Non è stato facile rimuovere dalle coscienze “politiche” dei comunisti nostrani quei pesantissimi macigni tombali del dopoguerra sotto cui furono seppelliti migliaia di Italiani innocenti, con il solo “torto” di essersi opposti con tutte le proprie forze all’egemonia jugoslava del dittatore Tito e rivendicare orgogliosamente l’appartenenza alla Nazione Italiana nell’ambito delle cosiddette “Terre Irredente”. Colpa degli storici e di alcuni “politici” l’aver minimizzato gli accadimenti di quel periodo cruciale del passaggio dallo stato di guerra alla pacificazione nazionale, non solo, ma l’aver anche fornito scarse informazioni, soprattutto nei testi scolastici, sulla persecuzione degli Istriani, Fiumani e Dalmati, scacciati con la forza dalle nostre terre confinarie della Venezia Giulia o addirittura soppressi nei campi di concentramento Titini e nelle cavità carsiche (“Foibe”) grazie al silenzio indegno di spezzoni del Nuovo Stato Italiano costituito con il Plebiscito del 1946.
Soltanto con i primi “saggi” scritti da storici coraggiosi e con le conseguenti denunce di alcuni familiari delle vittime soppresse a Zara, Pola, Gorizia, Basovizza, Sebenico, Lubiana, Barovnica, Monrupino, Trieste, …è stato possibile ricostruire quel periodo turpe del dopoguerra sfuggito di mano al Comitato di Liberazione Nazionale e agli stessi organi dello Stato tempestivamente ricostituiti. In realtà fu data mano libera alle formazioni partigiane per “saldare i conti” con fascisti, nazisti e collaborazionisti e nello stesso tempo chiudere gli occhi sugli abusi del maresciallo Tito che –senza dare conto a nessuno- aveva prelevato dalla Dalmazia, dall’Istria, da Trieste, da Pola, da Fiume e da altre città della Venezia Giulia migliaia di oppositori italiani del regime comunista jugoslavo per imprigionarli nei campi di concentramento e sopprimerne una buona parte accusandoli sbrigativamente di essere fascisti!
Qualcosa del genere capitò anche in Russia, dove morirono molti italiani innocenti, accusati di “fascismo”, con il beneplacito di Palmiro Togliatti che –guarda caso- si attivò soltanto per il cognato Robotti, salvandolo per un pelo dalla fucilazione! Da una indagine della Commissione Interministeriale della Pubblica Istruzione ordinata dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel 2005 emerse che nei testi scolastici e nelle Enciclopedie più accreditate la crudele vicenda delle “Foibe” era stata completamente ignorata. Un capitolo vergognoso della storia italiana su cui era calato uno spesso sudario di indifferenza, di negazionismo e di interessata “giustificazione”; una rimozione dalle coscienze che lo scrittore Gianpaolo Pansa denuncerà al mondo intero nel famosissimo libro : ”Il sangue dei vinti” edito nel 2003. Ma altri scrittori, giornalisti e scampati agli eccidi vollero indagare a fondo su quei giorni amari del ”massacro delle foibe”; le cavità vertiginose del Carso dove furono precipitati donne, bambini, soldati, miliziani, funzionari pubblici del regime fascista, guardie confinarie, agenti della guardia di finanza e pubblica sicurezza; insomma un altro “olocausto” circoscritto ad oltre undicimila vittime della barbierie umana!
Ricordiamo al riguardo il volume “Foibe” di Raoul Pupo e Roberto Spezzali, “Ma già prima di giugno” di Patrizia Rinaldi, “Il dramma delle foibe” di Giovanna Solari, “Sopravvissuti e dimenticati” di Marco Girardo, “L’esodo” di Arrigo Petacco……Si tratta di testimonianze, documenti, fotografie (anche qualche processo!) riportati da questi autori coraggiosi per mostrare al mondo intero l’infamia delle foibe lasciate passare sotto silenzio da una certa Intellighentia di estrema sinistra che in Italia –negli ultimi cinquant’anni- ha egemonizzato la Cultura, la Politica, la Giustizia, la Scuola, creando i presupposti per una lettura a senso unico della “Realtà Italiana del Dopoguerra”. La prima percezione della immane tragedia delle “foibe” si ebbe nell’autunno del 1945, quando si sparse la voce fra le popolazioni giuliane della scomparsa inspiegabile di intere famiglie, di personaggi molto conosciuti, di militari in servizio nelle località confinarie dell’Adriatico orientale. Le autorità militari anglo-americane autorizzarono le prime esplorazioni nel fondo di alcune voragini carsiche. Vorremmo risparmiare ai Lettori le orribili scene da inferno dantesco che si presentarono per la prima volta agli occhi sgomenti degli improvvisati speleologi e rocciatori che si erano offerti per ispezionare il letto dei canaloni alluvionali, ma la pietà impone una sommaria descrizione della “scena del crimine”. A cataste, malgrado fossero trascorsi due anni dalle prime esecuzioni del 1943, furono rinvenuti i cadaveri decomposti, gli scheletri calcificati, perfino alcune bare contenenti le infelici vittime di tanti carnefici. Con corde e carrucole, i volontari si calarono nelle voragini che venivano volgarmente chiamate “inghiottitoi”, per estrarre i corpi martoriati degli…”infoibati”!
L’altro aspetto della tragedia italiana delle “Terre Irridente” attiene ai 350.000 profughi italiani che fra il 1945 e il 1956 furono costretti a lasciare le loro case occupate dalla Jugoslavia. Furono bollati con il marchio d’infamia di “Fascisti” e sparpagliati come tanti…apolidi lungo lo Stivale, mentre gli autentici fascisti (fra cui Giorgio Almirante, Junio Valerio Borghese Amintore Fanfani, ecc. ecc. -alla faccia della XII Disposizione della Costituzione- si fregiarono del titolo di “Onorevole” del Parlamento Italiano! C’è stato qualche sconsiderato che ha proposto oscenamente di intitolare perfino qualche strada (io direi qualche fognatura!) agli uccisori dei patrioti italiani, mentre se la cavò ancora una volta per il rotto della cuffia quel “principe” Borghese che aveva messo in piedi addirittura un….colpo di stato con un manipolo di guardie forestali! A proposito dei silenzi e del nostro Ricordo, disse bene il Signore:” Se non parlerete voi, parleranno le pietre”.