Le dissertazioni del Coordinatore Regionale dell’ANLS Ferdinando Caredda: «Si smetta di colpevolizzare il reddito di cittadinanza visto che il settore è in agonia da anni per politiche sbagliate»
Abbiamo raccolto le dichiarazioni di Ferdinando Caredda, Coordinatore Regionale dell’ANLS: «Il fenomeno è più complesso di quanto si creda e per capirne le cause è necessario tornare al 2015 quando venne introdotta la Naspi nel quadro del cosiddetto Jobs Act. Da allora il lavoro stagionale non ha più avuto quell’appeal di una volta e molti hanno cercato fortuna altrove, spostandosi in altri settori in cui poter trovare una maggiore continuità o, in molti casi, andando all’estero. Il Covid, poi, è stato il colpo di grazia sferrato al comparto. Anche le tipologie di contratto, spesso poco vantaggiose per i lavoratori, hanno spinto tante persone ad allontanarsi dal classico lavoro stagionale. Con queste premesse poco confortanti si è venuta a formare la crisi che oggi stiamo toccando con mano. E pensare che ci sono stati così tanti campanelli d’allarme…». Il Coordinatore Regionale dell’ANLS ha proseguito nella sua analisi: «Oggi si pensa che la causa di questa stasi sia del reddito di cittadinanza, ma è una polemica inutile per coprire i veri fallimenti della nostra società. Innanzitutto, il reddito è familiare e non personale. Di conseguenza non credo che un padre di famiglia si accontenti di prendere circa 1000 euro al mese perché con quella cifra non si riescono a pagare le utenze e un eventuale affitto. Altro aspetto che vorrei analizzare è la scarsa competitività in cui è sprofondato il lavoro stagionale. Una volta vi era più qualità nei servizi offerti, nel personale che era formato ad hoc per accudire il cliente, mentre oggi vedo molta improvvisazione. Abbiamo fatto scappare altrove la manodopera di una volta anche, e soprattutto, per le condizioni di lavoro che nel corso degli anni sono diventate insostenibili a fronte di stipendi non all’altezza. Ci sono tanti imprenditori onesti che fanno con grande serietà il proprio lavoro, ma ci sono anche quelli spregiudicati che spesso sottopongono ai lavoratori stagionali dei contratti non sempre rispettati e trasparenti». Ferdinando Caredda ha portato a termine il proprio discorso tracciando la rotta: «Io credo che il primo passo da fare sia aumentare i salari dei dipendenti, poi far tornare i grandi professionisti che hanno lasciato la nostra isola attraverso incentivi. Andrebbe fatta anche una nuova tassazione più bassa e assunzioni a costo zero perché la pressione fiscale in Italia è oggettivamente troppo alta. La classe imprenditoriale e quella operaia devono fare sinergia e imporsi presso le istituzioni perché da questa crisi del lavoro stagionale nessuno ha da guadagnarci, anzi».