La cultura dell’ospitalità ai tempi di Federico II
DI ARIANNA ORLANDO
Presso la sala G.P.II all’IPSAR Telese si è tenuta la conferenza dal titolo “La cultura dell’ospitalità dai tempi di Federico II al presente e al futuro” che, grazie agli ospiti intervenuti -la professoressa Valentina Della Corte e il professore Gianni Cicia- ha interessato gli studenti della sezione di ricevimento e di enogastronomia. Immancabili i saluti istituzionali a cura del preside Mario Sironi che ha ricordato che quest’anno l’università Federico II compie 800 anni e che riconoscere la storia della nostra terra è molto importante e ripercorrere le tracce lasciate dalla figura di Federico II è un momento stimolante che costituisce un aggancio per costruire dei ragionamenti. La professoressa Valentina Della Corte presenta l’università Federico II ricordando nuovamente i primi 800 anni di storia dell’Università. “Immaginiamo già di costruire i prossimi 800 anni, questa è la filosofia e la mission dell’Università che è la prima università laica e pubblica del mondo”. Federico II era innanzitutto un visionario, un innovatore, un uomo globale ,multiculturale e delle istituzioni. La professoressa ricorda la continua interazione tra l’università e il territorio, raccontando quanto fondamentale sia lo spirito multiculturale e multidisciplinare dell’Università “fucina e incubatrice di idee”. Ha presentato inoltre tutte le iniziative e le eccellenze nella celebrazione degli 800 anni della Federico II.
Il professore G.Cicia ha continuato con una disserzione sulle origini della cultura gastronomica italiana dal centro nord fino al sud. L’idea dominante è quella che, secondo Montanari, la cultura gastronomica europea nasce dalla fusione tra quella germanica r quella latina e il ricettario chiave cui si è sempre fatto riferimento è quello di Mastro Martino. L’idea però può essere ribaltata dal fatto che esiste il Liber de Coquina, volume importantissimo che è stato perduto fino a che non è stato rinvenuto nel 1800. Solo una tesista, poi diventata bibliotecaria, nel 1960 riporta alla luce questo manoscritto in lingua latina-medioevale. Fino a oggi non esiste alcuna traduzione ufficiale di questo manoscritto. Il principale alimento per gli antichi romani era la polenta a base di miglio e orzo, oppure di farro. Plauto definiva infatti i romani “polentoni”; il pane fu introdotto dai romani solo nel II secolo a.C. dagli etruschi per cui l’idea che alcuni cibi possano essere banali deve essere ribaltata dalla loro virtù di essere invece frutto di pensieri e di ragionamenti. Gli studenti del reparto di enogastronomia, guidati dai professori Imputato e Rega, attraverso lo studio de “Le origini della cucina” a cura della Federico II University Press, hanno rivisitato alcune preparazioni presenti nel testo e hanno offerto un buffet di piatti magnifici. La storia di Federico II, oltre ogni previsione, dopo 800 anni, ancora continua.