La lettera. Unicredit Ischia: costi alti e mancanza di rapporti con la clientela
Un lettore de Il Golfo lamenta i discutibili rapporti relazionali da parte della filiale di Ischia Porto con la clientela e l’aumento dei costi sul c/c. Abbiamo chiesto il parere al noto legale Pisani. La risposta dell’avvocato è esilarante.
Buongiorno direttore,
ho quattro conti correnti con Unicredit filiale di Ischia, via Alfredo de Luca e il più vecchio è con loro da oltre 30 anni. Tre conti correnti sono di società e uno personale. Ho sempre avuto un ottimo rapporto con tutti i direttori che si sono susseguiti e con il personale. Ma sembra che qualcosa da un pò di tempo sia cambiato e le direttive dettate sono diverse.
Ecco i fatti. Sapendo che le condizioni contrattuali sarebbero cambiate il 1/01/2020, nel mese di agosto 2019 avevo cercato di prendere appuntamento con il direttore della piccola filiale di Ischia ma senza successo: «Il direttore è molto impegnato, provi domani» è la frase che mi sono sentito dire per oltre una decina di giorni. Così ho dovuto chiedere aiuto ad una gentile dipendente dell’ufficio bancario ischitano. Preso l’appuntamento con la funzionaria per visionare le nuove offerte mi era stato assicurato dalla stessa che avevo un’ottima convenzione e costi convenienti sui conti correnti e quelli sarebbero rimasti.
Il mio incontro di agosto era dovuto proprio alla scelta, con 4 mesi di anticipo, di decide se cambiare banca o meno. Le rassicurazioni della solerte funzionaria mi avevano fatto desistere al cambio banca.
La sorpresa è avvenuta ad inizio anno.
La società chiamiamola “A” aveva un aumento sui costi di c/c così come la società “B” e la società “C” mentre il c/c personale non aveva aumenti.
Così il primo aprile ho inviato una e-mail all’Unicredit nella quale chiedevo spiegazioni ed eventuale intervento all’aumento sproporzionato e ingiustificato.
Per la società “A” aumento del 47% in più (€ 6,00 nel 2016 / € 11,39 nel 2020).
Per la società “B” aumento del 49% in più (€ 12,00 nel 2016 / € 23,79 nel 2020).
Per la società ”C” aumento del 45% in più (€15,00 nel 2016 / € 27,64 nel 2020)
In pratica in un anno 331,68 + 136,38 + 285,44 per un totale di euro 753,50 a questi bisogna aggiungere i l’imposta di bollo € 397,76 (24,86 x4 c/c). Tre conti correnti € 1.151,26 a questo bisogna aggiungere costi dei bonifici on line, bonifici allo sportello, dei prelievi allo sportello, delle commissioni applicate sui pagamenti automatici, le spese di scritturazione, i costi delle carte di credito, i costi delle carte di debito, costo degli assegni e del canone annuo della carta di credito e altre gabelle varie.
Non avendo avuto risposta, invio una nuova e-mail il 06 aprile chiedevamo riscontro. In data 14 aprile mi risponde la funzionaria dell’Unicredit: «la Filiale è aperta solo il martedì e il giovedì, con turni del personale, oggi sono di turno io, verifico il tutto e la chiamo».
Mai ricevuto più riscontro. Mai ricevuta telefonata. Ho provato a chiamare nei giorni indicati nella mail ma il risultato è sempre stato lo stesso: nessuno rispondeva a telefono.
Così il 30 aprile invio una diffida a non procedere – oltre – ad azionare prelievi di importi per spese varie con voci “costi di conto corrente”. Secondo Voi hanno rispettato la richiesta? No! Il 4 maggio sono stati prelevati gli importi senza alcuna attenzione alla mail inviata dal cliente. Neanche una telefonata. Una cosa gravissima anche perché avevo indirizzato la richiesta a non prelevare importi proprio al direttore, quindi al mio referente e “tutore” per i miei conti correnti.
