DI MATTEO SADOWSKI
Negli ultimi decenni il sistema scolastico ha subito molte e notevoli variazioni, sicuramente ha ormai ben poco a che vedere con la scuola raccontata dai nostri nonni o genitori. A chi non è capitato di sentir dire da qualche parente o signore anziano “quando a scuola non mi comportavo bene mi bacchettavano le mani e se mi lamentavo a casa mi davano anche il resto”. Al giorno d’oggi fortunatamente tali metodologie non possono più venir applicate e l’intero sistema di insegnamento ha subito tantissime modifiche positive. Però oggi ci soffermeremo più su un punto di vista per così dire istituzionale, come una volta in sostanza chi non voleva andare a scuola non ci andava e optava per “imparare il mestiere” già in giovane età oppure perché le famiglie non potevano permetterselo oggi l’obbligo di istruzione obbliga i ragazzi a frequentare la scuola e magari chi inizialmente non sembra portato per lo studio poi scopre una passione per un campo di studi e prosegue con l’università e via dicendo.
Se però ci troviamo davanti a un netto miglioramento del sistema scolastico ci sono anche alcuni aspetti che si potrebbero dire negativi, e cioè ciò che segue a ruota il sistema scolastico, ben conosciuto come mondo del lavoro. È dalle elementari che ormai ci sentiamo chiedere sempre “che lavoro vuoi fare da grande”? E come da piccoli rispondiamo nelle più svariate e fantasiose maniere, col passare degli anni quella risposta può diventare meno radiosa e più fredda. Il mercato del lavoro infatti incide pesantemente sulle scelte che si trovano a dover prendere i giovani studenti. Infatti è prassi diffusa che le persone si trovino a dover scegliere un percorso di studi anziché un altro non magari perché gli interessa di più, ma perché gli offre una prospettiva di lavoro più rosea.
Quante volte ci è capitato di sentire battute del tipo “una volta che avrai la laurea troverai sicuramente un posto al McDonald’s”, e spesso gli studenti si sentono influenzati e si porgono le inevitabili domande “Troverò lavoro se vado a scuola qui?” oppure “Se studio in questo indirizzo potrò lavorare nel settore per cui mi prepara?” Si potrebbe dire che chi non rischia non rosica, però in questo caso si gioca con la propria vita e con il proprio futuro quindi tutte le cose vanno prese con le pinze.
Leggendo uno degli ultimi post su Facebook dell’IPS “Vincenzo Telese” di Ischia si legge che la scuola isolana sembra essere, nel campo degli indirizzi professionali, la miglior scelta su una prospettiva lavorativa, leggiamo infatti: “Le graduatorie Eduscopio servono, in genere, per cantare le lodi delle solite scuole. Andando a ben analizzare si scopre che l’Istituto Professionale di Stato Vincenzo Telese è il primo nel raggio di trenta km sia per numero di occupati che per coerenza tra titolo di studio ed occupazione. Forse è tempo di capovolgere le vecchie gerarchie e i luoghi comuni e provare a riflettere seriamente sull’offerta formativa dell’Isola d’Ischia.” Ovviamente non c’è che da essere felici che una scuola isolana si classifichi in vetta tra le migliori scuole di indirizzo professionale e dei servizi nel raggio di 30 km, vanta una percentuale del 53,62% di studenti che hanno lavorato almeno 6 mesi entro due anni dall’ottenimento del diploma e il ben 65,91% di studenti che hanno trovato occupazione in linea con gli insegnamenti appresi nel proprio percorso di studi.
Questo come abbiamo detto per quanto riguarda le scuole degli indirizzi professionali, e cioè dove la maggior parte degli studenti mira a trovare occupazione subito dopo il diploma nel proprio campo.
Consultando il sito Eduscopio abbiamo anche avuto la piacevole notizia che tra gli istituiti dall’indirizzo Tecnico-Economico, nel raggio di 30 km abbiamo sul podio ben due scuole isolane, l’Istituto Enrico Mattei e il Cristofaro Mennella, che occupano rispettivamente 1° e 3° posto, con percentuali più basse del Telese, ma c’è da ricordare che Eduscopio le calcola in base all’occupazione entro due anni, di fatto chi sceglie la carriera universitaria abbassa la percentuale l’indice di occupazione della propria scuola. Potremmo infine concludere dicendo che possiamo essere soddisfatti e restare in attesa di prossime informazioni positive che giungano dalle nostre scuole e magari di vedere prossimamente anche i numeri percentuali crescere ulteriormente.