La storia secolare della Basilica di Santa Maria di Loreto
Una delle chiese più ricche di aneddoti e storie è sicuramente quella di Santa Maria di Loreto che si trova sul corso principale di Forio
Le chiese sono un bene di tutti e l’aspetto più interessante è che al loro interno sono custodite opere di grande importanza che possiamo vedere senza pagare un biglietto. Sulla nostra isola ricopre un ruolo importante la basilica di Santa Maria di Loreto che con la propria mole si staglia sul corso principale di Forio davanti alla Torre Quattrocchi, altra testimonianza straordinaria del comune turrito.
Le origini di questa chiesa sono molto antiche. Secondo la tradizione il nucleo originario della chiesa fu fondato e dedicato a San Nicola da Tolentino nel XIV secolo da alcuni marinai e pescatori provenienti da Ancona che introdussero a Forio il culto della Madonna di Loreto. Questa tradizione potrebbe trovare un fondamento storico perché durante il XIV secolo vi furono contatti tra i popoli dell’Adriatico e quelli del Tirreno per via di scambi commerciali di vario tipo. La stessa Ischia aveva una flotta importante ed è per questo che l’ipotesi della fondazione per mano dei marinai anconetani potrebbe avere anche una valenza storica. Purtroppo non ne abbiamo la conferma perché i documenti precedenti al XIV, e quindi anche quello della fondazione, sono stati distrutti dai pirati che saccheggiavano frequentemente le nostre coste e mettevano a ferro e fuoco i centri principali dell’isola.
Alla fine del XVI secolo, più precisamente al 10 gennaio 1590, risale la bolla del papa Gregorio XIV grazie alla quale venne fondato accanto alla chiesa un ospedale nel quale dovevano essere curati i più bisognosi. La bolla in questione, inoltre, ci dice che la confraternita di Santa Maria di Loreto era mantenuta con il contributo dei pescatori che destinavano una quarta parte del ricavato della pesca alle varie esigenze della chiesa e dell’ospedale. Nel corso del XVI ci furono notevoli ampliamenti dell’edificio, basti pensare che presumibilmente vennero costruite le due navate laterali, il transetto e la cupola. L’opera di ingrandimento continuò durante il XVII secolo con arricchimenti di vario tipo che ne hanno dato l’impronta barocca che ancora oggi possiamo vedere. Ancora nel XVIII ci furono rimaneggiamenti e vennero costruiti nuovi ambienti come il coro e una seconda cupola. L’opera di abbellimento terminò sicuramente prima del 1785 quando la chiesa fu consacrata dal vescovo d’Ischia Sebastiano de Rosa, mentre nel 1831 il re di Napoli Francesco I concesse alla confraternita di potersi fregiare del titolo di Arciconfraternita.
Purtroppo il terremoto del 1883 causò gravi danni alla chiesa; crollò la facciata con i campanili, mentre si ebbero danni ingenti anche al soffitto a cassettoni. I lavori di restauro furono celeri e la chiesa ben presto tornò a svolgere le proprie attività liturgiche. La basilica di Santa Maria di Loreto presenta una facciata imponente incastonata tra due campanili davvero molto particolari nella forma. L’interno dell’edificio, invece, è a pianta a croce latina a tre navate. Il tetto della navata principale è a cassettoni dipinti e dorati e ospita un suggestivo dipinto su tela raffigurante l’Assunta, attribuito a un ignoto pittore del XVII secolo. L’enorme organo, posto su una tribuna sopra l’ingresso principale, è opera di Antonio Menna del 1710. La navata sinistra è probabilmente uno degli ambienti più interessanti della chiesa per le opere custodite. La prima che troviamo è una suggestiva tavola raffigurante il Martirio di San Bartolomeo firmata e datata da Cesare Calise nel 1596.
Purtroppo la tavola è in pessime condizioni di conservazione, ma si può ancora vedere il santo completamente scuoiato dai suoi carnefici. Segue nella campata successiva una seconda tavola firmata da Cesare Calise raffigurante questa volta San Nicola da Tolentino. L’opera, realizzata nel 1607, ma restaurata secondo lo storico D’Ascia nel 1752 da Alfonso di Spigna, ci mostra al centro il santo ritto in piedi con un giglio in mano e un libro, quello delle Regole. Sullo sfondo del dipinto si vede un lido con pescatori che portano a riva una piccola imbarcazione. Ci sono, poi, attorno alla scena principale due scomparti laterali, divisi in quattro riquadri, in cui troviamo raffigurate scene della vita del santo. In basso, invece, abbiamo la predella con altre tre scene. Andando oltre c’è la cappella dell’Immacolata con la statua lignea della Vergine realizzata da Nicola de Mari nel 1734, mentre ai lati del prezioso manufatto vi sono due dipinti di Alfonso Di Spigna. Il primo mette in scena il Riposo dalla fuga in Egitto con l’iconografia classica in cui la Madonna seduta su una roccia si riposa, mentre allatta al seno il figlio. Di Spigna ha la sensibilità di immortalare la scena nel momento in cui San Giuseppe le si avvicina per indicarle qualcosa.
