DI MATTEO SADOWSKI
Negli ultimi tempi, le restrizioni che sono state imposte dal governo hanno indirettamente messo in risalto un tema molto importante, ossia l’ambiente. Da tantissimi luoghi della penisola e di altri paesi sono arrivate testimonianze tramite foto e video di come la natura si sia riappropriata dei suoi spazi, abbiamo visto strade invase da caprette o da cervi, abbiamo potuto ammirare branchi di delfini nel golfo di Napoli e forse non così spettacolare, ma comunque simbolo, a Forio abbiamo avuto i germani reali che camminavano per strada. Questi sono episodi che purtroppo saranno difficili da vedere visto che adesso che ci siamo nuovamente spostati liberamente la natura dovrà arretrare. Un triste esempio lo abbiamo avuto con il fiume Sarno che durante le settimane di lockdown ha visto abbassarsi il livello di inquinamento, tanto che in alcuni punti si è potuto addirittura vedere l’acqua trasparente, purtroppo con la riapertura delle attività il fiume si è riavvicinato alla sua condizione iniziale, ma per fortuna il ministro dell’ambiente Sergio Costa è intervenuto attivando il NOE dei Carabinieri che ha già individuato i primi responsabili.
Tornando a parlare della fauna selvatica, pochi sanno che la nostra isola è un punto di cruciale importanza per questa categoria di animali, parliamo in questo caso di uccelli migratori, sono infatti migliaia e migliaia gli uccelli che ogni anno la nostra isola ospita concedendo loro un luogo dove riposare in vista del proseguo del lungo viaggio che devono portare a termine dopo essere partiti dalle lontane terre africane. Vorremmo poter scrivere “un luogo sicuro” ma purtroppo a causa di una categoria di criminali definiti bracconieri ciò non è possibile, l’isola infatti è una sorta di “scoglio di salvezza” che i volatili trovano dopo aver attraversato, spesso in una sola traversata, il Mar Mediterraneo, uno “scoglio” che in assenza di questi ultimi individui sarebbe per loro un paradiso, considerando la pressoché nulla presenza di predatori.
Ogni anno, sulla nostra isola giungono volontari che impiegano il proprio tempo libero e i propri fondi per contrastare il grave fenomeno del bracconaggio ottenendo sempre ottimi risultati. Parliamo dei volontari delle associazioni CABS (Committee Against Bird Slaughter) e WWF, che quest’anno purtroppo non sono potuti giungere sulla nostra isola per via delle restrizioni, le stesse restrizioni che avrebbero dovuto impedire ai bracconieri di compiere le proprie attività, così a Ischia come in altre parti d’Italia, ma abbiamo appurato che purtroppo non tutto è andato come sarebbe dovuto. Nelle scorse settimane Ischia si è vista protagonista di un blitz dell’unità SOARDA (Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati in danno degli Animali) dei Carabinieri proprio in tema lotta al bracconaggio, cosa che non può fare altro che piacere, ad eccezione del fatto che qualcuno ci ha riferito di “volontari contro i bracconieri che fanno irruzione e perquisiscono le case”, non rendendosi forse conto che si trattava proprio dei Carabinieri, considerando che le restrizioni hanno impedito ai volontari di raggiungere la nostra isola e oltretutto non si è mai sentito parlare di “perquisizioni” effettuate dai volontari, le cui attività sono di pattuglia e osservazione. In tema lotta al bracconaggio ci siamo sentiti con Andrea Rutigliano, responsabile del CABS per l’Italia, che ha risposto per noi ad alcune domande.
La quarantena ha cambiato e limitato le vite di tutti noi. Ma nel momento in cui lamentiamo della situazione nella quale ci siamo trovati, attraverso testimonianze di centinaia di foto e video vediamo che agli animali selvatici questa situazione non è dispiaciuta per niente.
