L’isola, il covid e i lavoratori stagionali, Pilato: «Hanno pagato un prezzo altissimo»
Il noto sindacalista ischitano si sofferma sulla difficile situazione che, a causa della crisi e della pandemia, hanno vissuto gli impiegati nel comparto turistico. Facendo chiaramente intendere che non sarebbe sostenibile una nuove stagione “monca”
DI MARIA ELETTRA IRACE
E’passato più di un anno dalla pandemia. Quanto hanno pagato in termini pratici i lavoratori il fatto di aver lavorato poco o nulla in questo arco di tempo?
«In generale hanno pagato tutti: hanno pagato i lavoratori annuali, hanno pagato i commercianti ma soprattutto hanno pagato i lavoratori stagionali del comparto turismo perché una stagione già accorciata rispetto al normale l’anno scorso è stata inesistente. Tieni presente che hanno aperto sì il 70 % circa delle strutture ricettive sull’isola d’Ischia ma l’hanno fatto con unità ridotte circa del 30, 40 % e soprattutto con un arco temporale di lavoro sicuramente ridotto che non è andato oltre i quattro mesi. In termini economici questo che vuol dire? Due mesi in meno di lavoro, due mesi in meno di retribuzioni (tredicesima, quattordicesima) e ovviamente due mesi in meno di NASPI. A questo punto tutto era già concluso per i lavoratori a dicembre, da gennaio in poi le casse erano prosciugate».
E’possibile quantificare il numero esatto delle persone rimaste inoccupate e anche quanto denaro in meno ha circolato nell’economia isolana?
«Da nostre ricerche il 30% della normale forza lavoro non è stata occupata e ovviamente parliamo di una stagione ridotta. Il range va intorno al 40, 50 %. Io ti sto parlando ti retribuzioni per le maestranze, ma è evidente anche che guardando dall’altra parte anche per l’imprenditore il danno è stato rilevante».
«Da nostre ricerche il 30% della normale forza lavoro non è stata occupata e ovviamente parliamo di una stagione ridotta. Il range va intorno al 40, 50 %. Io ti sto parlando ti retribuzioni per le maestranze, ma è evidente anche che guardando dall’altra parte anche per l’imprenditore il danno è stato rilevante»
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Quanto ha pesato sulla situazione dei lavoratori il fatto che la NASPI avesse ridotto l’indennità di disoccupazione negli ultimi anni?
«Avessero lavorato sei mesi prendevano tre mesi di NASPI, hanno lavorato quattro mesi prendono due mesi di NASPI, quindi diciamo è un mese perso ma è nell’insieme che bisogna valutare la cosa. Un mese in meno di NASPI, due mesi in meno di retribuzione arriviamo quasi alla metà di quello che era, se non è la metà sarà il 40% comunque in meno».
I bonus distribuiti a destra e a manca hanno ignorato proprio i lavoratori stagionali, perché il governo centrale ha fatto tanta fatica e non è riuscito a cogliere questa problematica?
«Bisogna fare innanzitutto una premessa, nessun governo che è mai esistito si è trovato a gestire una problematica del genere. Anche noi operatori del settore non ci eravamo mai trovati per nostra fortuna in una situazione tale. Quindi anche i primi rimedi che venivano presi miravano a cercare di dare un movimento però sono rimaste fuori tante categorie con i primi decreti perché sono state fatte e non ne sto facendo una colpa da coloro che stanno dietro a una scrivania, non da quelli che stavano in trincea. Se avessero chiesto alle strutture o alle associazioni sindacali, le associazioni di categoria, quali fossero le cose più idonee per categorie del genere sicuramente gli errori non si sarebbero fatti. Però ovviamente con i tempi della burocrazia ecc, l’importante era dare comunque un segnale. Sono rimaste fuori categorie che sono state ritenute sconosciute, i lavoratori stagionali del turismo, i lavoratori dello spettacolo. Diciamo anche che sono arrivati molti bonus quando purtroppo il lavoratore aveva già ripreso questa finta attività lavorativa, dico finta perché il mese di giugno è stato inesistente, si è lavorato dal quindici luglio al quindici settembre praticamente».
I contagi calano e le vaccinazioni aumentano: lecito sperare in una stagione più lunga di quella dello scorso anno o la situazione resterà critica?
«Non possiamo far altro che sperare! Se mi chiedi che cosa ne penso, sarà per me un’altra stagione dura, sicuramente penso non difficile come la scorsa ma stavolta potremmo essere aiutati dal percorso vaccinazione. Mi spiego meglio: le vaccinazioni aumentano, il clima è buono e potremo pensare anche di allungare un po’ la stagione ma tieni presente che operando nel settore rilevo che ci sono aziende che vogliono aprire ma qualsiasi attività prima di giugno non sarà operativa. La domanda però adesso la pongo io a te: andresti in vacanza sapendo che alle dieci devi ritornare in albergo?».
