Come previsto, si allunga di altre tre settimane la quarantena generale che dall’8 marzo ha fermato l’intero Paese. Con il nuovo Decreto del presidente del Consiglio le misure restrittive sono prorogate al 3 maggio, ma ci sono alcune eccezioni per alcuni negozi e servizi, che potranno riprendere l’attività a partire da oggi martedì 14 aprile: librerie, cartolerie, negozi di vestiti per bambini e neonati, studi professionali, distributori automatici, aziende che producono macchine agricole, aziende che lavorano il legno e quelle che si occupano di silvicoltura. Tuttavia ogni Regione, come di solito sta avvenendo, ha declinato a modo suo tali misure, ed ecco che il presidente della Campania Vincenzo De Luca ha imposto lo stop alle librerie fino al 3 maggio, mentre i negozi di abbigliamento per bambini potranno aprire solo due giorni alla settimana.
C’è chi lamenta l’eccessiva lunghezza temporale delle misure restrittive e spinge per una più prossima e più ampia riapertura delle attività produttive, e chi invece propende per la cautela, necessaria per non vanificare tutto proprio quando la curva dei contagi segna un certo rallentamento. Il sindaco di Casamicciola, Giovan Battista Castagna, non è sorpreso dal provvedimento del Governo: «Era inevitabile, non si poteva fare diversamente. D’altronde, io sono sempre stato del parere che è meglio apprestare subito le misure necessarie, pur dure, che non attendere e perdere tempo prezioso fino a far aumentare le dimensioni del problema a un livello difficilmente controllabile». Anzi, il primo cittadino del comune termale è convinto che le restrizioni adottate dal Governo sarebbero dovute essere ancor più stringenti sin dalle prime fasi dell’emergenza sanitaria: «Meglio stringere i denti e chiudere tutto per un periodo di tempo minore, rispetto a questo lungo e logorante stillicidio di divieti e di distinguo tra attività aperte e altre chiuse, con disposizioni in continuo cambiamento. Teniamo presente che l’evoluzione del contagio avrebbe potuto essere anche molto peggiore. Sotto un certo punto di vista, e parlando sempre in modo del tutto relativo, possiamo dire che ci è andata meglio di quanto temuto, tuttavia alcune deroghe ai divieti mi fanno ritenere troppo blande le misure adottate dal governo, insufficienti per poter spezzare questa catena di contagi, che sebbene per ora limitati, stanno comunque andando avanti. Comprendo bene le necessità primarie, come quella dell’approvvigionamento dei generi alimentari, ma forse sarebbe stato più opportuno prevedere fin da subito un sistema di consegna a domicilio di tali generi: sarebbe stato più funzionale per l’obiettivo di evitare il rischio di contagio che inevitabilmente si corre nell’uscire con frequenza regolare, seppur ridotta». Castagna tiene però a specificare: «Quando ho provato a spiegare questo punto di vista, non intendevo certo dire che sull’isola fosse necessario istituire una “zona rossa”. Io intendevo riferirmi all’intera Italia, nel senso che lo Stato avrebbe dovuto garantire i servizi necessari minimi (farmacie, generi alimentari), ma organizzandoli in maniera più razionale per evitare gli spostamenti che inevitabilmente si stanno comunque verificando attraverso le “maglie” delle misure di restrizione». E aggiunge: «Mi fa ridere amaramente vedere queste polemiche sulla possibilità o meno di fare passeggiate o corse di allenamento: significa che ai ventimila cittadini morti, e alle loro vite terminate così traumaticamente, noi non vogliamo dare alcun significato né trarre alcun insegnamento utile. Non voglio apparire eccessivamente allarmista, ma vediamo che persino negli Stati Uniti i decessi impongono in talune zone addirittura la preparazione di fosse comuni. Anche in Spagna sono finiti in una situazione drammatica. Noi in Campania, forse siamo riusciti a far tesoro dell’esperienza della Lombardia, quindi ci siamo adeguati in tempi ragionevoli, anche se coi mezzi che abbiamo a disposizione. Tuttavia, anche se lentamente, i contagi continuano a crescere anche in Campania: anzi, credo che il numero (3500 positivi) sia anche elevato se lo rapportiamo al gran lavoro delle autorità regionali teso a evitare che la gente uscisse liberamente». Il sindaco di Casamicciola è dubbioso anche sulla data del 3 maggio: «Penso che chi spinge per riaprire tutto a quella data non abbia capito proprio nulla. Per prendere una decisione del genere è necessaria prima un’attenta e dettagliata analisi condotta sul territorio. Senza uno preciso studio di come sta evolvendo il contagio sul territorio, non si può fare alcuna ragionevole previsione: il 3 maggio potrebbe slittare anche di varie settimane».
Da parte sua, il sindaco di Ischia Enzo Ferrandino si appella al buonsenso di ogni cittadino: «Il Dpcm ha esteso i limiti temporali delle misure di distanziamento sociale, ponendo una prospettiva di ripresa seppur graduale delle attività. Permane comunque forte l’esigenza di un serio isolamento sociale da parte di tutta la popolazione italiana e quindi di quella isolana, anche perché adesso stiamo raggiungendo l’apice dei contagi. Certo, è chiaro che lanciando uno sguardo in prospettiva è necessario tratteggiare una strategia graduale di uscita da questo isolamento, che ci permetta di ripartire da un punto di vista economico ma con tutte le cautele possibili, per non re-innescare una fase di contagio massivo tra la cittadinanza. Il nostro sistema sanitario, mi riferisco a quello campano, sebbene si stia dotando delle infrastrutture per affrontare al meglio l’emergenza sanitaria, comunque non potrebbe arginare un’ondata massiva di contagi e di ricoveri come quelle che ci sono state in altre parti del territorio nazionale. La direzione è questa, poi agli inizi di maggio ci si potrà rendere conto, in base alle dinamiche dei contagi, se sarà possibile intraprendere una fase di cauta ripresa. Penso che saranno queste le valutazioni che farà il Governo».