“L’immagine corporea nell’epoca dei selfie”, ieri mattina la conferenza al Polifunzionale
di Isabella Puca
Ischia – Sono stati coinvolti gli studenti delle quinte del liceo statale Ischia alla conferenza organizzata dall’Associazione Artemisia una voce per l’anoressia svoltasi ieri mattina al teatro Polifunzionale. Sul palco il professore Tommaso Ariemma con un interessante contributo dal titolo “L’immagine corporea nell’epoca dei selfie”. La conferenza è stata portata in giro per le scuole d’Italia ed è approdata ieri per la prima volta sull’isola grazie all’impegno del professor Paolo Massa, «ringrazio Tommaso per esserci vicino, grazie a lui abbiamo davvero un grosso contributo in questo nostro lavoro di prevenzione e informazione. D’altronde è un professore di filosofia, una materia che aiuta ad aprire la mente». In primavera verrà inaugurato un laboratorio di fotografia filosofica dal titolo “Fuori di sé” che vedrà i ragazzi impegnati con i loro smartphone a fotografare ciò che accade fuori da loro; il progetto vedrà poi una mostra finale. «La filosofia a scuola non gode di ottima salute; – ha detto ai ragazzi il prof Ariemma – viene ridotta a schemi e perde di bellezza e vivacità. Tuttavia Kant diceva cose interessanti sull’immagine corporea e quindi su come percepiamo il nostro corpo. Sentire noi stessi ci sembra scontato, Cartesio diceva che basta pensare per percepire noi stessi, ma Kant mette in dubbio questa certezza andando a sostenere che per sentire la propria esistenza occorre cercare fuori di sé qualcosa di inamovibile, di permanete. Per sentire me stesso devo agganciarmi a qualcosa rispetto al quale io cambio». L’epoca in cui ci troviamo è quella della giovinezza indeterminata; un tempo il servizio militare o l’esame di maturità andava a porre un limite alla gioventù; oggi si è giovani anche a cinquant’anni. «Siamo in un’epoca in cui la giovinezza é indeterminata perché fuori di noi tutto cambia. Oggi non andiamo più fuori di noi a cercare l’ inamovibile perché la società cambia in continuazione, un esempio? La moda e la tecnologia». Leopardi nell’opera filosofica “Operette Morali” scrive un dialogo tra la morte e la moda dove quest’ultima appare come l’aiutante della prima, «la moda è un acceleratore del cambiamento, non facciamo in tempo ad adeguarci che subito é passata. Leopardi ci dice che la moda lavora contro di noi perché fa svanire le cose utili a lavorare per noi stessi. Stessa cosa fa la tecnologia».Gli schermi dei cellulari, oggi, non sono più quelli di una volta; sono diventati i nostri specchi attraverso i quali teniamo il mondo a distanza. «Oggi – ha continuato Ariemma – crediamo che il nostro corpo debba essere come quelli che vediamo in televisione. Non a caso l’ultima moda è la selfie chirurgia. Le nuove tecnologie schermano la realtà, sono delle barriere che impediscono di vivere le emozioni più insopportabili. Si prendono le distanze dal mondo, si crede di essere se stessi, ma in realtà si mette una barriera». Il discorso del professore Ariemma non va a demonizzare i selfie; c’è in essi un’energia positiva, ma per coglierla c’è bisogno di una educazione digitale. A tal proposito ha presentato ai ragazzi l’esperienza della fotografa Cristina Nunez che ha fatto un lavoro sulla sua immagine corporea lavorando con gli autoscatti. «Il suo lavoro é sull’ autoritratto fondamentale per il processo terapeutico. Il selfie è diverso perché è più controllato e oggi si diventa dipendenti dal controllo, dalle emozioni all’alimentazione. Un selfie può essere gioioso e terapeutico a patto che non diventi un controllo spasmodico della propria immagine e poi del proprio corpo». L’Idea di popolarità che passa, oggi, tra i più giovani è legata all’immagine degli attori che, il più delle volte, hanno un’ossessione per il loro corpo. «Sentiamo la necessità di controllare il nostro corpo o con la chirurgia o con la palestra o con la dieta. Ciò che conta, invece, è riscoprire la potenza della fragilità; non serve alzare gli scudi per non vivere. Oggi sembra che il minimo trauma o insuccesso possa distruggervi e altra moda pericolosa è il ritiro sociale dove sembra che tutto sia più controllabile; in questo modo si entra in uno stato di cattività. Uscite dai vostri schemi, c’è tutto un mondo fuori che non fa paura».