Di Restituta Rando
Foto di Claudio Cervera
Lunedì sera, accompagnato dal profumo dei pergolati della suggestiva Villa Gingerò, il pianista e compositore partenopeo Luigi Esposito ha presentato “Portami a vedere il mare”, il suo nuovodisco, pubblicato con l’etichetta indipendente Apogeo Records. A dialogare con il suo pianoforte è stato il batterista e percussionista Emiliano Barrella, in seno alla rassegna musicale Incontri Mediterranei, finemente curata da Michelangelo Calise e promossa dal Comune di Lacco Ameno.
I due musicisti, entrambi eccellenze del panorama musicale italiano, hanno letteralmente ammaliato il pubblico isolano: «Faremo una passeggiata sulla riva del mare – annuncia Esposito, subito dopo l’esecuzione del primo brano– ogni tanto ci fermeremo e io vi racconterò qualcosa, un po’ come facevo col nonno quand’ero piccolo.»
Luigi Esposito ha sfilato via gli abiti della formalità, sedendo al pianoforte con le gambe incrociate e chiacchierando con le persone in sala – «Come state?», chiede prima di riprendere a suonare – narrando vicende ed episodi della propria vita, svelando il racconto dietro molte delle composizioni che formano il disco. Il pubblico lo ha seguito con grande emozione, a guardarsi attorno si incontravano occhi lucidi o rossi, sorrisi caldi che si facevano gratitudine e lo scrosciare di applausi durante i momenti più intensi delle esecuzioni e al termine di tutte le musiche ha inondato l’intera Villa, risuonando anche all’esterno, dove altre persone si erano fermate ad ascoltare.
La magia di “Portami a vedere il mare” ha una formula però tutta nascosta, sottesa a quanto di visibile o narrabile ci sia nella sua musica.
Emiliano Barrella si è fatto risacca, il suono della marea, del vento; le spazzole, le bacchette, i palmi delle sue stesse mani sono stati il vero e proprio motore, la corrente che ha portato avanti, brano dopo brano, il canto chiaroscurale del pianoforte. Gli occhi dei due musicisti si cercavano con grande fiducia, ai colpi di Barrella sulla batteria corrispondeva l’inarcarsi della schiena di Esposito, legati da un trasporto che è andato oltre la performance, oltre il qui e ora. «Io sono un tramite», dice il pianista e compositore, che guarda in alto per lasciar entrare la musica nel corpo e la poggia poi, muovendo lo sguardo, sulle mani di Emiliano. Quest’ultimo, alla domanda su cosa di suo immetta nell’eseguire queste composizioni, asserisce: «Una cosa che mi accompagna da sempre ma che non ho svelato mai» – e lascia così addensarsi l’incanto che emana questo disco.
La scrittura di Luigi Esposito ha affascinato a tal punto il pubblico che nessuno è andato via al termine del concerto. Le persone si sono disposte in fila per acquistare, commosse, una copia dell’album e hanno atteso ancora, all’esterno della Villa, per poter ringraziare l’artista.
Chiamarlo successo sarebbe riduttivo: “Portami a vedere il mare” di Luigi Esposito è stato un dialogo da anima ad anima, che ha lasciato una traccia in ogni spettatore.