di Giuseppe Mazzella
Quello che segue questo preambolo è un articolo che scrissi nel gennaio del 2014. Oltre cinque anni fa. Lo ripropongo sia per il ricordo sempre vivo del prof. Edoardo Malagoli sia per constatare l’ estrema lentezza ( ma è un eufemismo!) per l’ attuazione di una “ nuova politica economica, finanziaria e urbanistica per l’ isola d’ Ischia”. Neanche la tragedia del terremoto del 21 agosto 2017 che ha messo in ginocchio soprattutto Casamicciola, che era comunque l’area industriale in crisi dell’ isola, ha imposto una politica di pianificazione territoriale e di programmazione economica. Anzi continuano gli interventi pubblici a pioggia con scelte monocratiche dei sindaci-podestà senza alcun coinvolgimento dei Consigli Comunali e di quello che resta dei “ partiti liquidi” ( figuriamoci della “ società civile”!) ; si rende “ ordinario” ciò che invece doveva essere “ straordinario” cioè il “ Contributo di Autonoma Sistemazione” CAS per 2405 sfollati con 1254 ordinanze di sgombero per edifici nella sola Casamicciola ed il Commissario alla Ricostruzione, Carlo Schilardi, farà di questa gestione la sua attività principale perché l’ “ emergenza” supera tutte le altre necessità e perché non si può attuare una “ Ricostruzione” senza “ Pianificazione”. I “ danni lievi” ed i “ danni pesanti” sono due facce di una stessa moneta. Per i “ danni pubblici” ( scuole, municipio,chiese,beni culturali) siano ancora alle “ prove di vulnerabilità” mentre strade, vie, piazze, siamo ai “ danni puntellati” con pali di legno e ferro.
Nei suoi 4 numeri del 2019 l’agenzia e la rivista IL CONTINENTE ha cercato di rilanciare l’adozione e la realizzazione della Pianificazione Territoriale senza la quale qualsiasi “ Programmazione” non può essere attuata con buona pace del “ Piano Strategico” annunciato dal sindaco metropolitano, Luigi de Magistris.
I contributi dei 4 numeri de IL CONTINENTE proposti da importanti Autori non possono trovare attuazione senza un PIANO DI ASSETTO TERRITORIALE DELL’ISOLA D’ISCHIA che razionalizzi lo sviluppo di tutta l’ isola d’ Ischia vista “ dall’ alto dell’ Epomeo” come la voleva Vincenzo Telese già nel 1946 pur nella diversità delle opinioni sulla necessità della Fusione in uno solo ma comunque sostanzialmente Uniti nelle stesse possibilità di sviluppo e negli stessi servizi al Cittadino. Poiché si avvicina la data del 31 dicembre 2019 – termine indicato dalla Regione Campania – affinchè ogni Comune si doti di un “ Piano Urbanistico Comunale”secondo la delibera regionale del 26 marzo 2019 ( IL CONTINENTE n.”2/19 dal titolo di copertina “ La Pianificazione Negata, Tubi, se questo è costruire) e non essendoci stata fino ad oggi nessuna concreta azione della Regione nemmeno cercato di attuare l’ ordine del giorno della consigliere regionale Maria Grazia Di Scala per un “ ufficio di programma ” della Regione qui nell’ isola ( IL CONTINENTE n.1/19 dal titolo di copertina “ Ricostruzione, la Parola non basta”) è facile prevedere che anche la scadenza del 31 dicembre 2019 salterà e ci sarà un’ altra proroga. Nella sostanza anche con una formula diversa.
L’ appello del prof. Attilio Belli per i “ prossimi mesi cruciali per il governo del territorio” non solo per quello dell’ isola d’ Ischia ( IL CONTINENTE n.4/2019 dal titolo “ Il Disastro della Ricostruzione”) cadrà nel vuoto.
Ma c’è un “ sistema economico e sociale” che va avanti, che cerca “ nuove frontiere”, punta all’ “ economia polivalente”, riscopre l’ agricoltura e valorizza il turismo nautico invita i giovani a credere nel futuro della nostra isola ( IL CONTINENTE – n.3/2019 dal titolo “ il mare di legno”).
