La catena alimentare, l’isola e le povertà nascoste
Un territorio che una volta rappresentava un’oasi felice e che adesso ha “fame”, nell’accezione più letterale del termine. A Il Golfo la testimonianza e le impressioni di Luciana Morgera della Catena Alimentare, che racconta un fenomeno che ha raggiunto livelli preoccupanti per quanto resti troppo spesso lontano dai riflettori
di Maria Elettra Irace
L’attività che svolgete è ormai nota a tutti, ma la vuole sintetizzare ed esplicare nel dettaglio a beneficio dei lettori?
«La catena alimentare omonima è stata fondata da Nunzia Mattera dopo aver scoperto che esistevano grandi sacche di povertà nel suo comune, Casamicciola. Con pochi amici ha iniziato quindi a fare materialmente lei la spesa e a consegnarla a chi sapeva ne avesse bisogno. Fino agli ultimi anni della sua vita ha sempre continuato a far crescere questa attività e ha fatto giurare a noi che la aiutavamo di continuare anche quando lei non ci sarebbe più stata. Oggi siamo in ventiquattro qui alla Catena Alimentare e aiutiamo oltre centocinquanta famiglie: quest’anno abbiamo consegnato circa milleottocento pacchi spesa. Il Banco Alimentare ci fornisce tutte le derrate alimentari che noi poi ridistribuiamo alla collettività. Consegniamo i pacchi ogni quindici giorni a una prima categoria di persone che aiutiamo in pianta stabile (che hanno fornito la documentazione necessaria che attesti lo stato di basso reddito).Ci sono poi anche una seconda categoria di persone che si rivolgono a noi in maniera occasionale».
«L’emergenza sanitaria ha acuito la crisi, soprattutto in questo periodo sono molte le persone che non aiutiamo “ufficialmente” ma che si rivolgono a noi occasionalmente. Si tratta spesso di soggetti che hanno perso il lavoro a causa del Covid o che comunque sono in ristrettezze economiche a causa della pandemia»
Il covid ha acuito ancor più la crisi, è vero che le richieste di generi alimentari sono aumentate in maniera esponenziale?
«Sicuramente.Soprattutto in questo periodo sono molte le persone che non aiutiamo “ufficialmente” ma che si rivolgono a noi e che aiutiamo occasionalmente. Si tratta spesso di persone che hanno perso il lavoro a causa del Covid o che comunque sono in ristrettezze economiche a causa della pandemia. Non hanno i requisiti, perché magari l’ISEE dello scorso anno non rientra nei parametri che possiamo accettare, ma le loro condizioni di oggi non rispecchiano la documentazione. Per questo nei limiti della nostra disponibilità cerchiamo di aiutare con una spesa minima chi ci chiede una mano. C’è anche da considerare che c’è stata una contrazione per quanto riguarda gli aiuti. Il banco alimentare da cui noi dipendiamo aiuta le associazioni di tutta Italia, quindi considera che i generi alimentari che abbiamo oggi non bastano a coprire le richieste “non ufficiali” di aiuto che comunque abbiamo. Per questo per noi è importante poter contare anche sugli aiuti degli isolani e avere i carrelli al supermercato».
Infatti spesso sul territorio vengono svolte collette alimentari, nei supermercati e non solo. Che voto darebbe alla generosità della popolazione isolana?
«Pensa che quest’anno in tutti i quattordici supermercati che hanno aderito alla raccolta del Banco Alimentare abbiamo avuto cento volontari esterni all’associazione che hanno voluto rendersi disponibili per stare fuori ai supermercati e coordinare le raccolte. Grazie a queste donazioni stiamo ancora potendo aiutare tante persone in difficoltà. Per i problemi che ti ho spiegato prima, l’aiuto degli isolani è diventato molto importante. Quindi gli ischitani ci aiutano davvero tanto. Durante il periodo natalizio ad esempio tante aziende in maniera anonima ci hanno aiutato a donare i regali di Natale. Ci chiedono di non fare i loro nomi».
«2.500 famiglie in difficoltà? Non mi sembrano numeri inverosimili. Tutte le persone che vengono da noi non vanno alla Caritas. I numeri della Caritas riguardano tutta l’isola. C’è da considerare che spesso anche i preti nelle parrocchie donano a chi a bisogno, quindi ci sono tanti aiuti che sfuggono ai dati»
È bello che magari il loro sia un gesto disinteressato…
«Io però sono dell’idea che bisogna mostrare tutti i lati dell’aiuto, perché ci sono tanti esempi negativi oggigiorno. Svegliarsi la mattina sapendo che c’è tanta gente che fa del bene può essere un esempio positivo e spingere anche la società a fare meglio. Non bisogna pensare che lo si faccia per vanto perché come si imita il male si può imitare il bene, quando lo si vede. Ma se non lo vedi, come lo imiti?».
