La maestria del grande pittore Alfonso Di Spigna
Alfonso Di Spigna, nato a Lacco Ameno nel 1697 e morto nella sua città natale nel 1785, è uno dei pittori isolani più importanti di sempre insieme a Cesare Calise
Una figura storica dell’isola d’Ischia è sicuramente Alfonso Di Spigna, pittore lacchese che si impose sulla scena artistica isolana per la propria bravura nel corso di tutto il XVIII secolo. L’artista, a dire il vero, ebbe modo di farsi notare anche in altre parte d’Italia (soprattutto a Napoli) come vedremo più avanti grazie a svariate fonti e documenti a nostra disposizione che ripercorrono in maniera esaustiva le tappe della sua vita, a differenza del celebre pittore foriano Cesare Calise la cui carriera artistica è ancora ammantata da alcuni interrogativi che riguardano la sua formazione. Alfonso Di Spigna nacque nel 1697 a Lacco Ameno da Dionisio e Lucia Castaldo e alcune delle prime informazioni che abbiamo su di lui sono da ricercarsi nelle “Vite de’ pittori, scultori ed architetti napoletani” dello storico Bernardo De Dominici. Da quest’opera veniamo a sapere che un certo pittore “Spigna” stette per circa sette anni a Genova al seguito di un ignoto cavaliere genovese, per poi tornare a Ischia qualche anno prima del 1735, anno in cui l’artista lacchese cominciò ad avere le prime commissioni nelle chiese foriane tra le quali ricordiamo Santa Maria di Loreto, San Vito, San Michele Arcangelo e l’Arciconfraternita di Visitapoveri. Di conseguenza c’è da ipotizzare che il grande pittore lacchese abbia trascorso parte della sua gioventù lontano da Ischia, a Genova per l’appunto, per poi fare ritorno sull’isola in un secondo momento. Non conosciamo le cause di questo suo ritorno, ma sappiamo che fin da subito seppe dare prova delle sue capacità umane ed artistiche nella società del tempo.
Grazie allo studioso isolano Giuseppe Alparone che ha dedicato a Di Spigna una monografia nel 1968, viene fuori l’immagine di un pittore molto attivo e ricercato, dalla ricca cultura figurativa, benestante e ben inserito nella vita isolana. I primi lavori che il pittore realizza sono da ascriversi a un periodo che si aggira intorno al 1735, subito dopo il suo ritorno. A quella data, infatti, risalgono dei pagamenti documentati nei registri della chiesa di Santa Maria di Loreto e ancora oggi nella seconda cappella della navata di sinistra (meglio nota come cappella dell’Immacolata) di tale edificio possiamo osservare proprio due opere del Di Spigna raffiguranti La nascita della Vergine e Il riposo durante la fuga in Egitto. Tali quadri, però, sono successivi una ventina di anni dai pagamenti prima citati dal momento che risalgono al 1754, come apprendiamo da altri documenti e dalla monografia su Di Spigna scritta da Giuseppe Alparone. Ancora nella Basilica di Santa Maria di Loreto abbiamo una seconda opera che viene attribuita al pittore lacchese, ovvero una meravigliosa Annunciazione che si trova presso l’altare di destra dell’abside e che sarebbe risalente, sempre secondo Alparone, al 1740. Questa collaborazione così stretta con la basilica di Santa Maria di Loreto ci fa supporre che per gran parte della sua vita Di Spigna ha lavorato a servizio di tale comunità ecclesiastica e che ha sempre goduto di grande stima. A Forio il pittore lacchese ha lasciato tantissime altre testimonianze come possiamo osservare nella chiesa di San Michele Arcangelo in località Monterone. Qui abbiamo un’opera che rappresenta una meravigliosa Adorazione dei pastori con la firma in basso a sinistra ALPHON. DESPIG./A.D. MDCCXLVII.
Sono presenti, poi, nello stesso edificio altre due opere, questa volta però solo attribuite al grande pittore lacchese: San Michele abbatte Lucifero e L’Immacolata con santi e donatori. Le tre opere, comparandole con altre tele dello stesso artista e tenendo conto dei suoi spostamenti sull’isola e in terraferma, dovrebbero essere state realizzate in un periodo storico che va dal 1740 al 1760. Anche la basilica di San Vito custodisce una formidabile opera di Di Spigna e anch’essa, così come quella nella chiesa di San Michele Arcangelo, è firmata. Parliamo di una tela raffigurante La Gloria della Vergine con San Vito e Santa Caterina d’Alessandria datata 1745. Le dimensioni di quest’opera (400 x 265 cm) sono notevoli tant’è che rappresenta il quadro più grande dell’isola. In questa sontuosa tela il pittore lacchese introduce una veduta settecentesca di Forio, inserita in basso a sinistra. Sono visibili il Torrione, la cupola della chiesa di San Gaetano, la marina del comune turrito e il nucleo abitativo dove spiccano case e altri edifici della Forio settecentesca. Questo particolare dell’opera è importantissimo perché ci permette di fare una ricostruzione di come poteva apparire il paesaggio foriano dell’epoca. Apprezzabile è anche il lavoro svolto sempre a Forio nella chiesa di San Gaetano dove è possibile vedere la Gloria della Vergine con San Gaetano e San Francesco Saverio e un San Giuseppe della Croce, anche se quest’ultima opera è solo attribuita al maestro lacchese. Nella chiesa di San Michele detta del Purgatorio, invece, si trova nella parete di fondo del presbiterio una tela raffigurante la Madonna delle Grazie con San Giovanni Battista e San Michele Arcangelo attribuita all’artista lacchese. Nel corso della sua carriera Alfonso Di Spigna ha comunque la possibilità di farsi notare anche a Napoli e dintorni con diverse commissioni. Tra il 1740 e il 1741, realizza per la chiesa dell’Ascensione a Chiaia la Rinuncia di Celestino, Agar nel deserto, Abramo davanti agli angeli e quattro pontefici affrescati nei pilastri. Il nome di Di Spigna è però legato indissolubilmente alla chiesa dell’Arciconfraternita di Visitapoveri a Forio dove tra il 1775 e il 1780 realizza ben otto tele (la pala d’altare raffigurante la Madonna della Grazie, una tela della Decollazione del Battista e ben sei ovali che rappresentano scene della vita della Vergine: Annunciazione, Visitazione, Nozze Mistiche, Adorazione dei pastori, Immacolata e Assunzione). Di grande impatto visivo sono i sei ovali che mettono in scena tappe della vita della Vergine.