Non mi resta quindi che consegnare alla Stampa Locale dell’ isola d’ Ischia la continuazione di questa lunga battaglia che è stata proprio all’ origine della Stampa Locale nell’ isola d’ Ischia nella sua presenza ininterrotta fin dal 1970. Il prossimo anno celebreremo il cinquantesimo anniversario della Stampa Locale nell’ isola ed emergerà dal pluralismo delle testate, delle radio, delle televisioni, delle corrispondenze ai giornali regionali e nazionali, alle agenzie di stampa nazionali ed internazionali, che il problema della Pianificazione è stato sempre al centro della sua azione pur con differenti orientamenti e stili giornalistici. Il “ Programma nella Legge” è la condizione necessaria anche se non sufficiente per la moralizzazione della vita pubblica alla quale abbiamo dedicato fiumi di inchiostro.
Ho chiesto ad un altro mio Maestro di vita, il prof. Giuseppe Luongo, che ha dedicato oltre 40 anni allo studio della geologia dell’ isola ed alla diffusione di una “ Cultura della Sicurezza Sismica” con una incessante presenza fisica, morale, intellettuale soprattutto dopo il sisma del 21 agosto 2017 tanto che il Comune di Forio l’ ha voluto Cittadino Onorario , se il lavoro fatto e raccolto da IL CONTINENTE avesse un senso.
Il prof. Luongo mi ha scritto che “ Il lavoro svolto rappresenta la continuazione del lavoro che gli intellettuali hanno svolto in passato nell’ isola e compreso solo molti anni dopo. Questo è lo scenario che si ripete. Il lavoro per la storia non vale per i contemporanei bensì per le generazioni future. Perciò il lavoro fatto non è inutile”.
Non mi resta quindi che riproporre la considerazione di Fernando Pessoa che ho posto nell’ ultimo numero de IL CONTINENTE augurando Buon Anno 2020:
“ Di tutto restano tre cose: la certezza che stiamo sempre iniziando, la certezza che abbiamo bisogno di continuare, la certezza che saremo interrotti prima di finire. Pertanto dobbiamo fare dell’ interruzione un nuovo cammino, della caduta un passo di danza, della paura una scala, del sogno un ponte, del bisogno un incontro”.
Casamicciola, 8 novembre 2019
Giuseppe Mazzella
Direttore de Il Continente
gmazzella@libero.it
-Ci sono persone che non dimenticherò mai. Persone che ricordo ogni giorno; che “ saccheggio” ogni volta che debbo scrivere un articolo, preparare un intervento pubblico, perché questo loro insegnamento mi è entrato dentro ed è inseparabile da me stesso. Una di quelle persone indimenticabili è stato il prof. Edoardo Malagoli ( 1918-2001). Non sono stato suo allievo al Liceo Classico di Ischia. Ho fatto “ ragioneria”. Ma sono stato suo allievo ascoltando le sue conferenze negli anni ‘ 60 e ‘ 70, quelli della formazione culturale e poi nelle frequentazioni in occasioni di conferenze, dibattiti, manifestazioni negli anni ‘ 80 e ‘ 90 fino a quando il Professore ce l’ha fatta ad essere presente, ad intervenire, a stimolare, a farci riflettere. Chi è stato suo allievo sia nella scuola che nella società civile ricorda il suo straordinario e rivoluzionario modo di insegnare; il parlare lentamente con quell’intercalare “ è vero” come pausa necessaria; il suo perfetto italiano lavato in Arno che ti faceva innamorare perdutamente della lingua di Manzoni;le citazioni dotte ed appropriate in italiano, latino,francese che davano ricchezza ulteriore al suo discorso;l’immensa cultura storica o meglio storicistica,come preferiva definirla, da allievo fedele ( ma lui si definiva “ umile”) di Benedetto Croce che gli faceva dire che “ era educato a misurare in tempi lunghi le vicende” dell’unica Storia che conoscesse che era quella “ vivente” cioè degli Uomini e delle Donne e non delle cose; la sua irrinunciabile fede nel liberalismo e nella Parola come “ forma della Ragione” e quindi l’ assoluta incertezza nel giusto strumento partitico della Politica poiché il suo compito da sostenitore del pensiero di Norberto Bobbio e di adesione al gruppo de “ Il Mondo” di Mario Pannunzio era “ diffondere Dubbi non seminare certezze” ed infine il grande rispetto per il giovane allievo a cui dava del “ lei”.
