La Marina di Capitello non ci sta. La società rappresentata da Giuseppe Perrella, che gestisce il porto turistico di Lacco Ameno in virtù della concessione quinquennale assegnata in seguito alla procedura di project financing quasi un lustro fa, si è rivolta al Tribunale amministrativo della Campania chiedendo l’annullamento, previa sospensione e concessione di misura cautelare, del provvedimento emesso alcuni giorni fa dal dirigente del settore Lavori Pubblici, con cui il Comune aveva disposto la revoca della concessione in questione, formalmente denominata come “riqualificazione del sistema degli ormeggi per la nautica da diporto mediante la concessione della progettazione, dell’esecuzione e della gestione degli approdi del Comune di Lacco Ameno per cinque anni”.La revoca disposta dal Comune è motivata col mancato pagamento del canone dell’annualità 2019, pari a 170mila euro.
Tuttavia la società a distanza di pochi giorni ha fatto ricorso al Tar affermando che il mancato pagamento non andrebbe ascritto a negligenza della Marina di Capitello Scarl, anzi: la società non avrebbe potuto dare corso al programma economico-finanziario “per fatto riconducibile a comportamento colpevole dell’amministrazione comunale di Lacco Ameno che ha violato i principi di correttezza e buona fede ex articolo 1175 del codice civile nell’adempimento delle obbligazioni poste a suo carico dalla convenzione”. Secondo la società ricorrente, nel periodo compreso tra il 21 novembre 2018 e il 30 maggio 2019, la Marina di Capitello non ha potuto disporre degli specchi acquei e delle aree oggetto dell’affidamento in concessione, perché interessati da provvedimenti interdittivi adottati dall’Ufficio circondariale marittimo di Ischia. L’adozioni di questi provvedimenti – si legge nel ricorso – era conseguenza della necessità, della sola amministrazione concedente, di provvedere all’esecuzione dei lavori di consolidamento della scogliera posta all’esterno del porto. L’esecuzione dei lavori ha avuto un andamento definito come “assolutamente anomalo” e tale da compromettere la possibilità di corretto esercizio della concessione. L’inizio delle opere, secondo la Marina di Capitello, sarebbe stato comunicato alla società senza però specificare l’esatta durata né l’estensione degli specchi acquei interessati. Solo a marzo fu appreso che i lavori del primo lotto dovevano terminare il 24 marzo e quelli del secondo lotto il 24 aprile, ma senza fornire la perimetrazione delle aree interessate. Per di più, secondo il perito della società, le opere del primo lotto erano state eseguite solo al 70%. Secondo Marina di Capitello, questi ritardi avrebbero compromesso “gravemente e irreparabilmente” la stagione turistica 2019, anche perché gli specchi acquei e le aree oggetto dell’affidamento sarebbero state restituite alla società soltanto nei primi giorni di luglio, quando cioè la Società ricorrente era stata già costretta a rifiutare, in relazione alla situazione d’incertezza, sia le prenotazioni relative all’occupazione di posti barca di durata stagionale, che vengono ordinariamente effettuate nella primavera precedente, sia le prenotazioni relative ai cosiddetti “megayachts” che vengono effettuate con larghissimo anticipo, tramite Agenzie internazionali e brokers.
La società rappresentata dal signor Perrella punta il dito anche contro le modalità dei lavori, che anziché via mare furono eseguiti prevalentemente via terra, senza apporre opere difensive dirette a evitare i danni. Danni che furono ingenti in seguito alla mareggiata dello scorso 23 febbraio, per i pontili e le strutture gestite dalla Marina di Capitello. Danni che ammonterebbero a quasi 173mila euro. Tutte le circostanze finora elencate sarebbero state segnalate più volte al Comune, che tuttavia non avrebbe mai risposto, costringendo la società a rifare a proprie spese i lavori di rifacimento dei pontili. Secondo Marina di Capitello, il pregiudizio patrimoniale subìto dalla società per l’impossibilità di esercizio della concessione nella stagione 2019 sarebbe da quantificare addirittura in 300mila euro. Con l’amministrazione silente, la società aveva attivato a luglio la procedura di definizione bonaria della controversia, a cui il Comune rispose richiedendo il pagamento integrale dell’intero canone annuale di 170mila euro, facendo poi seguire nuova richiesta tramite Decreto ingiuntivo. L’esecutività di quest’ultimo è stata tuttavia sospesa dal Tribunale lo scorso 30 luglio. Intanto, il 23 luglio l’amministrazione aveva avviato la procedura preordinata alla revoca dell’affidamento, che si è poi conclusa il 14 agosto con la revoca disposta con provvedimento del dirigente del settore lavori pubblici, proprio in piena stagione turistica.