Che bello in questi giorni il mare attorno all’ isola, il mare di Ischia e anche della vicina Procida, incontaminato e “deserto”,azzurro splendente, calmo, invitante e solo, senza traffico di barche da diporto che lo solcano lasciando inevitabili scorie inquinanti, senza tipo di pesca a strascico devastante, senza acustica anch’essa inquinante, senza dannosa pesca di frodo e nemmeno quella sportiva e ricreativa vietata per decreto governativo peraltro criticato dall’avvocato napoletano e amico di Ischia Angelo Pisani Presidente nazionale di Noiconsumatori.it.
In realtà per la grande varietà di pesci in embrione e “maturi” tutto ciò rappresenta per loro una “fortuna”, un vero e proprio paradiso ritrovato, grazie al Coronavirus che per ora inafferrabile,fa solo strage di essere umani quando li aggredisce a fondo. Solo navi di linea e i delfini di Angela Impagliazzo (nella vigetta) con l’intera fauna sottomarina animano questo mare delle meraviglie.
Che fanno i nostri pescatori di mestiere che col mare hanno un tormentato rapporto secolare di odio-amore per quello che dà e si prende a seconda del suo umore incontrollabile ed indefinibile. Il mare è il mare ed i pescatori sanno come trattarlo e difendersi. Non sempre vi riescono. Ma quando è tempo di amore come quello di questi giorni con la complicità non richiesta del Coronavirus, allora bellezza e fascino del mare come appare in queste ore, riemegono, vengono a galla in maniera straordinaria, spettacolare. I nostri pescatori, quelli di mestiere vivono con il mare. La pesca è il sano ed interessato modo di approcciarsi con lui. Questo avviene dalle prime albe del mondo e mai finirà. Ora il Coronavirus con l’emergenza sanitaria in corso ha imposto forti limitazioni con il Lockdown, doppia parola inglese di cui la maggior pare dei nostri pescatori e non solo non ne conosce il significato.
In pratica cosa significa in italiano la parola Lockdown ? Ma soprattutto, in quali situazioni le autorità possono applicare questo protocollo di emergenza? Dall’attacco terroristico delle Torri Gemelle nel 2001 alla pandemia di Coronavirus, ecco tutti gli eventi della storia recente in cui si è parlato di “lockdown”.Lockdown è una parola inglese minacciosa. In questi mesi, con il nascere dell’epidemia da Coronavirus in Cina e poi con la sua diffusione nel nostro Paese quindi nella nostra isola, abbiamo imparato a conoscerla e poco alla volta stiamo imparando a conviverci in attesa dello “sblocco”definitivo per buttarci tutto alle spalle. A maggior ragione dopo le drastiche misure decise dal Governo italiano e dalla Regione Campania per quel che ci riguarda, per limitare gli effetti di quella che l’Oms ha definito ormai essere, in tutto il mondo una pandemia.
Ma cosa significa precisamente lockdown? Innanzitutto, c’è da dire che lockdown nasce dall’unione di due termini inglesi, “lock” e “down”, cosa che genera un’unica parola. Lockdown, in inglese, si scrive di filato, senza interruzioni. In italiano i termini più adatti per tradurlo sono “isolamento”, “blocco”. Nel caso in cui venga usato come un verbo (“to lockdown”) il modo più appropriato per tradurlo nella nostra lingua è “blindare”, “bloccare”. La fase due appena iniziata ci offre delle “aperture”. I nostro pescatori ne vorrebbero approfitare ma non possono. Essi ha nno il permesso di pescare nei tratti di mare consentiti, ma non possano praticare la vendita del proprio pescato direttamente dalle barche avvicinate al vecchio pontile ed alla banchina del piazzale aragonese ad Ischia Ponte, come pure a Casamicciola, Lacco Ameno, Forio e Sant’Angelo come da anni avviene.
A risentirne di più è proprio la vendita agli attrachi di Ischia Ponte che vietata com’è dal marzo scorso , non potrà essere ripresa nemmeno per la fase due alle sue prime batute. Delusione quindi per tanti avventori ischtani affascinati dallo spettacolo che le barche da pesa ogni mattina offrivano attaccate al vecchio pontile ad alla banchina aragonese dell’antico Borgo di Celsa, hanno pensato che lo scenario si potesse riaprire ai propri cchi, con le prime uscite consentite muniti di mascherina obbligatoria e colrispetto delle distanze sociali da osservsare. Ma niente di tutto questo. I pescatori ischitani, procidani, bacolesi e torresi potranno vendere i pesci catturati durante la nottata solo ai titolar delle pescheria.
Questo “privilegio” però è solo appannaggio di quei pescatori che hanno un “patto” con le singole pescorie, una sorta di contratto sulla parola data. Quindi,quelli del coronavirus sono decisamente tempi duri per i nostri pescatori. Sebbene l’attività di pesca, rispettando le norme, non sia tra quelle vietate, nella nostra area c’è un settore che sta soffrendo molto degli effetti di questa particolare quarantena che in pratica contua, ovvero quello dei pescatori che, in zone come Ischia Ponte o Forio, solitamente vendono al dettaglio i loro prodotti. Sebbene le pescherie non siano chiuse, l’attività che viene svolta direttamente dalle barche o sui banchi all’aperto rientra tra quelle vietate, visto che sarebbe impossibile garantire il non formarsi dei famosi assembramenti nei pressi dei banchi o delle barche stesse.Per andare incontro alle esigenze del settore, potrebbe essere un bel segnale di solidarietà da parte dei supermercati e delle pescherie delle isole di Ischia e Procida cercare di promuovere il consumo del pescato locale. Il problema dei pescatori è infatti proprio quello di poter vendere il loro pescato e un’iniziativa del genere da parte delle attività commerciali sarebbe certamente un modo per contenere gli effetti di questa quarantena non terminata e anche per far conoscere una volta di più la prelibatezza dei prodotti ittici che il nostro bel mare di Ischia sa riservarci.
Vignette di Angela Impagliazzo
Foto di Giovan Giuseppe Lubrano
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