L’isola siamo noi
di Graziano Petrucci
Premessa 1. Viene il dubbio che da qualche tempo abbiamo perso il senso delle cose e di come farle o lasciarle belle. Abbiamo smarrito la bussola che avrebbe potuto indicarci la via per mettere ordine al disordine dilagante e che, date le previsioni, probabilmente vedremo ampliarsi con l’aumento dei flussi turistici già a cominciare dal prossimo anno. Alcuni segnali, per esempio – che bisogna imparare a leggere – già ci sono, tipo l’uso in varie attività di carte di credito clonate, e vanno proprio in questa direzione. Voglio tranquillizzare il lettore e chi si preoccupa ogni volta di investire il proprio tempo sorseggiando questo “caffè”. Non mi metto al pari di chi tende a porre in evidenza solo le storture o soltanto le cose che funzionano, che ci sono chiaramente, sull’isola. Riflettendo, se ci fermiamo a guardare il bicchiere mezzo pieno, cui spesso corrisponde una passività contagiosa, o solo la parte mezza vuota non andiamo da nessuna parte. Perciò prendo spunto da fatti davanti ai quali troppo spesso facciamo spallucce, fatta salva una rara sacca di resistenza che si oppone per avviare una sorta di compensazione alla bruttezza o contrastare la presunzione dilagante. Tra le riflessioni possibili quale conseguenza di questi fatti, c’è quella a causa della quale non riusciamo a guardare la terra che abitiamo e che abbiamo l’obbligo di salvaguardare con gli occhi di chi viene a trovarci. Tanti ci rilevano gli splendori, nascosti ai più, di questo pezzo di terra in mezzo al mare che invece noi, al contrario, continuiamo a degradare e distruggere. Qualche turista talvolta si spinge oltre e lascia “suggerimenti” su ciò che dovremmo correggere, e naturalmente per prassi diffusa non succede niente. Tra chi si lamenta del trasporto pubblico o della condizione delle spiagge o delle fogne a Lacco Ameno, tanto per citare una parte delel cose che dovremmo raddrizzare, di argomenti ne abbiamo. Invece restiamo sordi ai campanelli d’allarme (sui quali, invece, dovremmo impostare una seria pianificazione d’interventi a cominciare dall’interno delle amministrazioni) mentre all’opposto drizziamo le orecchie soltanto se in giro ci sono complimenti che riguardano l’isola e che non di rado producono commenti tipo: “Questa è la mia terra, quanto è bella” oppure “Ischia è il posto più bello del mondo” e via così, mentre il petto con una semplicità disarmante si gonfia arrogante. Accade tutte le volte che da qualche parte ci lanciano una medaglia dandoci la possibilità di scalare la classifica delle mete turistiche e di vacanza facendoci saltare così ai primi posti. Non so se avete notato in questi giorni alcuni fatti di degrado passati in sordina o sui quali preferiamo che ad occuparsene sia qualche altro. La notizia sull’abbandono della spiaggia di cava dell’isola – ancora recintata, pare Guantanámo – oppure il video pubblicato e diffuso sul sito del Corriere della Sera che vede per protagonista una rara specie di idiota alla guida della propria imbarcazione – forse un gommone- mentre fa il suo ingresso a motore acceso tra i bagnanti nella Baia di Sorgeto. Il fatto che non esista – più – di fatto, l’area marina protetta amplifica questi comportamenti e gli idioti. La questione di cava dell’isola, viceversa, si aggiunge – guarda caso siamo di nuovo a Forio – all’abitazione che scaricava reflui domestici in mare senza autorizzazione e individuato dalla guardia costiera il proprietario ha ricevuto circa 12 mila euro di sanzione. Scoperta nell’ambito di un’attività programmata finalizzata al controllo di reati ambientali s’inserisce nella categoria delle deformazioni che non sappiamo più contrastare mentre si fa largo la finzione diffusa che sfiora il melodramma della durata di qualche giorno. Premessa 2. Ciò che colpisce in questo sottobosco di comportamenti autodistruttivi è il gioco al massacro con cui tendiamo a minimizzare e coprire le situazioni verso cui, al contrario, dovremmo reagire con forza. Non basta saperlo e basta. Come non bastano più articoli denuncia o sanzioni e non avranno alcun effetto se la popolazione resta assuefatta a tratti addormentata. Nel frattempo c’è chi è convinto che bisogna smetterla di evidenziare ciò che non va o non funziona – per evitare una specie di pubblicità regresso – mentre altri invece non aspettano altro che passi agosto e l’estate per stare più tranquilli. Nella migliore delle ipotesi potrei dire che soffriamo di un disturbo bipolare ma questa non è la migliore delle ipotesi.
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