E scrivendo con Peppe Maisto, mi ha ricordato le nostre usanze, i nostri riti dicendo che gli piaceva associare l’aspetto religioso a quello delle tradizioni per il 3 Febbraio, giorno di San Biagio. Nella mia famiglia abbiamo avuto quattro Biagio, mio nonna Biagio Di Meglio, mio zio Biagio Di Meglio che si chiamava come suo padre, mio cugino Biagio Di Meglio (detto Gino) figlio di Zio Umberto Di Meglio e Biagio Di Meglio figlio di zio Luigi Di Meglio. Questo nome è caro al mio cuore e già la sera prima del 3 si dovevano ordinare nei vari forni della zona i tortanelli da portare a benedire in chiesa a Portosalvo, dove il prete metteva soprattutto ai bambini, l’olio di San Biagio sulla gola, perché lui è protettore anche dei mal di gola. Non si facevano feste con bancarelle o processioni, ma la processione era formata da mamme e genitori con i figli per mano che si avviavano alla chiesa.
All’uscita, mamma divideva un tortanello e ne dava un pezzo a ognuno di noi quattro facendoci dire prima delle preghiere. Alcune chiese distribuivano loro i tortanelli. Nel pomeriggio subito dopo pranzo con mamma andavamo da varie sue amiche a portare il tortanello e ad averne in cambio. Era un rito dolce. Quei pezzi di pane piegati a ciambelle con il buco in mezzo, ci sembravano un regalo prezioso e noi piccoli eravamo buoni buoni mentre mangiavamo ringraziando San Biagio al quale chiedevamo la protezione. Io non so se ancora si fa così perché da anni mi limito a benedire dei tortanelli e a dividerli in famiglia e a fare una preghiera a questo santo a cui mi legano tanti ricordi e credo che come a me a tutte le donne che sono state bambine con me e anche a tanti uomini bambini della mia chiorma fantastica e vascia a marina.