La dolorosa “Via Crucis” della chiesa di Lagnese che prega in streaming
Senza la mazzata del coronavirus, in questi giorni già si sarebbe incominciato a respirare aria pasquale con tutti i preparativi, i programmi e le particolari attese per varie forme di tradizioni a cui gli ischitani delle generazioni vecchie e nuove si sentono particolarmente legati. Di solito Pasqua si abbraccia alla primavera ed insieme inducono all’ottimismo ed alla gioia.
Purtroppo la realtà che invece oggi ci circonda è di tutt’altro aspetto, priva di spinte emozionali, dai colori sbiaditi e ci costringe al solo pensiero fisso di doverci difendere da un male invisibile che fino a quando non mollerà la presa ci tiene tutti col fiato sospeso senza la voglia di fare di più. Altro che primavera di profumi e di colori da vivere, altro che Pasqua di Resurrezione da celebrare, altro che attesi riti della Settimana Santa da seguire, altro che domenica delle Palme da festeggiare, altro che pasquetta con gli sbarchi in massa dei giovani gitanti del Lunedì in Albis, altro che stagione turistica da vedere rilanciata. Qui per ora è saltato tutto. la Chiesa rimanda tutto a settembre prossimo. Viviamo pertanto in un’ isola surreale, svuotata, assente, asettica con tutte le attività sociali e commerciali ferme.
La Chiesa diocesana dell’isola attraverso la guida del suo Vescovo Mons. Pietro Lagnese e l’ impegno spirituale del suoi parroci e sacerdoti comuni, segue ed indirizza i propri fedeli alla preghiera mentre si appresta a vivere il Calvario di Cristo nella rievocazioni dei riti osservati via streaming e per le televisioni locali senza fedeli nelle chiese, alcune delle quali rimarranno aperte a determinate ore delle giornate festive pasquali. Salterà l’atteso Giovedì Santo con la emozionante cerimonia liturgica in Coena Domini, salterà la Lavanda dei piedi agli apostoli, salteranno gli altarini della Reposizione i cosiddetti tradizionali “Sepolcri” adornati a festa con le cascate di fili di grano giallo, salterà la funzione degli Olii Santi e saranno prosciugate tutte le acquasantiere delle chiese, e per finire salterà anche la Veglia Pasquale. Insomma una Pasqua di Resurrezione annunciata così non si era mai sentita, vista e né vissuta. Quindi che Pasqua sarà ? Che Settimana Santa ci aspetta ?
Intanto la nostra Chiesa con i suoi fedeli si immedesima nel rito della Via Crucis con le sue quattordici stazioni in cui Cristo si lascia torturare e morire di Croce. E’ la via dolorosa lungo la quale sta camminando in questi giorni anche la Chiesa diocesana di Lagnese, la quale per fronteggiare il delicato e difficile momento si è letteralmente adeguata alle regole governative e della Chiesa di Roma. Infatti dall’Episcopio di Ischia Ponte sono partite per fedeli e clero locali le seguenti disposizioni di osservanza e forzata rinuncia. Ecco cosa stabilisce il comunicato di Lagnese: “ a seguito dell’emergenza sanitaria legata all’epidemia del Covid-19 che vede coinvolta l’Isola d’Ischia, come del resto l’intero territorio italiano, preso atto del Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dei Comunicati della Conferenza Episcopale Italiana e della Conferenza Episcopale Campana del 5 marzo 2020, il vescovo di Ischia invita tutti a confidare nel Signore per custodire e diffondere il dono della pace e chiede, pertanto, a ciascuno di perseverare in una vita di preghiera, di penitenza e di carità, così da proseguire nel cammino quaresimale iniziato per partecipare pienamente alla gioia pasquale.
Si invitano, perciò, i presbiteri e i diaconi a continuare ad accompagnare spiritualmente le comunità loro affidate, attenendosi però con senso di responsabilità a quanto disposto dalle autorità competenti, in modo da favorire ogni azione che miri a contenere l’epidemia evitando il rischio del contagio. Tutte le chiese dell’sola possono continuare a rimanere aperte a condizione che si rispetti tassativamente il divieto di assembramenti e si mantenga la distanza interpersonale di almeno un metro; Sono proibite le celebrazioni eucaristiche sia feriali che festive, comprese le celebrazioni esequiali; È possibile celebrare la S. Messa a porte chiuse anche con la diretta streaming ma senza la partecipazione dei fedeli (si consenta al massimo la presenza di un ministrante adulto). La CEI invita a non riprodurre in alcun modo una piccola assemblea liturgica (con ministranti, lettori e coro).
