Lacco Ameno, il 2019 anno dello “strappo”: e adesso si guarda già alle urne
Il rapporto tra Domenico De Siano e l’ex sindaco Giacomo Pascale si è pian piano logorato fino ad arrivare allo scioglimento del consiglio comunale: e il nuovo anno, adesso, sarà quello della resa dei conti
Il 2019 che volge al termine ha rappresentato uno dei punti di svolta nella recente storia del paese del Fungo. O meglio, un possibile punto di svolta: parliamo pur sempre del Comune in cui il Senatore Domenico De Siano da oltre un ventennio domina sostanzialmente lo scacchiere politico locale. E proprio da tale influenza decisiva si deve partire per leggere il passato prossimo, il presente, e molto probabilmente anche l’immediato futuro di Lacco Ameno.
Già a fine estate 2018 il nostro giornale pubblicò con largo anticipo l’intenzione del senatore De Siano di voler tornare alla guida del Comune, stavolta però da sindaco, come fece già due volte in passato, e non più “soltanto” da deus ex machina abituato a manovrare i fili dall’alto. Un’intenzione che all’epoca venne commentata con annoiate smentite da parte dell’entourage del Senatore, ma che in realtà era ormai già ben radicata all’inizio di quest’anno. Restava da capire quale potesse essere il destino del sindaco in carica, quel Giacomo Pascale che progressivamente si era preso la scena, soprattutto dopo il terremoto che nel 2017 colpì Casamicciola e Lacco Ameno. Una ribalta che secondo alcuni osservatori poteva infastidire il suo mentore, mentre altri assicuravano che il Senatore non avrebbe certo badato a questioni di banale gelosia mediatica. In ogni caso il “barone” era all’apice della popolarità, il condottiero che aveva portato Lacco Ameno fuori dalle secche del dissesto, l’amministratore dal piglio sicuro capace di dialogare col Presidente del Consiglio per promuovere le richieste dell’isola colpita dal terremoto, quando cominciarono a spargersi le voci di un ritorno in campo del senatore De Siano.
Il 2019 è così trascorso costantemente all’insegna di tensioni sempre crescenti tra i consiglieri vicini a Pascale e gli altri componenti dell’allora maggioranza, diretta emanazione del coordinatore regionale di Forza Italia, polarizzando progressivamente una contrapposizione tra il gruppo di fedelissimi al primo cittadino e quello stretto intorno al consigliere Michele De Siano, fratello del senatore e a sua volta imprenditore di spicco. Se nei primi mesi dell’anno si poteva ancora credere a screzi passeggeri, originati da motivi contingenti dell’azione amministrativa, l’estate ha poi dimostrato che tra i due gruppi lo strappo era in pratica già consumato. Si trattava soltanto di capire se l’ormai logoro gruppo di maggioranza avrebbe “tenuto” fino alla primavera. In pieno agosto Domenico De Siano si disse pronto a prestarsi a un progetto di ampio respiro per il bene del paese, a stretto giro Carmine Monti rispondeva di essere disposto a valutare la sua partecipazione a tale progetto. Ed ecco che le “larghe intese” di Piazza Santa Restituta erano già realtà. In mezzo, Pascale e i suoi consiglieri, pur continuando a lavorare sugli obiettivi immediati, non potevano più ignorare i fischi delle pallottole che sibilavano sempre più vicini. La tattica del non abboccare alle provocazioni era appunto una tattica, dunque di breve respiro, che a ottobre si è definitivamente dissolta di fronte alla sfiducia del consiglio che ha posto fine ai quattro anni e quattro mesi dell’amministrazione del Barone.
Dunque, alle prime battute dell’autunno la strategia di Domenico De Siano si è palesata: la lettera aperta di Michele De Siano sui media locali coi motivi che avrebbero spinto i pretoriani del senatore a staccare la spina, aiuta solo in parte a comprenderla, perché di fatto il paese si è ritrovato senza un consiglio proprio alla vigilia di due importanti sfide, la ricostruzione e il piano urbanistico. Con la sfiducia sottoscritta unitamente all’opposizione, il Senatore ha tolto a Pascale la possibilità di arrivare da sindaco in carica alla campagna elettorale, e se non siamo in un Paese sudamericano, dove le elezioni vengono influenzate dall’esecutivo in carica, è pur sempre un handicap non da poco arrivare alle urne dopo sette mesi di silenzio “commissariale”. Tuttavia questo svantaggio non pare aver placato il Barone, che sembra sempre più intenzionato a provare a sfidare De Siano con una propria formazione. Naturalmente per ora nessuno è disposto a sbottonarsi troppo, pena il rischio di “bruciare” i nomi dei candidati, ma pare che Pascale si senta sicuro di poter schierare una lista autonoma già completa. Mancano comunque ancora cinque mesi alle elezioni, e non è escluso che altri fattori intervengano a rendere più articolato il panorama pre-elettorale. O magari a semplificarlo, e a quel punto l’ipotetica “svolta” sarebbe ancora più irrealistica, col paese sempre più saldamente nelle mani del Senatore.