Questa sua Cultura laica ,che esercitava come un missionario della Ragione, della Libertà e della Democrazia si scontrava violentemente negli anni ‘ 50 e ‘ 60 del” secolo breve” in un ambiente arretrato e clericale quale era quello dell’ isola d’ Ischia con un potere politico confessionale e clericale che con Guicciardini gli faceva dire che “ bisognava liberare l’ Italia dalla scellerata tirannide dei preti”e da qui le sue roventi polemiche con il Vescovo d’ Ischia, Antonio Cece, con le denunce al Ministero della Pubblica Istruzione per il suo insegnamento laico e sull’ interpretazione dell’ art.33 della Costituzione sul “ libero insegnamento” e su i suoi limiti costituzionali.
Chi fra i giovani lo amava veniva indirizzato verso il liberalismo e poi ancora, con il conquistato discernimento, verso il socialismo come naturale complemento del pensiero libero che naturalmente respingeva il comunismo e combatteva il neofascismo per la ricerca della “ Terza Via” nel neocapitalismo. I miei successivi studi economici mi portarono su quelle posizioni perchè a Marx preferivo Keynes e Schumpeter.
Andai ad intervistare il prof. Malagoli nel marzo del 1987 nella sua casa di Forio per una testimonianza il più possibile completa e la lunga intervista di circa tre ore la raccolsi nel registratore,cosa che facevo raramente,perché nel trascriverla volevo essere il più possibile fedele alla sua parola, rappresentare nella forma più completa possibile il personaggio ed assegnandomi un ruolo secondario da semplice testimone di un testamento. Quella lunga intervista – che feci leggere prima della stampa al Professore che mi corresse solo il termine “ anticlericale” al suo insegnamento perché “ molta acqua era passata sotto i ponti” ed avevano ormai raggiunto con la Chiesa di Papa Giovanni del Concilio Vaticano II un clima di tolleranza e di apertura – è contenuta nel mio libro “ Tempi d’ Ischia” ( 1988) e nel libro “ La tradizione culturale ed artistica dell’ isola d’ Ischia” che gli amici del circolo “ Sadoul” nel 1998 per i suoi 80 anni raccogliendo parte dei suoi scritti vollero pubblicare come omaggio con le belle introduzioni del sindaco d’ Ischia, avv. Luigi Telese e del consigliere delegato alla Cultura, Gianni Vuoso. Non avrei mai immaginato che quella intervista potesse acquistare un valore storico. L’ essenza del suo pensiero , della sua vita, del suo insegnamento è in quella intervista che ho continuamente citato e dalla quale ho continuamente attinto per ventisette anni e lo farò ancora.
C’è quella meravigliosa risposta alla mia domanda sul futuro della nostra isola:
“ Il futuro è certamente affidato ad orizzonti più vasti. Direi che l’ Isola si dovrà “ italianizzare” nel senso più alto cioè dovrà prendere gli aspetti più positivi, più stimolanti, di cui l’ Italia è capace e nello stesso tempo si dovrà “ europeizzare” sempre di più il che non significa imparare semplicemente le lingue straniere che servono per il turismo ma farsi una mentalità veramente “ planetaria” il che non vuol significare uscire dal “ provincialismo” o dal “ paesismo”,è vero,perché tanto più si è moderni tanto più si è capaci ed aperti al futuro quanto più si è fedeli osservanti e memori delle proprie tradizioni. Una modernità senza radici è una falsa modernità…”.