«Si, senz’altro la quarantena e la conseguente necessità di limitare parte delle nostre libertà, soprattutto quelle legate allo spostamento ci ha portati a una sorta di “scomparsa” dall’ambiente naturale che abbiamo dovuto sostituire con il rinchiuderci nelle nostre case. Questa situazione ha dato alla natura una dimostrazione di come sarebbe il mondo se noi non ci fossimo o quantomeno se fossimo meno numerosi, basta pensare che se anziché spostarsi 60 milioni di persone, se ne spostano soltanto 20 milioni, è come se improvvisamente fossero scomparse ben 40 milioni di persone che con la vita quotidiana, in primis con i loro spostamenti arrecano purtroppo danno all’ambiente. Analizzando le cause di mortalità più comuni per gli animali selvatici troviamo il traffico autostradale, e durante il lockdown, con molte meno macchine che si spostavano, vista la scomparsa dei spostamenti per feste, carattere sociale e comunque motivi non strettamente legati alle attività lavorative si è riscontrato un calo vertiginoso degli investimenti di animali. Ogni giorno vengono investiti anche decine di migliaia di animali tra cui ricci, rane, rospi, serpenti, volpi, tassi, con due mesi e mezzo di riduzione del traffico si è salvata una quantità veramente inimmaginabile di questi animali».
E in questo caso parliamo di una riduzione dei danni che vengono causati involontariamente dall’uomo. Ma i vari decreti impediscono lo svolgimento delle proprie attività anche a chi tali azioni le svolge volontariamente, cioè i cacciatori. I vari decreti hanno indirettamente tutelato anche in questo modo la fauna selvatica.
«Per quanto riguarda la caccia e la quarantena, c’è da ricordare che nel primo decreto anti-contagio del Consiglio dei Ministri, nel codice ATECO, la caccia era inserita proprio nei i primi punti tra le attività produttive, non perché fosse stata messa lì extra, ma perché parlava di agricoltura, foreste, pesca e appunto caccia accorpate in un’unica voce, la caccia è stata successivamente rimossa su richiesta del ministro dell’ambiente Sergio Costa. Malgrado questo abbiamo visto ad esempio la regione Toscana che normalmente autorizza la caccia di selezione anche in primavera e in barba ai provvedimenti presi dal governo centrale ha comunque lasciato tutto com’era. Considerato che comunque in primavera la caccia non si pratica perché chiusa, non ci sarebbe stata nessuna caccia da chiudere che non fosse già chiusa e quindi sotto questo punto di vista nulla è cambiato; bisognerà invece osservare cosa accadrà in autunno, gli esperti prevedono una seconda ondata di contagi proprio in quel periodo. Visto che la caccia, diciamo grossa, parte appunto da settembre nel caso dovessimo fare nuovamente i conti con un lockdown che riguardi anche l’attività venatoria, potremmo parlare di un salvataggio di decine e decine di milioni di animali. Parlando di Ischia invece, sappiamo che l’isola è uno dei luoghi cardine per quanto riguarda le migrazioni dei volatili, un posto dove riposare dopo aver attraversato senza alcuna sosta il mare».
Ogni anno tra aprile e maggio sia voi del CABS che il WWF organizzate campi antibracconaggio per proteggere il quanto più possibile gli uccelli migratori che giungono sulla nostra isola. Per ovvie ragioni fin’ora non sono stati organizzati campi, ma si presume che non ce ne dovrebbe essere bisogno vista la quarantena, o comunque avete ricevuto segnali che qualcuno svolge attività illecite?
«Purtroppo nelle isole, in particolare Ischia, Ponza e Palmarola la quarantena non ha fatto bene agli uccelli, avendo tenuto lontani i volontari che erano il motore della gran parte della vigilanza e avendo tenuto impegnate le forze dell’ordine in altre attività. Queste ultime già non sono particolarmente intraprendenti in materia di lotta al bracconaggio, a parte qualche individuo motivato e isolato, i bracconieri ovviamente ne hanno approfittato. Parlando specificatamente di Ischia, mai come quest’anno abbiamo ricevuto segnalazioni di trappole messe negli orti, partendo dal monte Epomeo fino alla zona di Fiaiano, Barano e Casamicciola. Abbiamo ricevuto segnalazioni dai nostri contatti locali che si sentono spari praticamente ogni giorno, pochi, nel senso uno o due singoli ma con almeno tre o quattro persone che escono per sparare. Sull’isola di Ponza invece hanno sparato praticamente dal giorno di Pasqua, tralasciando quando sono stati presenti i carabinieri forestali. Non c’è però da meravigliarsi se si considera che un bracconiere già da se non rispetta la legge con le proprie attività, quindi non ci si può aspettare che rispettasse le regole imposte dalla quarantena, anzi hanno approfittato della mancanza di vigilanza per praticare il loro divertimento alle spese degli ultimi migratori che ancora sopravvivono al disastro ambientale che stiamo causando.
Attualmente si prevede venga organizzato qualcosa nel prossimo periodo, visto che le restrizioni sono state ormai eliminate?