È lecito questo comportamento indifferente a fronte delle richieste di un cliente che vuole discutere le nuove condizioni contrattuali? La banca può rivedere in aumento i costi di gestione senza preavviso? Posso chiedere il rimborso delle competenze non spettanti e i danni per il pessimo comportamento nei miei confronti da parte dell’istituto bancario?
Oggi che Le scrivo è 4 maggio. Spero proprio di non dover ricevere, dopo questa mia lettera, una risposta dal direttore o chi per lui che mi dica «mi chiami quando vuole, sono in banca», dopo che ho cercato invano un appuntamento. Sarebbe un’offesa grave all’intelligenza delle persone. Ma non accadrà, credo molto nella loro intelligenza.
Ringraziandola anticipatamente, porgo
cordiali saluti
lettera firmata
Risponde avv. Angelo Pisani che affronta tematiche in materia di risarcimento del danno, responsabilità civile, anatocismo bancario.
Al di là degli aspetti comportamentali molto discutibili ascrivibili al direttore e ai singoli funzionari, a cui può ascriversi – per come la domanda è prospettata – scarsa attenzione alla clientela e che comunque rispondono anche personalmente della loro condotta, la risposta ai quesiti proposti dal lettore non può prescindere dall’esame del testo contrattuale relativo al conto corrente.
È infatti frequente che le banche, che campano bene proprio prestando a caro prezzo e gestendo denaro altrui, appongano nella modulistica contrattuale clausole, spesso condannabili come vessatorie, con cui si riservano la possibilità di modificare le condizioni economiche regolanti il rapporto (tassi di interesse, spese, commissioni, ecc.), con facoltà per il cliente che non intenda accettarle di recedere senza costi aggiuntivi dal contratto. Si tratta del cosiddetto “ius variandi” (diritto di cambiare), disciplinato dall’art. 118 del Testo Unico Bancario (D.Lgs.vo 1.9.1993 n. 385).
Se dunque in alcuni casi non è certamente prevista la possibilità di richiedere anche il risarcimento di “danni” a causa di un “pessimo comportamento” che si ascrive ai burocrati e dipendenti della banca, differente è il discorso che attiene alla possibilità di richiedere il rimborso di spese e commissioni (e comunque di qualsiasi voce di costo) che non sia stata pattuita. Come si è detto, occorrerebbe una verifica del contenuto contrattuale e delle comunicazioni via via inoltrate dalla banca, rispetto alle quali può essere stata richiesta una dichiarazione di non accettazione, da manifestarsi da parte del correntista per iscritto, molto spesso queste comunicazioni vengono inoltrate dalle banche in allegato all’invio dell’estratto conto periodico, se non addirittura riportate in calce al medesimo documento quindi massima attenzione.
La chiusura del conto, cui deve seguire un accurata indagine per la verifica corretta del rapporti intercorso e di eventuali difese e richieste da poter fare a carico della banca, una volta che la richiesta venga fatta dal cliente, e’ dovuta e semplice , non può che richiedere i tempi tecnici per la relativa operazione; alcuni istituti effettuano le chiusure a fine mese, ma di certo – e sempre che il conto corrente non presenti un saldo negativo, perché magari fruisce di un affidamento – l’operazione salva il correntista da scortesie e disservizi vari e non richiede tempistiche particolari.
Non sono un assiduo lettore di questa testata date le precedenti e note facke news, non ultimo quella sui positivi covid19 dell’isola poi smentiti da altri organi di stampa. Premesso che è imbarazzante per un quotidiano impegnato a divulgare informazione, sopratutto in questo particolare periodo storico, soffermarsi su un banale disputa tra banca e cliente. Analizzando attentamente i costi menzionati, a mio avviso sono in perfetta linea con il mercato, anzi sembrano molto convenienti e più convenienti di altri istituti di credito. Sono anche io cliente dell’ Unicredit della filiale di Ischia da quasi 30anni, con un ottimo rapporto con tutti i dipendenti, dal direttore al cassiere e trovo sempre cortesia, professionalità e disponibilità talvolta anche fuori gli orari lavorativi.
Luca