L’ALVEO “LA RITA” ANCORA OTTURATO DALLE MACERIE: COSA SI ASPETTA A LIBERARLO?
Nella notte del 13 febbraio del 2021 presso il vallone la Rita, si verificò il crollo di uno degli storici stabilimenti termali presenti in zona. A seguito del crollo, il comune di Casamicciola Terme rappresentava lo stato di pericolo alla Protezione Civile Regionale, stato di pericolo aggravato dal fatto che detti stabilimenti insistevano anche su un alveo tombato. La Protezione Civile Regionale allertò il Soccorso Alpino e Speleologico della Campania per effettuare un sopralluogo di ispezionare al canale. A causa dell’ostruzione dell’alveo dovuta al crollo, venne dichiarata la sussistenza di pericolo per l’abitato a valle nel Comune di Lacco Ameno, con la concreta possibilità, in caso di allerta meteo, di evacuazione della popolazione e dell’unico presidio sanitario ospedaliero dell’isola d’Ischia, delle case popolari nonché della scuola media. Con la precisazione che nella zona di confluenza dell’alveo vi è anche una centrale di trasformazione dell’Enel. Il giorno 19 febbraio 2021 si tenne presso il Comune di Casamicciola Terme un tavolo tecnico al fine di poter concordare le misure da adottare senza ulteriori indugi. Dalla riunione emerse che era compito della Protezione Civile Regionale rimuovere lo stato di pericolo anche perché è coinvolto non solo il Comune di Casamicciola Terme ma anche quello di Lacco Ameno, per il quale l’Autorità di Bacino nello stesso incontro evidenziava la necessità di attuare un piano di evacuazione in caso di allerta meteo, proprio in conseguenza all’aggravato rischio idrogeologico date dalle macerie nell’alveo. Nel marzo del 2021 con un dettagliato servizio giornalistico correlato dalle autorevoli dichiarazioni di Peppino Conte, l’Ingegnere che con PEC e dichiarazioni pubbliche purtroppo inascoltate dalle istituzioni preposte aveva previsto a Casamicciola la possibilità di una nuova tragica alluvione poi verificatasi il 26 novembre del 2022, denunciammo l’estrema pericolosità dell’alveo “La Rita” a causa dell’otturazione del canalone avvenuta a seguito del crollo dello storico stabilimento termale.
“Il tappo venutosi a creare sul letto dell’alveo – ebbe a dichiarare all’epoca l’Ing. Peppino Conte -, in caso di forti piogge potrebbe causare una catastrofe naturale proprio nella zona in cui, oltre ad un centro abitato popolatissimo, insistono l’Ospedale “Anna Rizzoli”, una centrale elettrica e la scuola media”. Ebbene, a due anni dal crollo delle terme e ad un anno di distanza dall’alluvione costato al Celario la vita a dodici nostri concittadini, l’alveo nella sua parte centrale non è stato ancora liberato dalle macerie. Sono stati effettuati lavori di pulizia di fango e terreno a monte e a valle ma non nella parte in cui le macerie ostruiscono come un tappo il canalone. Da quello che abbiamo letto sulla stampa locale, sembrerebbe che la mancata rimozione dei detriti sia dovuto al fatto che le istituzioni preposte non avrebbero trovato ancora un accordo con i proprietari dello stabilimento. Ma com’è possibile una cosa del genere? Possibile che in un comune terremotato ed alluvionato un potenziale pericolo non viene rimosso perché si attende l’accordo con i privati? Possibile che in Italia paese, di pulcinella e dell’ipocrisia dilagante, dobbiamo assistere a sceneggiate del genere? Ma veramente stiamo scherzando? Qualcuno vuole mettere fine a questa situazione che definire paradossale è un eufemismo? O aspettiamo nuove tragedie tanto alla fine nel Bel Paese difficilmente qualcuno paga per le proprie responsabilità? Ma non è tutto. Alcuni alvei necessitano di essere messi completamente in sicurezza per quanto concerne le pareti laterali che continuano, per questo, a costituire dei pendii a rischio frana. Come ad esempio i pendii in località Cognolo e Tresta. Lungo alcune pareti degli alvei si possono notare delle grosse fessure. Potrebbero anch’esse essere preludio a nuovi potenziali smottamenti? Cosa si aspetta ad intervenire per mettere tutti gli alvei definitivamente in sicurezza in modo tale che possano assolvere appieno al loro compito di smaltimento delle acque piovane senza il pericolo che al loro interno possano verificarsi nuove frane?
Intanto nei giorni scorsi a seguito di un esposto presentato da un cittadino casamicciolese a riguardo di un’abitazione danneggiata dal terremoto, i Vigili del Fuoco hanno ordinato la chiusura di via Tresta. Ci sono, ci chiediamo, altre situazioni del genere a Casamicciola? Ci sono altre strade lungo il cui percorso insistono immobili pericolosi perché danneggiati dal terremoto del 21 agosto 2017 e che non sono stati demoliti o imbracati e quindi messi in sicurezza? Domande, queste, che rivolgiamo pubblicamente alla struttura commissariale e all’amministrazione comunale di Casamicciola guidata dal sindaco Giosi Ferrandino.