Il secondo dipinto rappresenta, invece, la Nascita della Vergine. La cappella dell’Immacolata presenta ancora un gioiello: il pavimento realizzato probabilmente da un esponente della famiglia Massa, grandi maiolicari della metà del XVIII secolo e attivi soprattutto a Napoli. Alla fine della navata di sinistra c’è la cappella del Rosario con l’organo di Antonio De Rossi del 1762, la statua in legno dipinto della Madonna dello Splendore del XVII secolo e la tavola della Madonna del Rosario del manierista Aniello del Laudello del 1581. Interessante è la realizzazione di quest’ultima opera che presenta nel riquadro centrale la Madonna, seduta in trono, con il Bambino e attorniata da San Domenico e da Santa Rosa. Nei riquadri più piccoli, che circondano quello centrale, sono raffigurate scene con i quindici misteri. Ovviamente l’opera più importante della basilica è l’icona della Madonna di Loreto, custodita nella zona absidale all’interno di un trono. Si tratta di un dipinto su tavola datato 1560, attribuito al pittore manierista Decio Tramontano. Nell’opera vediamo la Madonna al centro della scena con il Bambino. Il manto blu le copre gran parte del corpo, ma si riesce a intravedere un abito rosa di grande eleganza.
Nella parte superiore dell’abito stesso notiamo un delicatissimo velo con un monile che corre tra i seni della Vergine. In alto vi sono due angioletti che planano sulla scena incoronando la Madonna. In basso vediamo raffigurata la Santa Casa di Nazareth che secondo la leggenda sarebbe stata trasportata a Loreto il 10 dicembre 1294 con un volo angelico. Nel dipinto di Decio Tramontano, comunque, si possono apprezzare i colori che un tempo, prima delle puliture e di alcuni danneggiamenti, dovevano essere più raffinati e sgargianti. La navata di destra presenta come prima opera, entrando dal portone principale, una tela che raffigura la Santissima Trinità con i Santi Vincenzo Ferrer e papa Gregorio Magno realizzata da Giuseppe Capuano alla fine del XVIII secolo. Abbiamo poi la tomba di Mons. Giovanni Regine, opera di Amedeo Garufi e realizzata nel 1956. Regine, nato a Forio nel 1856 e morto a Trani nel 1918, fu arcivescovo di Trani e Barletta. Proseguendo vediamo una Madonna con Santi, olio su tavola attribuita al pittore lacchese Alfonso Di Spigna e databile tra il 1740 e il 1760.
L’opera si sviluppa in verticale e vede al centro la Vergine seduta su delle nubi con il Bambino in braccio. Ai suoi piedi vediamo i Santa Restituta e Sant’Aniello. Ai lati dell’opera vediamo due tele raffiguranti San Pietro e San Paolo di Antonio Sarnelli e databili alla fine del XVIII secolo. Continuando per la navata destra arriviamo agli ultimi ambienti della stessa dove possiamo ammirare un Crocifisso ligneo attribuito allo scultore Giuseppe Picano e risalente al 1789. Gesù viene qui raffigurato esanime con il corpo completamente gettato in avanti per il peso. Sono presenti lividure, ferite con il sangue che cade a rivoli e cruento è il particolare dei piedi forati da un unico grande chiodo. È da apprezzare la volontà dello scultore di voler coinvolgere lo spettatore nelle sofferenze vissute da Cristo sulla croce. La scultura del Crocifisso è affiancata da due tele di Antonio Sarnelli della fine del XVIII secolo.
Abbiamo, infine, le tombe del Mons. Luigi Capuano (Forio 1886 – 1966) e del Card. Luigi Lavitrano (Forio 1874 – Castel Gandolfo 1950) e una tavola della metà del XVII secolo che rappresenta l’Annunciazione. Per quanto riguarda la navata centrale, gli stucchi della fine del XVIII sono opera di Domenico Santullo, mentre il rivestimento marmoreo è di Gaspare Lamperti e venne realizzato tra il 1780 e il 1785. Merita un’ultima analisi l’oratorio dell’Assunta, posto accanto alla basilica e documentato fin dalla seconda metà del XVI secolo. Al suo interno possiamo osservare sull’altare la tela con l’Assunta, realizzata da d’Aloisio e risalente al XVIII, mentre lungo la navata sono presenti ovali che mettono in scena episodi della vita di Cristo e che sono stati realizzati da Severino Galante alla fine del XVIII secolo.