoni giocatori non fa necessariamente una grande squadra.Mi auguro – conclude Luigi Muro – che chi si propone di guidare questo momento lo comprenda e lo faccia comprendere. Speriamo bene”.