CULTURA & SOCIETA'

L’esordio di Salvatore Ronga nella narrativa con il romanzo “Il mare bianco”.

Presso la Biblioteca Antoniana di Ischia è stato presentato il primo romanzo del noto autore e regista teatrale pubblicato dalla Valentino Editore

Continuano gli eventi alla Biblioteca Antoniana, luogo simbolo per la presentazione di libri. Questa volta vi parliamo del romanzo “Il mare bianco” di Salvatore Ronga che si ispira a vicende familiari lontane nel tempo. La presentazione, tenutasi in una sala gremita di spettatori, è stata moderata da Maria D’Ascia e impreziosita dai sapienti interventi di Anna Di Meglio e Patrizia di Meglio. La lettura di brani scelti, invece, è stata affidata a Marina Ascione e Irene Esindi, con la partecipazione di Lucianna De Falco. Il libro, come è stato detto, parla di eventi che si ricollegano alla storia dell’autore il quale ricostruisce il passato della sua famiglia. In particolare, siamo a Ischia nel 1937.

Dopo mesi di silenzio, Giovanna Sorrentino riceve dal marito emigrato in California una lettera. Immaginandone il contenuto, la donna sceglie di non leggerla e la ripone in un cassetto. Segue una notte insonne in cui il mare bianco delle tante lettere scritte nel corso degli anni agita i pensieri e suscita ricordi, in attesa dell’alba e di una decisione da prendere, rimandata per troppo tempo. Per avere maggiori informazioni sul romanzo in questione abbiamo parlato proprio con Salvatore Ronga, dettosi entusiasta della presentazione alla Biblioteca Antoniana: «Per me essere qui è una grande emozione dal momento che si tratta del mio romanzo d’esordio. Solitamente scrivo i testi per il teatro, mentre questa volta mi sono cimentato nella narrativa vera e propria, quella di ampio respiro. Il titolo del romanzo è ‘Il mare bianco’ e riguarda vicende familiari che si svolgono nella prima metà del Novecento. È una storia romanzata a cui ci tengo molto e che, tra l’altro, ho già portato a teatro. Forse questa è una anomalia visto che non capita quasi mai che il romanzo nasca da un’opera teatrale, solitamente è il contrario. Ad ogni modo, la storia del libro è imperniata sull’emigrazione ischitana e sulla trasformazione di questo fenomeno sociale nel corso degli anni. In particolare, parlo dell’emigrazione dei pescatori che da stagionale diventa stanziale poiché molti di loro si trasferiscono a San Pedro in California e cominciano a richiamare le famiglie. La protagonista del romanzo è Giovanna Sorrentino una donna che, dopo un lungo periodo di silenzio, riceve una lettera dal marito.

Intuendo il contenuto della missiva, decide di non aprirla e di riporla in un cassetto. Da lì scaturisce una notte insonne in cui si affacciano i fantasmi del passato che si portano dietro vecchi ricordi». L’autore del libro ha poi parlato del ruolo di Ischia all’interno del romanzo: «Ischia non è semplicemente lo sfondo in cui avvengono i fatti perché è quasi un personaggio a se stante, anche se viene citata poche volte nella narrazione. L’azione si svolge in due posti ben definiti come il Borgo di Ischia Ponte e la Mandra. Qui i personaggi si muovono con grande disinvoltura trascorrendo le loro giornate in un flusso di pensieri molto interessante. C’è poi ‘l’altro mondo’ che è l’America di cui, in verità, si sa pochissimo e che affascina proprio per l’aurea di mistero che emana». Per la professoressa Patrizia Di Meglio si tratta di un romanzo molto interessante per ripercorrere la storia di Ischia del primo Novecento: «La storia si snoda in un periodo storico che vada dal 1912 al 1937e racconta la storia dei Sorrentino, la famiglia dell’autore e dei Di Leva che sono i suoceri di Giovannina, ovvero la protagonista. È un romanzo delicato che racconta un pezzo della nostra isola e attraverso le vicende di queste due famiglie e di Giovannina è possibile andare a ritroso e ripercorrere la storia di Ischia Ponte ai primi del Novecento, toccando con mano il fenomeno dell’emigrazione che all’epoca era molto sentito sull’isola.

Nel romanzo si parla anche della Prima Guerra Mondiale, evento catastrofico che inevitabilmente ebbe delle conseguenze anche qui. Uno dei personaggi del libro, infatti, morirà a seguito di una grave infezione di spagnola contratta durante il conflitto. È un romanzo che può essere letto a più livelli perché tratta temi molto diversi tra loro, e alcuni di essi sono ancora oggi molto attuali. Non manca poi il tono umoristico con cui l’autore decide di raccontare alcune vicende che gli sembrano divertenti». Ha chiosato e concluso: «Un lettore ischitano che legge questo libro molto probabilmente si rivede nella storia dei personaggi, ripercorrendo con la memoria i luoghi di un tempo ormai passato. Magari può anche calarsi nel contesto dell’epoca poiché il romanzo non parla solo dei singoli, ma di un’intera comunità. Un lettore non ischitano, invece, ha la possibilità di scoprire un’isola totalmente diversa da quella di oggi. Si trova davanti a un’opera raffinata con una prosa assai elegante che consente di apprezzare figure retoriche e altri espedienti utili per rievocare oggetti, odori e memorie». 

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