Sotto la cenere dell’apparente afosa calma d’agosto, all’ombra della Torre dell’Orologio in Piazza Santa Restituta cova il fuoco. Fuoco amico, a voler essere precisi. Il ventilato ritorno di Domenico De Siano, che sembra deciso a riproporsi come candidato alla poltrona di sindaco già occupata per dieci anni e lasciata nel 2007, sta mettendo in fibrillazione il paese del Fungo. E mentre l’opposizione tramite Carmine Monti fa sapere di essere pronta al dialogo in caso di un’ “ampia convergenza” sulle problematiche da affrontare per il rilancio del paese, è proprio nella maggioranza che si avvertono alcune scosse sotterranee che fanno presagire un autunno altrettanto caldo. Lo stesso Monti su queste colonne ieri ha ribadito che l’atteggiamento del Senatore è il segno evidente di problemi interni alla maggioranza.
Secondo alcuni, un altro indizio non secondario in tal senso sarebbe costituito dalle mancate nomine dei componenti dell’ufficio di staff. Che non si tratti soltanto di scosse “d’assestamento” lo testimonierebbero anche alcune voci che corrono in certi ambienti dei comuni limitrofi, secondo cui si potrebbe addirittura arrivare a un’interruzione della consiliatura lacchese prima ancora della scadenza naturale del prossimo mese di maggio. Il momento più “pericoloso” viene individuato intorno a ottobre, quando il citato “fuoco amico” potrebbe decretare la fine anticipata del mandato per Pascale e i suoi. In sostanza, una sfiducia in consiglio che obbligherebbe a sciogliere il civico consesso. Tuttavia, secondo altri osservatori non converrebbe a nessuno rischiare un commissariamento del Comune con così largo anticipo rispetto alla primavera. Fra l’altro c’è anche l’approvazione del Piano urbanistico comunale ancora in ballo.
Eppure le perplessità serpeggiano: l’operato dell’amministrazione Pascale, per quanto eventualmente opinabile sotto alcuni punti di vista, non sembra comunque sufficiente a giustificare un malcontento tale da generare una “frattura” interna alla maggioranza, tra i consiglieri più vicini al sindaco e i fedelissimi del Senatore. Giacomo Pascale, al di là delle critiche di stampo politico o dei possibili errori commessi, ha comunque dimostrato di avere l’abilità e la fortuna necessarie a schivare diversi ostacoli che fin qui si sono posti sul suo cammino negli oltre quattro anni di sindacatura: un comandante adeguato per l’agile vascello lacchese, alle prese coi postumi del dissesto e gli echi del sisma. Anche l’ipotesi ricorrente, quella della troppa “autonomia” dimostrata da Pascale nei confronti del senatore, non appare sufficiente a spiegare i malumori intermittenti che, pur al momento occultati tra le pareti del Municipio, iniziano a crepare le fondamenta della compagine guidata dal “Barone”. Motivazione insufficiente, perché l’attuale amministrazione ha sempre tenuto in ampia considerazione i desiderata di Domenico De Siano e dei suoi uomini più fidati: d’altronde, se così non fosse stato, difficilmente la maggioranza avrebbe potuto durare e operare così a lungo. Sia come sia, evidentemente per qualche ragione il senatore non si sente più “garantito” dal sindaco, altrimenti non ci sarebbe stata alcuna necessità di scendere nuovamente in campo in prima persona.
Dunque i prossimi mesi saranno vissuti all’insegna di una spada di Damocle, con l’attuale consiglio comunale più che mai alle prese col classico “convitato di pietra”, cioè la presenza invisibile ma concreta del Senatore. Non è possibile prevedere il comportamento di Giacomo Pascale e dei consiglieri a lui vicini, in un contesto simile. Con ogni probabilità, il sindaco cercherà di spegnere i vari “focolai” sotto la cenere per non dare occasione di innescare il “casus belli” che porterebbe a ufficializzare la spaccatura. Parallelamente, sembra irrealistico pensare che il Barone possa cercare sponda nell’attuale opposizione per parare il colpo di eventuali franchi tiratori in maggioranza (come invece è accaduto qualche tempo fa nel consiglio comunale di Ischia): meglio andare a casa, che logorarsi in artificiose trattative che peraltro tradirebbero l’esito delle urne. E lo stesso Carmine Monti non sembra disposto a “inciuci” da usare come salvagente per l’esecutivo Pascale.