Ho speso ventisette anni della mia vita per “ italianizzarmi” sempre di più e per “ europeizzarmi” sempre di più perché l’ Unione Europea con tutte le difficoltà e le luci e le ombre della “ storia vivente” è la Grande Speranza per noi, i nostri figli, i nostri nipoti.
Dieci anni dopo quell’ intervista nel settembre 1997 partecipai ad un “ workshop” riservato ai Comunicatori Pubblici nella mia qualità di responsabile dell’ Ufficio Stampa della Provincia di Napoli al Residence di Ripetta a Roma sugli “ scenari futuri della Comunicazione” quando cominciava la diffusione di Internet. I relatori furono il Presidente del Censis, Giuseppe De Rita con il direttore del Censis, Giuseppe Roma , il Presidente del Forum della Pubblica Amministrazione, Carlo Sismondi,il segretario generale dell’ Associazione Comunicazione Pubblica, Alessandro Rovinetti e l’on. Marcello Dell’ Utri, presidente delle “ Pagine Utili S.p.A.
L’ allora direttore dell’ Agenzia Nazionale ANSA, della quale ero collaboratore da Ischia e Procida, Giulio Anselmi, fece da “ Chairman”.
Da quel “ workshop” emerse che “ sperato o tenuto che sia il futuro sarà telematico e basato sulle reti” e che “ questo Paese va a fondo se non migliora la Pubblica Amministrazione”.
Dal “ workshop” ne trassi convinzioni fermissime che racchiusi in un articolo raccolto nel mio “ Ischia, l’ isola che non c’è” del 1999 e da lì nacque il mio impegno per la “ Programmazione Negoziata” per un nuovo modello di sviluppo dell’ isola d’ Ischia con il Patto Territoriale per rilanciare soprattutto l’ area in declino industriale di Casamicciola e consolidare il maturo sistema economico dell’ intera isola. Non avevamo,a mio parere, alternative all’ “ europeizzazione” nel mondo “ globalizzato” e dovevamo “ imparare le lingue straniere” non solo per il turismo ma per una Cultura “ planetaria” e multidisciplinare come mi aveva ammonito dieci anni prima il prof. Malagoli. Per la prima volta in vita mia leggevo in un cartoncino di invito che un “ seminario” si chiamava “ workshop” ed un “ moderatore” si chiamava “ chairman”. Dovevo rimettermi a studiare l’ inglese, andare di nuovo all’ Università, iscrivermi e partecipare ai corsi di formazione professionale, perché stava cambiando tutto e l’ Europa ci imponeva il “ lifelong learning” cioè l’insegnamento o la formazione per tutta la vita.
Diciasette anni dopo quel “workshop” siamo qui ad Ischia allo stesso punto Non abbiamo un nuovo modello di sviluppo, non abbiamo adottato la Programmazione Economica né la Pianificazione Territoriale come metodo di politica economica , finanziaria, urbanistica , il sistema economico di Ischia è squilibrato, abbiamo ancora sei Comuni, non abbiamo un ente di promozione turistica, Casamicciola è diventata ancor di più l’ area in declino industriale, la crisi finanziaria nazionale si è estesa a livello locale con punte elevatissime di disoccupazione soprattutto giovanile,le società “ partecipate” dei Comuni sono al collasso,i problemi perpetui dei trasporti,del disinquinamento delle acque,della raccolta dei rifiuti, restano insoluti. Il “ cahier des doléances” ( un po’ di “ francesismo” non guasta!) è enorme.
All’arch. Caterina Iacono con la quale oggi 12 gennaio 2014 alle 16.30 a Villa Arbusto presenteremo il progetto di Trasformazine Urbana ho suggerito di riprendere l’ “ europeizzazione” anche nella forma con l’ “ inglesismo” del “ workshop” e del “ chairman” perché non abbiamo alternative, nell’ interesse dei nostri figli, alla necessità di aprirci “ alla storia in fieri che è storia europea” come ci ammonì il prof. Edoardo Malagoli lasciando un segno indelebile nelle nostre vite.