La chiesa di Ischia fa slittare a domani la solennità del Santo Patrono con le messe sulla casa natale, sul castello e nella chiesetta della Mandra
Questa mattina dello storico 5 marzo 2023 messa pontificale alle ore, 9,30 del Vescovo d’Ischia e Pozzuoli sua ecc. Mons. Gennaro Pascarella concelebrata da Padre Carlo D’Amodio ministro provinciale dei frati minori – a mezzogiorno la supplica al Santo
Il 5 marzo è l’attesa e sacra Ricorrenza in cui tutti gli ischitani sull’isola, in special modo a Ischia Ponte e nel mondo, amano vivere e far sentire la loro piena vicinanza al suolo natio per il giorno festivo in onore e memoria del Santo concittadino San Giovan Giuseppe della Croce. Solo che quest’anno, forse per la prima volta nella storia, la Chiesa di ischia sposta la solennità del Santo a domani lunedi 6 marzo per la importante ragione che oggi è seconda domenica di Quaresima.
Però la storica e attesa data del 5 di marzo, giorno in cui ricorrere il 289° anniversario della morte di San Giovan Giuseppe della Croce (al secolo Carlo Gaetano Calosirto) , sia pur in parte è rispettata lo stesso con la messa pontificale del Vescovo Sua Ecc. Mons. Gennaro Pascarella che avrà luogo questa mattina alle ore 9.30 con il richiamo festoso della banda musicale “Città di Ischia” che girerà per le strade del Borgo. In eguale modo lo farà anche domani. Il 5 marzo per fede e tradizione è considerato il giorno particolare della festa in cui ciascun ischitano si ritrova per osannare la grandezza spirituale del Santo conterraneo a cui si sente profondamente legato per vincoli di fede incondizionata e per invocati segni miracolosi. Quindi mentre oggi il Borgo di Celsa, con l’intero suo popolo devoto, il Vescovo Pascarella ,il capitolo della Collegiata, l’amministratore Parrocchiale Don Gaetano Pugliese e gli ischitani dell’isola ed anche l’ex parroco don Carlo Candido tornato in questi giorni alla chiesa dello Spirito Santo dove ha celebrato una delle messe del Novenario di San Giovan Giuseppe in qualità di commissario delle congreghe di Casamicciola di San Gabriele e di Sant’Anna, sono tutti stretti intorno al proprio Santo concittadino, protettore e patrono, nell’altra parte del mondo, ossia, in California ed in Argentina ed ovunque per il resto del Globo vi sia un paesano, gli ischitani emigrati e i figli degli ischitani colà residenti , nelle stesse ore stanno vivendo ugualmente in festa, sia pure da molto lontano, la propria fede e vicinanza al loro fratello e padre Santo concittadino San Giovan Giuseppe della Croce.
Lo fanno con programmi intensi e festosi in comunità attirando anche chi non è ischitano e che del nostro Santo fino ad oggi nulla sapeva . C’ è la pandemia ancora in atto a disturbare e preoccupare. Ma la fede e la vicinanza al Santo ci tengono al sicuro. In pratica il Borgo vive. Vive al riparo dal contagio del Covid ed alla luce dell’effetto festa patronale che in questi giorni gli ischiapontesi, hanno seguito partecipando al tradizionale novenario in onore del loro Santo Concittadino San Giovan Giuseppe della Croce ed alla quotidiana celebrazione eucaristica delle 9 del mattino. La festa e le funzioni di rito stanno tutte sul filo diretto casa- Chiesa con identica devozione e sentimento di fede. Si onora San Giovan Giuseppe come si può nella migliore maniera. Oggi che il 5 di marzo, giorno storico della salita in cielo del Santo, nell’antico Borgo di Celsa si respira a pieni polmoni il profumo della fede verso la figura e le opere miracolose del proprio illustre concittadino salito alla gloria del Signore. A mantenere accesa la fiaccola dell’amore e della devozione per San Giovan Giuseppe fino a qualche mese fa ci pensava con la sua inventiva appropriata il mai dimenticato ed amato ex parroco Don Carlo Candido. Gli esempi del suo attivismo sono state pietre miliari lungo il suo impegno parrocchiale al Borgo.
Infatti, se proprio la si vuole dire tutta, Don Carlo Candido, dal collaudato pulpito della sua movimentata Parrocchia in Ischia Ponte una ne ha fatto (ma più di una) e cento ne ha pensate. Ricordare è sempre un piacere. Dopo essersi “inventato”,nel mezzo del mese di agosto, la Festa dell’Assunta con Palio annesso coinvolgendo tantissimi giovani che giravano intorno a lui e organizzato le gite parrocchiali per mare e per terra, nell’agosto del 2015, vale a dire poco meno di sette anni fa, arricchì il programma dei festeggiamenti si quell’anno del Signore in onore di San Giovan Giuseppe della Croce con una interessante novità, pensata alcuni mesi precedenti, che risultò assai gradita ai numerosi fedeli e turisti che da fortunati spettatori vi presero parte. Si trattò di una iniziativa per così dire francescana, visto che si decise di realizzare per le strade del Borgo Antico di Ischia Ponte il dramma itinerante della vita di San Giovan Giuseppe della Croce ispirata al significato del vecchio mantello malandato del Santo indossato in continuità senza ricambio, tanto da essere identificato per le strade, fra la gente e fra i suoi stessi confratelli in convento, col soprannome di “Frate Cento Pezze”.
“Lasciate stare questi stracci, sono l’abito del mio sposarizio con Cristo” , così San Giovan Giuseppe della Croce rispondeva ai confratelli ed alle persone con cui si intratteneva, quando gli chiedevano se era il caso o meno di indossare un nuovo mantello che lo potesse meglio riparare dal freddo e dal vento. La frase storica del Santo, relativa al suo famigerato mantello, ha cavalcato i tempi ed impressionato le giovani generazioni sane di oggi , abituate ad altri agi, ma sempre più coscienti che seguendo l’esempio di San Giovan Giuseppe, i valori della vita corrente possono in positivo raggiungere altezze inimmaginabili. In pratica non sarà semplice , ma almeno idealizzando il messaggio francescano del Santo concittadino, la vicinanza a San Giovan Giuseppe è avvertita più tangibile, specie in questi giorni di festa dedicati al Santo. Ci piace ricordare quel famoso miracolo del Santo nel giorno della sua morte. Grazia Negra, nel giorno stesso della sepoltura di padre fra Giovan Giuseppe della croce, ebbe modo di sperimentare un miracoloso pezzetto del suo abito. Donna Negra era solita, con 28 libre di farina, 33 di pane. Accadde che per abbondanza di acqua la farina divenne molto liquida, non avendo neppure altra farina da aggiungere. Fu così che invocò il Servo di Dio e con fede viva pose un filo del suddetto abito nella pasta. Questa nel punto stesso si rese prodigiosamente dura, ma il miracolo venne moltiplicato poiché dopo che l’impasto diventò pane il peso era di 14 libre in più elle volte precedenti.
Foto di Giovan Giuseppe Lubrano Fotoreporter
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