La prima comunione e quel film con Aldo Fabrizi
Quello della Prima Comunione è davvero un giorno importante, che chiama a raccolta familiari e amici sia nel momento della celebrazione che in quello del rinfresco o della festa che verrà organizzata. C’è chi si abbandona ad un pranzo luculliano senza badare a spese, magari scegliendo pure il ristorante di maggior grido o la sala di un albergo a 5 stelle e chi invece, non disponendo di molti soldi, si contiene e fa scelte più misurate, soprattutto nel numero degli invitati alla festa. La Prima Comunione è uno dei più importanti momenti per la vita spirituale e religiosa di un credente. Generalmente coinvolge bambini tra i 7 e i 9 anni che hanno intrapreso un cammino spirituale (catechismo) nella parrocchia di appartenenza che porta alla Prima Eucarestia.
Sull’esperienza della prima comunione dei bambini e bambine sono stati scritti romanzi, novelle, lavori teatrali e perfino girati film popolari come quello del duo Alessandro Blasetti e Cesare Zavattini (Regista e Sceneggiatore) del 1950 con Aldo Fabrizi, l’attrice francese Gaby Morlay e la piccola Ludmilla Dudarova. La storia del film è ambientata a Roma e ruota tutta intorno la vestito bianco di Prima Comunione della figlia unica ed amatissima dei coniugi Carloni. Per chi non avesse mai visto il film, la storia raccontata mette in evidenza l’agitazione, l’impazienza, la gioia e l’arrabbiatura, se qualcosa va storto, dei genitori, dei padrini e madrine, sorelle, fratelli, zie e nonni dei bambini festeggiati nell’ambito degli immediati preparativi della festa prima di recarsi in chiesa, proprio come spesso accade nella realtà. Nel film protagonista in assoluto è il vestito di prima comunione della bambina. Leggete la trama: È Pasqua, la figlioletta del signor Carloni proprietario di una pasticceria a Roma, deve fare la prima comunione. Però quando Carlo Carloni si sveglia, l’aibito non è ancora arrivato e allora, Carloni decide di andare lui stesso a cercare la sarta a casa sua per ritirare il vestito, con la sua nuovissima automobile che sa guidare a malapena. Infatti durante il viaggio prima prende una multa, arriva alla casa della sarta e ritira il vestito, ma a questo punto, l’auto si guasta, il ritorno verso casa diventa un’impresa: taxi soffiati sotto il naso, autobus urbani strapieni, liti con tutti. Dopo la più violenta di queste liti, volendo dare una lezione al suo contendente che lo aveva precedentemente apostrofato, si ferma a un’edicola e lascia il vestito ad uno zoppo per poter avere le mani libere, comincia una specie di rissa, al termine della quale, torna all’edicola, lo zoppo è sparito (in realtà lo stava cercando per ridargli il vestito), il gestore non si ricorda di nulla. Cerca di rintracciare lo zoppo, credendo che questi gli abbia rubato il vestito, ma inutilmente. Ritorna a casa dove lo attendono un cliente scontento della sorpresa trovata in un uovo comprato nella sua pasticceria, la figlia disperata e la moglie nervosissima. Cerca di farsi dare senza successo da un vicino l’abito della propria figlia, anch’essa comunicanda, una vicina offre un proprio abito in tessuto del tipo di quello da prima comunione, da adattare. Occorre però tempo, e a Carloni non resta che cercare di convincere il parroco a ritardare un pò la cerimonia, senza troppo successo, tantopiù che il prelato aveva appreso dalla moglie di Carloni, che il Carloni non è credente e che non va mai in chiesa. Quando tutto ormai sembra perduto, arriva lo zoppo, che ha letto l’indirizzo sulla targhetta dell’abito, che tra l’altro Carloni non voleva che la sarta ve la cucisse, per risparmiare tempo, e tutto finisce bene.
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