LE STORIE DI SANDRA La scuola e la generazione anni ‘60
DI SANDRA MALATESTA
Andare alla scuola elementare alla fine degli anni sessanta e agli inizi degli anni settanta, significare fare due cicli. La prima e la seconda elementare chiamate primo ciclo che si concludeva con un esame e poi la terza la quarta e la quinta che si concludeva con un altro esame. Eravamo bambini felici e anche la scuola ci piaceva perché in inverno non avevamo i giochi sulla spiaggia mentre a scuola almeno tre volte la settimana ci portavano in palestra dove c’era il quadro svedese e l’asse per camminarci in equilibrio sopra. Era così bello l’appuntamento alle 8:00 vicino da Scaglione per partire tutti insieme o abbracciati o mano e mano. Chi aveva i capelli lunghi non poteva portarli sciolti perché a quel tempo ogni anno si prendevano i pidocchi e allora avere le trecce strette strette evitava di prenderli. Quelle belle trecce che alla fine avevano dei nastri bellissimi le ricordo con tanto piacere. Per un periodo avevamo i grembiuli neri e i maschi blu, poi invece ci fecero mettere i grembiuli bianchi con il fiocco rosa e in certi periodi tricolore. Le cartelle erano tipo quelle degli avvocati che si mettevano a tracolla oppure erano di cartone rigido con la manica. L’entrate e l’uscita erano come una baraonda. Tutti a correre per prendere il banco buono e l’amica del cuore e, all’uscita correre a cercare gli amici che abitavano vicino a noi per scendere tutti insieme, fermandoci un attimo da Minicucci a comprare una cosa dolce.
Le ore di lezione erano poche si usciva alle 13:00 eppure erano ore piene e si faceva tanto in classe. In prima e in seconda avevamo solo il libro di lettura e due quaderni uno a righi e uno a quadretti e la penna con i pennini perché ai miei tempi fino in terza abbiamo scritto bagnando il pennino nel calamaio dove c’era l’inchiostro. Ogni tre quattro parole dovevamo ribagnare la penna e asciugare le parole con carte assorbente altrimenti erano strillate. Appena entrate in classe aspettavamo sedute la maestra. C’erano classi o solo maschili o solo femminili, non esistevano quelle miste come oggi. La maestra ci salutava e poi dovevamo fare il segno della croce e la preghiera. Poi dovevamo mettere le mani sul banco e lei passava a guardarci le unghie e le orecchie e se erano sporche altre strillate. In terza elementare avevamo due libri quello di lettura e il sussidiario che comprendeva tante materie. Se penso che ad appena 10 anni avevamo fatto già due esami provo tante tenerezza. Eppure ci hanno fatto bene. Abbiamo imparato ad essere sole di fronte a due maestre e a confrontarci.
In quegli anni nascevano delle nuove amicizie ma sempre se si viveva vicino perché non c’erano macchine o motorini e quindi giocavamo vicino casa. Abbiamo imparato a scrivere con una bella grafia perché per tutta le prima si facevano asticelle e cococchi (le O) per giungere a scrivere Ape, barca, dado, edera, ecc E con i numeri si contava fino a cento e si facevano semplici numerazioni. Quindi abbiamo consolidato molto mentre oggi si va veloci e ci sono anche 13 libri piccoli in prima e seconda elementare. Era bella la nostra scuola ci piaceva tanto e anche chi non amava studiare veniva volentieri perché ci volevamo tutti bene.
Io il calamaio proprio non me lo ricordo, e nemmeno tutta la “melassa” descritta nell’articolo.
Il casino però me lo ricordo…si era davvero in tanti, 30 e più per classe, troppi per essere seguiti decentemente, sempre a sgomitare, e forse purtroppo è stato quello a temprarci!
La nostalgia è pericolosa, ma con tutti i difetti che quella scuola poteva avere era sempre meglio di quel cesso che è diventata oggi…