LE STORIE DI SANDRA Per Domenico e Giovanna Lombardi (Saraconi)
Domenico Lombardi era di Barano ed era nato nel 1911, apparteneva alla razza chiamato con il soprannome “A razza U malomm”, (Fgli di Filomena e Antonio Lombardi, ed erano Giovanni, Domenico, Michele, Giuseppe, Emilia e Carolina) e spesso si imbarcava come tanti a quei tempi, e quando non ci riusciva faceva il pescatore. Fu così che conobbe sulla nostra spiaggia Giovanna Ferrandino che sposò nel 1938. Ebbero sei figli, Filomena (detta Mena), Antonio, Salvatore, Silvio, Marisa e Vincenzo. Abitavano nella seconda traversa De Rivaz di fronte al vicolo che porta al mare e dove c’era il forno di “Umbertino e Mangiasuonn”.Che brave persone, tranquille, e io le ricordo perché Vincenzo era amico e lo è ancora di mio fratello Massimo e quindi anche mio, e stavo sempre con loro e anche per questo ho amato giocare a pallone. Erano tempi duri dei quali spesso Giovanna ci raccontava quando andavamo a chiamare Vincenzo per portarlo con noi. Il padre di Giovanna, Salvatore Ferrandino soprannominato Saracone, era uno dei pescatori più anziani e rispettato, e quando Totò venne a Ischia sulla nostra spiaggia per girare un film, sentì spesso dire “Saracò saracò”. Allora un giorno chiese perché e gli spiegarono che era il soprannome di Salvatore. Nel 1950 quando scrisse “Ischia mia” poi diventata “Ischia Paravis e gioventù”, nel ritornello inserì la parola Saracò, Saracò. Quella canzone, cantata nel 1951 da Giacomo Rondinella, aprì le porte al turismo isolano perché parlava in termini entusiastici della nostra isola.
Mimì era piccolino e minuto di statura ma forte nel lavoro, Giovanna era sempre in casa ad accudire i sei figli, e io ogni giorno passavo li intorno e mi piaceva parlare con la mia dolce e bella amica Marisa, perché Mena era già grande e fidanzata ufficialmente con Gigetto Cantone che poi sposò. Marisa come sorella più piccola doveva sempre uscire con loro due e ha fatto la candela (come si usava dire) per anni. Vincenzo essendo il più piccolo, era più protetto e coccolato. Oggi sono tutti sposati e con figli e nipoti amati da Giovanna che morì nel 1994 un anno dopo suo marito Mimi. A Barano mi hanno raccontato che Mimi ogni Domenica andava a messa a San Rocco e metteva I pantaloni buoni, e per non sporcarsi spesso saliva sull’inginocchiatoio o su una sedia in modo che non toccassero a terra. Ecco perché io ho voluto raccontare della gente che ci ha resi sereni, perché provo tenerezza a pensare a quanti sacrifici hanno fatto tutti, senza lamentarsi, pensando sempre al futuro dei figli, e quei pantaloni della Domenica tenuti con cura sono stati un gesto d’amore verso chi li aveva comprati con sacrifici. Grandi Mimi e Giovanna, rinnovati nel nome dai nipoti e io conosco quattro Giovanna Lombardi, di Antonio, di Salvatore, di Silvio, di Vincenzo e tre Domenico Lombardi di Antonio di Silvio e di Vincenzo, uno in meno perché Salvatore ha solo figlie femmine.Ho un dolce ricordo di voi due e mi commuovo pensando a quelle fette di pane e zucchero che Giovanna ci preparava bagnando prima un poco il pane per fare aderire meglio lo zucchero. Ringrazio Marisa Lombardi, Elena Arcamone, e Antonio Lombardi figlio di Giuseppe che vive a Barano.