La naturale lentezza delle nostre lumache di terra e di mare contagiosa come il coronavirus che ci rallenta la …ripresa

Il noto cantante napoletano Renato Carosone ispirato dalle lumache scrisse nell’anno 1956 la celebre canzone “Maruzzella” da cui fu ricavato un popolare film che fu interpretato da una pimpante Marisa Allasio. Le nostre lumache di mare sono i “caclavuozzoli” e gli “scungilli” con guscio lucido e colorato

Le lumache estive che resistono anche al discreto freddo invernale , o se volete le maruzze, come le chiamiamo noi qui ad Ischia, ma anche nel napoletano e giù di lì, è quell’animaletto da giardino, di boschetti e ti terreni coltivati più ampi, che nel suo esclusivo stato esistenziale,ci trasmette quell’esasperante modo di muoverci , in determinate occasioni o per abitudine congenita, che si chiama lentezza. Vanno a pennello specie in questo periodo di Coronavirus dove l’isola e gli isolani stanno affrontando con studiata cautela la ripresa delle attività per il ritorno alla normalità, putroppo con la …lentezza che è, manco a farla apposta, tipica appunto delle lumache.

Ma in generale possiamo dire per altro che vi à una categoria di persone, che in casa, su lavoro (vedi in particolare gli impiegati postali agli sportelli), con gli amici, nel rapporto con la società e nel pensare (come dire lenti di comprendorio), per lo più, sono lenti di natura. In pratica avrebbero preso dalle…lumache. E non crediamo debbano andar fieri, specie oggi, prima dell’emergenza sanitaria ancora in corso, dove il mondo cammina a mille all’ora. Messa pertanto in evidenza la prima prerogativa naturale della lumaca, andiamo ad analizzare le altre, delle quali le lumache, nel bene e nel male, fanno sfoggio. Sono dei gasteropodi terrestri, possiedono quindi polmoni, al contrario delle loro cugine che vivono in mare (le nostre lumache di mare che sono i caclavuozzoli e gli scungilli col guscio lucido e colorato) e nei fiumi.

Esse appartengono a diverse famiglie: dei Limacidi e degli Arionidi, quelle a corpo nudo e allungato, degli Elicidi le chiocciole. La lumaca è un animale dal carattere assai cauto e timido in quanto, si ritira appena sente il primo segnale di pericolo. Quando vengono anche solo sfiorate le antenne, queste si ritraggono istantaneamente. La loro lentezza di cui abbiamo parlato sopra, è calcolata nei movimenti (0,03 mph, corrispondenti a 0,048 km/h od 80 cm al minuto. Si trascinano per il piede ed usano una bava argentea come lubrificante per evitare di ferirsi. Le secrezioni della lumaca servono anche a formare l’epifragma nel momento in cui l’animale si ritira nel suo guscio. Altra caratteristica curiosa dalla lumaca, è legata alla riproduzione. Essa è infatti un’ermafrodita insufficiente, ovvero possiede sia l’apparato maschile che femminile ma per la riproduzione necessita dell’intervento di un suo consimile.

Quindi i due individui durante l’accoppiamento fecondano e rimangono fecondati contemporaneamente La loro presenza è favorita dall’elevata umidità, soprattutto dalle piogge; sono attive di notte, momento in cui causano gravi danni a qualsiasi tipo di coltura, sia orticola, che ornamentale, in quanto si cibano delle foglie di qualsiasi pianta o piccolo arbusto. Sono molto voraci e un attacco di una sola notte può effettivamente distruggere la parte aerea di un’intera piantina; cibandosi soltanto delle foglie e delle parti verdi difficilmente causano la morte delle colture, ma sicuramente portano ad un elevato deperimento della pianta che, se non sufficientemente vigorosa, può morire dopo poco tempo, non riuscendo a sostituire le foglie di cui è stata spogliata. Nei casi di attacchi di lieve entità, comunque le lumache causano un deperimento estetico delle piante, le cui foglie appaiono “mangiucchiate” in più parti.

E’ possibile difendersi dalle lumache anche catturandole, approntando delle trappole costituite da contenitori riempiti di birra, di cui le lumache sono golosissime, gli animaletti entreranno, senza riuscire ad uscire. Possiamo anche procedere alla raccolta manuale delle lumache che, durante il giorno, si riparano dal caldo sotto le pietre del nostro giardino, in questo modo possiamo almeno contenerne il numero. L’altro aspetto delle lumache le fa apparire simpatiche e sopratutte preziose dal punto di vista della loro commestibilità e commercializzazione, sul piano addirittura industriale. Alcuni anni fa sull’’isola vi provò a commercializzare le lumache il proprietario del parco termale Il Castiglione, tra Ischia e Casamicciola, il Barone Bertold Sthorer. Il Barone fu visitato da una ditta toscana raccoglitrice di Lumache per esporre il loro piano di industrializzazione delle lumache di Ischia, che fra giardini, ampi terreni e boschetti, sono sempre abbondanti.

Il piano-Lumache di Ischia proposto dai toscani piacque al Barone Sthorer, che però naufragò alla partenza per accordi economici non soddisfacenti d’ambo le parti. In ogni modo la lumaca o le maruzze quì ad Ischia hanno spesso fatto parlare di sé o per effetto della loro opera distruttiva sul fogliame delle piante da giardino o per il loro buon grado di commestibilità di ieri come di oggi. In passato, prima e dopo l’ultima guerra, le lumache arrivavano sulle nostre tavole in capienti pentole e rappresentavano in molte occasioni, specie quando non c’era di meglio, il piatto principale dell’atteso pranzo del mezzogiorno, caldo, fumante e odoroso. Ci si avventava su di esse con avidità, anche perché erano accompagnate da un sughetto niente male. Oggi nelle nostre case, se ne fa poco uso. Per un periodo, intorno agli anni ’80, addirittura erano precipitate nel dimenticatoio. 25 anni prima, Renato Carosone che amava le lumache, scrisse, ispirandosi ad esse, una canzone che diventò subito popolare. Si chiamava “Maruzzella” da cui fu ricavato un film popolare interpretato a quel tempo da una pimpante Marisa Allasio. Poi il “miracolo”, per le lumache naturalmente. A rilanciarle vi pensò l’ormai collaudato mago della buona e raffinata cucina ischitana, Riccardo D’Ambra, purtroppo recentemente scomparso, e prole, dell’ormai notissimo ristorante “Il Focolare” al Cretaio. In questo locale anche senza il suo fondatore Riccardo avvengono cose strabilianti. Si mangia divinamente. Sulla “carta” trovi specialità all’ischitana cucinate un tempo solo dalle nonne.

La lumaca al sugo cardinale è una di queste, ed è servita sulla base di un programma culinario che ha delle scadenze. La Lumaca è cucinata in un tal giorno e fa parte di un menu promozionale, proprio per il rilancio delle lumache. Una volta all’anno l’indimenticabile Riccardo D’Ambra con la sua troupe professionale tutta familiare, organizzava, e crediamo, chi è rimasto, organizzi ancora la Sagra della Lumaca che richiama al Cretaio , nell’accogliente locale, la sua clientela più affezionata, per rendere così giustizia ad un amabile animaletto, che sia pur viscido e strisciante, allunga le sue antenne in segno di…gradimento. E che dire di quegli ischitani, in vacanza a Parigi, che frequentando una o più volte i noti ed accoglienti ristoranti degli Champs Elysèss, dove hanno vissuto, come i sottoscritti, l’esperienza, poi raccontata, delle escargot, il piatto forte francese? Insomma, le lumache, anche se lentamente, tornano sempre.

Foto Giovan Giuseppe Lubrano

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