«Per me sarà un’altra stagione dura, non difficile come la scorsa perché il vaccino ci aiuterà. Potremo pensare di allungare un po’ la stagione ma rilevo che ci sono aziende che vogliono aprire ma nessuno sarà operativo prima di giugno»
Per adesso c’è ancora il coprifuoco, forse per evitare troppa “allegria”, ma la sensazione è che con l’inizio della stagione dovrebbe essere revocato.
«L’anno scorso ad esempio in alcune località importanti hanno cercato di salvare il Ferragosto. Io sono contrario al “liberi tutti”, lavoro a Napoli, l’ultima ispezione che ho fatto è stata l’8 marzo del 2020, il giorno dopo ci hanno chiuso. Solo aprile e maggio non sono andato a Napoli, dal 20 maggio sono ritornato a Napoli e ho trovato sempre tanta gente per strada. Quindi quando De Luca, non che io sia un suo sostenitore, dice che i controlli sono stati zero perché se ne sono fregati io ti dico che più che essersene fregati non erano in condizione numerica di poter fare i controlli. Ci voleva l’esercito per riuscire nell’intentoi, punto. L’essere umano è particolare, magari si pensa ma che fa, a me non capita. Pensa anche a quello che è successo a Ischia a Pasqua, senza entrare nel merito dell’operato del mondo ecclesiastico ma si è capito che le riunioni di famiglia hanno creato un casino».
Non è un caso che uno stimato medico come Carmine Barile proprio al nostro giornale abbia dichiarato che i momenti di maggior pericolo sono quelli in cui si è parenti e conoscenti e magari inconsapevolmente si abbassa la guardia. Cosa ne pensa?
«È così, sono stati fatti dei danni importanti ma capisco anche le persone e mi ci metto anche io che posso aver commesso qualche leggerezza, ma davanti a queste cose bisognerebbe essere più freddi. Io nonostante adesso abbia fatto la seconda dose di vaccino in quanto caregiver perché sono assistente di persone con grosse problematiche, nonostante questo quando io vado a Napoli comunque indosso la mascherina senza toglierla mai».
Ischia e il turismo sono pronti a riprendere il cammino o secondo il tuo osservatorio c’è il rischio che sempre più persone siano costretta a lasciare l’isola per cercare stabilità economica o un’occupazione stabile?
«La nostra problematica purtroppo si riflette in tutte le località turistiche. Noi seguiamo problematiche anche su Capri, la costa calabra, la Sicilia e i problemi sono gli stessi. L’unica cosa che ti dico è che il lavoratore non deve perdere la dignità, mi spiego meglio: sto vedendo diverse situazioni in cui anche l’anno scorso ho avuto molte richieste da parte di aziende che chiedevano persone per lavorare. Guarda che è stato difficile collocarli, uno pensa come sia possibile. Lo stipendio medio di una cameriera ai piani è di mille euro. Il reddito di cittadinanza se hai un figlio a carico e devi pagare un fitto molte volte è equivalente a quello. La gente ha preferito prendersi il sussidio dello Stato e non andare a lavorare. Io questo intendevo dicendo che non bisogna perdere la dignità e soprattutto non bisogna uscire dal circolo lavorativo. Questo è vero ma anche il datore di lavoro non deve pensare ok, non c’è lavoro, tu lavori una giornata intera ma io ti pago la metà e questo è un altro rischio che si è paventato pure l’anno scorso».
«La nostra problematica purtroppo si riflette in tutte le località turistiche. Noi seguiamo problematiche anche su Capri, la costa calabra, la Sicilia e i problemi sono gli stessi. L’unica cosa che ti dico è che il lavoratore non deve perdere la dignità, cedendo ad esempio alla tentazione reddito di cittadinanza. E questo, purtroppo, sta accadendo sempre più spesso…»
Sei a diretto contatto con chi lavora: posso chiederti umori, sensazioni e anche emozioni provate in questo periodo confrontandoti con loro?
«Gli umori sono di incertezza totale, si naviga a vista e si spera in tempi migliori su tutto. Ci sono delle categorie che sono morte. Palestre, ristoratori. Un altro problema che per fortuna sulla nostra isola non si sta verificando ma io lo vedo lavorando in terraferma. Tutte queste aziende sono diventate oggetto di attenzione da parte delle organizzazioni malavitose ed è un po’ il rovescio della medaglia, una cosa molto brutta. Io personalmente non penso che si possa fare molto nel breve periodo. Bisogna innanzitutto evitare noi cittadini di fare sciocchezze, evitare di aprire e chiudere. Mia moglie ad esempio era favorevole al rientro a scuola, io ritengo che mandare i ragazzi a scuola per un mese è stato un altro rischio perché non penso che il trauma che ha subito un ragazzo lo puoi sanare in un mese, ormai l’anno era andato, non costava niente attendere. Poi ci metti tutte le altre leggerezze che vengono fatte; noi con un comportamento civile già limitiamo il virus che non ha gambe ma cammina con le nostre gambe, i vaccini ci danno una mano e questo ci può portare a dire speriamo bene. Magari facciamo una stagione in cui lavoriamo in più rispetto all’anno scorso. Ti faccio un’altra domanda: ma i soldi per andare in vacanza ci stanno? Ecco, questo forse è il quesito più significativo…»