CULTURA & SOCIETA'

L’ANMI, Serena Stabile e l’inno di Mameli

L’artista, reduce di un'esperienza per il San Gennaro's day a Las Vegas, si è detta onoratissima di avere svolto il ruolo di ambasciatrice della canzone napoletana nella "città più luminosa del mondo"

DI ARIANNA ORLANDO

Si alzava la bandiera della nazione italiana in piazza Antica Reggia presso quelle che l’orologio del bar Ciccio diceva essere le ore dieci. E davanti a un crogiolo variopinto di curiosi, sui sampietrini piatti di fronte all’Anmi, nello spazio che intercorreva tra la storica rappresentanza delle Armi Italiane e l’indefesso flusso del caotico ordine domenicale, si piazzavano i marinai nelle loro divise e gli spettatori nel loro orgoglio di fronte a un cerimoniale antico anni, rinnovabile, ereditato e destinato all’eredità. Si librava leggerissimamente nell’aria dalla sua gola posta come colonna sulle architravi delle clavicole a vista, la voce di Serena Stabile e come un vento, uno Zefiro sereno e insuscettibile allo scorrere delle persone-agli odori dei dolci – al suono delle campane – la voce ci raggiungeva alle valve delle nostre orecchie e poi ci dimenticava per tornarsene al sacro tempio da cui era venuta fuori. Serena Stabile ha intonato la bellezza dell’inno di Italia, un canto “sempreterno” capace di arricchirsi con il tempo di sfumature che nell’orgoglio patriottico accettano le scenografie intente a mutare, gli ideali disposti a rinnovarsi, la cultura ad aprirsi, in un mattino di ottobre terso e caldo. Dopodiché, sempre lei, sempre con la gola e la lingua potente ha cantato “‘A vucchella”, testo di Francesco Paolo Tosti e di Gabriele D’Annunzio, canzone di genitorialità abruzzese entrata di diritto come parte della tradizione canora napoletana. 

Serena Stabile, reduce di un’esperienza per il San Gennaro’s day a Las Vegas, si è detta onoratissima di avere svolto il ruolo di ambasciatrice della canzone napoletana nella “città più luminosa del mondo” e di avere percepito chiaramente i flussi di amorosi sensi che la canzone e la lingua napoletana sono capaci di suscitare non soltanto nel cuore degli italiani all’estero e degli Italo-americani ma anche degli americani stessi. Serena Stabile ha intrapreso la sua missione di veicolare la cultura tradizionale della musica napoletana attraverso la sua voce a quanti si diranno disposti ad ascoltarla e, a questo proposito, ci accenna di stare lavorando a un testo di natura scritta su questi temi a lei cari recante, come titolo, una parola di conio dannunziano. Con toni commossi e mitogati dall’emozione, il Maestro Stabile ha poi misurato con le parole il ruolo di Ischia nella sua vita e, dopo averlo definito “paradiso stupendo”, ha chiarito che un pezzo del suo cuore si è staccato da lei per incastonarsi qui dove ha trascorso con il padre la sua ultima vacanza. Densa di emozione, dunque, la mattina del 7 ottobre 2023: sensibile all’orologio nazionale, duttile alla bellezza, sensibile all’arte.

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