«La mia associazione si finanzia attraverso donazioni di privati e non riceve assolutamente fondi pubblici, il WWF in parte lo fa, ma la vigilanza volontaria è comunque autofinanziata. Si tratta di cittadini motivati e appassionati al bene, che dedicano il proprio tempo libero e i propri risparmi per offrire un servizio alla comunità. Parliamo di servizio alla comunità in quanto la vigilanza volontaria, è nel campo della lotta al bracconaggio un elemento di enorme valore aggiunto, dai dati sui quali abbiamo lavorato si evince che dal 30 al 40% di tutto ciò che viene fatto in Italia in termini di antibracconaggio nasce dall’iniziativa e dal lavoro dei volontari delle varie associazioni ambientaliste. In primis citerei proprio WWF e CABS, che sono proprio le due associazioni che operano su Ischia. Per quanto riguarda il contributo delle autorità, purtroppo su tematiche molto settoriali come appunto la tutela della fauna selvatica non brillano di intraprendenza, bisogna dire che su un quadro internazionale siamo anche molto avanti, però in assoluto c’è ancora molto da migliorare. E se venisse a mancare questa continua spinta da parte del volontariato assisteremo sicuramente a un un crollo verticale delle denunce e dei sequestri in materia di lotta al bracconaggio. Per quanto riguarda l’organizzazione dei campi stiamo tentando già da mesi di organizzare delle attività e adesso che la situazione è tornata alla normalità in termini di spostamenti vorremmo attrezzarci anche per Ischia. Pur tenendo presente che ormai il fenomeno della migrazione può ritenersi alle spalle».
Con il passare degli anni la consapevolezza ha portato moltissime persone, probabilmente la maggior parte di esse, a schierarsi dalla parte degli animali. Come possono quindi questi cittadini intervenire se testimoni di simili violazioni? Considerando che comunque si può avere la paura di ricevere ripercussioni da parte di questi individui.
«Io direi che la paura di ricevere ripercussioni si vince affrontandola e facendo la cosa giusta, alla fine ci si rende conto che la controparte che in questo caso sono i bracconieri seppur possano minacciare, raramente, se non mai si vede un seguito a queste minacce. Bisognerebbe quindi prendere coraggio e fare appunto la cosa giusta, visto che solo gli onesti cittadini che ci tengono agli animali, in particolare alla fauna selvatica possono reagire per proteggerli. Io come volontario e guardia venatoria, così come centinaia di altri insieme a me ci troviamo in prima linea in questa lotta e ci siamo assunti dei rischi personali, ma credo sia una battaglia che merita di essere combattuta. Il semplice cittadino può dare un enorme contributo senza la necessità che sia un pubblico ufficiale o prenda la licenza di guardia venatoria, basta registrare un video che riprenda il reato (uccisione di animali, posizionamento di trappole o lo sparare) e recarsi dai Carabinieri o dai Carabinieri Forestali e denunciare l’accaduto allegando tale video. Gli ufficiali sono per legge tenuti a dar seguito alla denuncia identificando il responsabile e trasmettendo i dati alla Procura che deciderà come procedere. Un’altra cosa che il cittadino può fare è rimuovere autonomamente le trappoline che vengono piazzate in modo assolutamente illegale, in questo modo viene comunque interrotto il reato e si salvano le vite di uccelli che sarebbero altrimenti destinati a morire. Il fare qualcosa per contrastare simili fenomeni dovrebbe essere un gesto quasi automatico, per fare un esempio, se vediamo qualcuno che per strada picchia il nostro cane non ci interroghiamo su cosa fare, ma usciamo immediatamente per difenderlo, sarebbe magnifico se tutti riuscissero ad estendere questo sentimento di protezione anche verso gli animali selvatici come accade per gli animali da compagnia con i quali abbiamo un vincolo affettivo.
Io ovviamente esorto tutti a vedere le cose in questo modo per fare in modo che nessun reato contro la fauna selvatica resti impunito, abbiamo anche una pagina web (www.komitee.de/it) con un indirizzo e-mail al quale è possibile effettuare le proprie segnalazioni che riportino la precisa posizione geografica dell’accaduto e magari con foto o video allegati, sicuramente non lasceremo che l’accaduto cada nel dimenticatoio e faremo in modo che qualcuno, oppure noi stessi, intervenga».
Per concludere quindi non ci resta che dire che noi e solo noi possiamo essere gli autori del cambiamento in positivo delle cose, basta un po’ di buona volontà e determinazione.