Gianluca Castagna | Ischia – C’è anche l’ischitano Leonardo Di Costanzo tra gli italiani attesi sulla Croisette per la 70esima edizione del Festival di Cannes, la kermesse cinematografica più prestigiosa al mondo che si terrà in Costa Azzurra dal 17 al 28 maggio.
E’ stato il delegato generale Edouard Waintrop ha svelare ieri, a Parigi, i titoli che saranno proiettati alla Quinzaine des Réalisateurs, la sezione del festival nata all’indomani dell’infuocato ‘68 e dedicata al cinema d’autore più coraggioso e radicale, lontano dai condizionamenti economici o politici che vogliono (spesso ci riescono), addomesticare lo sguardo d’autore.
“L’intrusa”, definito da Waintrop “uno sguardo struggente sul nostro tempo”, è un racconto sul mondo del volontariato, tra coloro che quotidianamente si trovano a contatto diretto col disagio e con quelle fasce della società spesso etichettate come “malvagie”. La storia è ambientata nella periferia napoletana all’interno di un centro di accoglienza, una Masseria a Ponticelli, dove le mamme del quartiere portano i bambini per sottrarli alle logiche mafiose. Il centro è stato aperto anni prima da Giovanna, una settantenne dinamica e combattiva, assieme al marito poi morto. Negli anni, la donna continua a gestirlo con passione, creando intorno a sé una comunità solidale con proprie regole e una forte identità alternativa ai tentacoli della malavita organizzata.
Un giorno, però, in quel luogo arriva l’intrusa del titolo, cioè la moglie di un camorrista, colpevole di un delitto efferato, che per motivi misteriosi decide di andare a nascondersi, insieme ai suoi due bambini, proprio all’interno del centro. La loro presenza provocherà malcontenti e ostilità tra genitori e insegnanti che vivono una quotidianità già problematica.
«’L’Intrusa’ non è un film sulla camorra» ha dichiarato Leonardo Di Costanzo. «E’ un film su chi ci convive, su chi giorno per giorno cerca di rubargli terreno, persone, consenso sociale, senza essere né giudice né poliziotto. Ma è anche una storia su quel difficile equilibrio da trovare tra paura e accoglienza tra tolleranza e fermezza. L’altro, l’estraneo al gruppo, percepito come un pericolo è, mi sembra, un tema dei tempi che viviamo».Scritto insieme a Bruno Oliviero (che aveva collaborato con Di Costanzo in “Odessa” e “Cadenza d’inganno”) e Maurizio Braucci (tra i più bravi sceneggiatori oggi in circolazione), il film torna dunque su temi, luoghi e zone d’ombra già esplorati dal suo autore in un lungo percorso da documentarista e nel suo primo lungometraggio di finzione, “L’intervallo”.
Un racconto sul mondo del volontariato di chi vive e opera in frontiera, eroi della modernità che si sostituiscono ad uno Stato manchevole se non assente, e che sperimentano giorno per giorno strategie di inclusione. Bene e male sono continuamente spostati, le divisioni classiche non tengono, il discrimine è costantemente adeguato.