I dipinti furono eseguiti in due tempi, ovvero tra il 1779 ed il 1780, come risulta dal saldo di pagamento, conservato nell’Archivio dell’Arciconfraternita. Questi ovali straordinari sono disposti lungo le pareti della navata e rappresentano i momenti essenziali della vita della Vergine, dall’Annunciazione all’Assunzione. Grazie allo storico Di Lustro sappiamo, inoltre, che il pittore lacchese risultava iscritto alla congrega di Visitapoveri già dal 1747, ricoprendo in seguito anche cariche importanti come quella di priore. Sta di fatto che la chiesa dell’Arciconfraternita di Visitapoveri è oggi la tappa più importante se ci si vuole affacciare al mondo Alfonso Di Spigna, essendo un vero e proprio scrigno di tesori settecenteschi che ben descrivono la prolificità artistica che caratterizzava Forio, e non solo, in quel periodo storico. Di Spigna fu attivo anche in altri comuni dell’isola. A Barano, ad esempio, troviamo nella chiesa di San Sebastiano un’Annunciazione nella navata di sinistra e L’arcangelo Raffaele con Tobiolo in quella di destra. A Ischia, invece, nella Cattedrale si può ammirare un’opera ritraente San Giuseppe, mentre nella chiesa dello Spirito Santo abbiamo come pala dell’altare maggiore la Pentecoste risalante al 1768. L’edificio religioso ischitano che però annovera più opere di Alfonso Di Spigna è la chiesa di Sant’Antonio. Qui, infatti, troviamo ben tre sue opere: Un San Francesco che riceve le stimmate, una Visione di Sant’Antonio di Padova e un’Estasi di San Giuseppe da Copertino.
Sono tra le ultime opere del grande artista (risalenti al quinquennio 1775-1780) e risentono di un certo compiacimento di maniera. A questo trittico, poi, si può aggiungere una quarta opera attribuita al nostro pittore, ovvero una bellissima Immacolata posta sul primo altare lungo la navata sinistra. Anche Lacco Ameno conta alcune opere del suo grande artista. Nella storica chiesa di Santa Restituta, infatti, è possibile osservare una tela attribuita ad Alfonso Di Spigna, databile intorno al 1745 che raffigura la Gloria della Trinità. Il dipinto è attribuito al pittore lacchese per analogie con altre opere documentate, come la figura del Padre nella tela della Gloria della Vergine con San Vito e Santa Caterina d’Alessandria presente nell’abside della basilica di San Vito, del 1745. Anche nella chiesa dell’Annunziata sempre a Lacco Ameno troviamo una testimonianza del grande pittore. È di Alfonso Di Spigna, infatti, un affresco, raffigurante il Battesimo di Gesù, oggi molto deperito. Per concludere, abbiamo nella chiesa dell’Assunta un’altra sua opera ed è curioso notare che il grande artista lacchese venne sepolto proprio in questo edificio religioso subito dopo la sua morte avvenuta nel 1785, quando il pittore aveva ben 88 anni. Passando alla cifra stilistica presente nei vari quadri, possiamo dire che Di Spigna è stato indubbiamente influenzato da artisti formidabili come Francesco Solimena e Francesco De Mura che nella Napoli del ‘700 erano i pittori più acclamati e ricercati per le novità in campo artistico. La pittura di Alfonso Di Spigna, in definitiva, si caratterizza per un cromatismo acceso, ma soprattutto per un’attenzione alla linea, alle forme rotondeggianti dei volti e per un plasticismo dei corpi che lo riportano a un classicismo di grande potenza espressiva. Questi stilemi e moduli compositivi ben precisi ci hanno permesso di risolvere il problema dell’assenza di firma in molte tele che rientrano nella maggior parte dei casi in una produzione locale di ambito devozionale. Solo nella parte finale della sua carriera artistica, in particolare il decennio 1770-1780, c’è un manierismo che lo escludono dalle novità in campo pittorico di fine XVIII secolo. Abbiamo così un cromatismo terroso, quasi da pastello, con una dominanza dei toni rosei. Alfonso Di Spigna, in definitiva, è stato un artista estremamente prolifico che ha goduto in vita di un ottimo successo sull’isola, come dimostrano tutte le opere presenti nelle varie chiese isolane. Anche a Napoli, come abbiamo visto, non si è risparmiato, ma, a onor del vero, la sua dimensione si lega principalmente a una produzione locale che lo inserisce di diritto nel Pantheon dei più grandi artisti dell’isola d’Ischia.