CRONACAPRIMO PIANO

La Corte dei Conti “bastona” la Galano

Spese legali non dovute, mazzata per il responsabile degli Affari Generali del Comune di Lacco Ameno: la magistratura contabile l’ha condannata a pagare la somma di 24.230 euro sul caso Marina di Pithecusa srl

Tegola spese legali non dovute per Lucrezia Galano. Il dirigente del I Settore del Comune di Lacco Ameno viene fagocitata ancora una volta da una vicenda che non sembra avere fine: le alterne vicende del carrozzone partecipato Marina di Pithecusae srl. La responsabile del settore Affari Generali è stata condannata dalla Corte dei Conti a risarcire l’amministrazione di Lacco Ameno per 24.230 euro. I fatti risalgono al 2017 e nel caso è coinvolto anche il legale Sergio Trani, al quale la Galano, ovviamente di intesa proprio con l’amministrazione locale che dovrà risarcire, riconobbe specifiche spese legali. Spese che, stando alla tesi della Procura, non dovevano essere pagate, L’avvocato ai vertici degli Affari Generali del Fungo dispose un pagamento non dovuto a favore di Sergio Trani per spese relative alla difesa in giudizio dello stesso e di Giovanni Castagna, entrambi amministratori di Marina di Pithecusae srl, la discussa società in house del Comune.

All’esito del proscioglimento per Trani e Castagna nell’ambito di uno specifico giudizio della corte dei conti per le vicende di Marina di Pithecusae questi aveva richiesto di adire al diritto al risarcimento delle spese legali che avevano sostenuto. Un diritto del quale però entrambe gli esponenti della srl del quale avevano usufruito, a ben vedere, due volte. A svelarlo ora la Corte dei Conti della Campania: le spese legali per Castagna e Trani furono pagate due volte. La prima legittimamente agli avvocati Antonio Trani e Di Meglio, costituiti in giudizio per Sergio Trani (il fratello di Antonio) e Castagna. La seconda, illegittimamente, a Sergio Trani per 24.000 euro. Una accusa pesante per l’avvocato Lucrezia Galano che, come scrivono i giudici della Magistratura contabile, non tenne in considerazione che nella fattispecie « Sergio Trani non poteva rappresentare né sè stesso né altri non avendo ancora acquisito il titolo di avvocato- ed ancora scrive la Corte dei conti- talune ulteriori spese non sarebbero state neppure congrue, ove si considerasse che esse ammontavano al triplo di quelle liquidate nella sentenza dalla Corte». Una vicenda che torna ricorrente, passando dalle aule dei tribunali penali a quelli della magistratura contabile.

La famigerata parcella liquidata all’avvocato Sergio Trani era finita, infatti, anche al centro di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli alcuni anni fa. Per la dirigente il pubblico ministero aveva configurato l’ipotesi di reato di peculato, che circa tre ani fa non ebbe esito. L’accusa cadde in sede di udienza preliminare perché Galano non si era impossessata di denaro pubblico. Scrisse tre anni fa nelle motivazioni del proscioglimento. Il giudice dell’udienza preliminare, Linda D’Ancona sulla richiesta del pubblico ministero di rinviare a giudizio l’indagatocosi si espresse nel merito dell’azione dell’avvocato Galano: «Non si è appropriata del denaro, ma lo ha liquidato in favore di Sergio Trani e Giuseppe Castagna. Non ricorre quindi l’ipotesi di peculato; inoltre è stata abrogata la fattispecie di peculato per distrazione, che ricorreva quando le risorse pubbliche venivano destinate dal pubblico ufficiale a finalità diverse da quelle specificatamente previste». Furono prosciolti nella udienza preliminare anche Sergio Trani e Castagna. Ora per il danno erariale la Galano potrà rivalersi in appello.

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