Si valorizzi la preghiera per la Comunione Spirituale. È possibile utilizzare anche i due formulari “per qualunque necessità” (MR pp. 826-827); Sono consentiti momenti di preghiera in chiesa, ferma restando la prescrizione della distanza interpersonale di un metro. In nessun caso è possibile la distribuzione della S. Comunione. Si reciti la “preghiera per la fine dell’epidemia”offertaci dal nostro Vescovo Pietro. Anche questi momenti possono essere trasmessi in streaming; Si raccomandi di invitare le famiglie a vivere momenti di preghiera domestica (l’ascolto della Parola di Dio, il Santo Rosario, la Via Crucis o altre forme di pietà); I presbiteri, osservando le medesime raccomandazioni, continuino ad amministrare il Sacramento della Riconciliazione e in caso di necessità il Sacramento dell’Unzione con il S. Viatico; In caso di decessi i presbiteri possono recarsi a casa del defunto e sul luogo della sepoltura per un breve momento di preghiera con i soli parenti stretti; Non è consentita l’annuale benedizione delle famiglie;
Si sospenda ogni incontro di formazione e di catechesi sia per i fanciulli che per gli adulti e, là dove sarà possibile, si favorisca l’uso del web; Le caritas parrocchiali, con le dovute cautele, continuino a operare in favore dei più deboli”. Ecco le ultime parole del Vescovo Lagnese; “Vi scrivo in un momento certamente non facile per tutti noi e per l’intero Paese e in una circostanza sicuramente delicata per la nostra Isola, in ansia in queste ore per alcune persone risultate positive al coronavirus e per le tante altre alle quali è chiesto di entrare in quarantena. L’epidemia da coronavirus cresce e, per questo motivo, siamo stati tutti invitati ad entrare in una sorta di quarantena generale, a ridurre al minimo le relazioni sociali, a rimanere in casa il più possibile, a rinunciare addirittura alla partecipazione alla Santa Messa, anche di Domenica. Quest’ultima decisione, accolta in spirito di collaborazione per la tutela della salute pubblica, ci ha realmente addolorato e non poco, tutti: pastori, sacerdoti, fedeli laici. Preghiamo dunque perché si fermi l’epidemia. Preghiamo per quanti sono morti a causa del coronavirus, per i loro cari e per quanti stanno lottando con la malattia; per i medici, gli infermieri e il personale sanitario; per quanti governano il Paese e le nostre città; per i tanti volontari e gli operatori della carità; per quanti, a nome dello Stato, sono affianco di tutti i cittadini. Preghiamo per i piccoli, gli anziani, le persone sole, per quanti vivono nella paura questo momento così difficile per tutto il mondo.
Carissimi, chi avrebbe immaginato di dover vivere così quest’anno la Quaresima! Chi avrebbe pensato di doverci preparare in questo modo alla Pasqua! Ma il Signore ci chiama ad “un’altra Quaresima”: più intensa e, se lo vorremo, più feconda. Un’altra Quaresima per vivere un’altra Pasqua: una Pasqua più vera! Da questa epidemia speriamo anche di uscire tutti un po’ più umili: con un maggiore senso del nostro limite e la consapevolezza che non tutto è possibile programmare, preventivare, gestire e che, al contrario, ci sono cose più grandi di noi con le quali dobbiamo fare i conti e dinanzi alle quali siamo chiamati a mettere da parte ogni delirio di onnipotenza e ogni pretesa di autosufficienza. La vita ci è donata, ma non ci appartiene: non ne siamo i padroni. Siamo creature: siamo deboli, fragili, mortali; siamo polvere, terra, argilla: ricordarcelo quanto bene ci fa! “Vanità delle vanità, dice Qoèlet,vanità delle vanità: tutto è vanità” (Qo1, 2). Mettiamo da parte ogni forma di orgoglio e di vanagloria. Rinunciamo alla superbia e alla presunzione. Anche per questa via passa la conversione! Sul fronte laico mancheranno le classiche uova pasquali e la colomba pasquale sopratutto nei supermercati. Laddove però colombe ed uova colorate di pasqua compariranno come del resti si presume, in vetrina o sulle scaffalature, sicuramente vi sarà chi le acquisterà e se le porterà a casa senza tanti complimenti per tentare di vivere una parvenza di Pasqua i n famiglia, che poi in realtà, non sarà la pasqua che tutti si aspettavano.
Foto Giovan Giuseppe Lubrano antoniolubrano1941@gmail.com
Invece di dare una mano alla comunità tutta (nazionale e internazionale) con aiuti concreti vedo che la classe ecclesiastica spende solo belle parole! È più importante articolare belle parole e diffondere ottimismo sacro che aiutare concretamente il prossimo in base alla propria disponibilità… Credo che queste persone e il sistema tutto sia basato solo sul l’ipocrisia. È il momento di aiutare concretamente la sanità italiana. Datevi una mossa! In base alle proprie disponibilità! Come predicate ogni domenica in chiesa! Capito Vaticano?