La Caritas parla addirittura di 2.500 famiglie in difficoltà sul territorio isolano, è un numero spaventoso. Dal suo osservatorio, è un dato che si sente di giudicare veritiero e realistico?
«Pensa che la Caritas distribuisce i beni e gli aiuti attraverso tutte le parrocchie che ci sono sull’isola, noi siamo una piccola associazione quindi ci occupiamo solo di aiutare una piccola parte: per questo non mi sembrano inverosimili questi dati. Tutte le persone che vengono da noi non vanno alla Caritas. I numeri della Caritas sono numeri che riguardano tutta l’isola. C’è da considerare che spesso anche i preti nelle parrocchie donano a chi a bisogno, quindi ci sono tanti aiuti che sfuggono ai dati».
«Nel centinaio di famiglie che aiutiamo regolarmente ci sono sia da nuclei familiari (talvolta anche di sette, otto componenti per famiglia) sia single. Persone residenti, neoresidenti, stranieri, anziani e oltre novanta bambini. Per i bambini stiamo portando avanti anche progetti che esulano dall’aiuto alimentare»
Cosa ci può dire delle famiglie che aiutate?
«Nel centinaio di famiglie che aiutiamo regolarmente ci sono sia da nuclei familiari (talvolta anche di sette, otto componenti per famiglia) sia single. Persone residenti, neoresidenti, stranieri, anziani e oltre novanta bambini. Per i bambini stiamo portando avanti anche progetti che esulano dall’aiuto alimentare: infatti grazie all’associata Irene, che gestisce Il mondo di Alice, da alcuni anni proponiamo delle attività durante il periodo natalizio. L’anno scorso abbiamo avuto Elfi e Babbo Natale che hanno prima raccolto tutte le letterine dei bambini e poi distribuito doni di Natale. Quest’anno abbiamo dato la possibilità ai bambini della catena alimentare di frequentare i laboratori de Il mondo di Alice gratuitamente. È stato meraviglioso poter permettere alle famiglie di questi bambini di accedere a queste attività che non potrebbero permettersi altrimenti. Inoltre è stato donato loro un kit per dipingere e disegnare e far continuare a emergere così le loro attitudini artistiche anche a casa. Queste attività sono gratuite anche grazie all’aiuto di tante persone di Ischia che si sono offerte di donare i kit ai bambini, inoltre sono tanti gli ischitani che aiutano donando generi alimentari nei supermercati (negli appositi spazi di raccolta della Catena Alimentare)».
È verosimile a suo avviso che esista una fascia di povertà ancora nascosta, dettata dal fatto che in molti provano magari vergogna a rivolgersi a voi per chiedere aiuto?
«Si assolutamente, sfugge alle maglie. Noi non abbiamo la cultura dell’associazionismo come in terraferma, siamo sempre stati abituati ad essere individualisti. Per questo a Ischia la nostra realtà di Catena Alimentare Nunzia Mattera è legata alle altre associazioni (Mensa del Sorriso, Caritas, Casa della mamma e del fanciullo e altre), a Ischia tutte le realtà associative sono legate tra di loro e cerchiamo di aiutarci. Ad esempio quando abbiamo generi alimentari in più spesso li portiamo alla Mensa del sorriso, è giusto che sia così».
«L’invito è di non lasciarci soli perché anche se non siamo visibili sui social, esistiamo perché esiste una difficoltà e noi siamo sempre qui per provare a contenerla. L’appello è fine a se stesso perché la difficoltà è evidente: la classe politica andrebbe un po’ sollecitata in questo senso, ecco»
La classe politica locale è abbastanza attenta alle esigenze degli ultimi o potrebbe e dovrebbe fare molto di più?
«Potrebbe e dovrebbe fare molto di più. Dico solo questo».
Poter mangiare un pasto caldo spesso è anche un modo per non rimanere da soli, immagino anche questo faccia parte della vostra attività.
«Certo, per noi non sono mai pacchi che doniamo o numeri ma persone, famiglie, occhi e volti. Ognuno di noi è pronto ad accoglierli, spesso li aiutiamo anche per quanto riguarda l’assistenza medica, sanitaria, dentistica. Cerchiamo di stare accanto anche in queste altre problematiche.Inoltre da poco è partita un’iniziativa molto bella: il martedì mattina dalle 9:00 alle 11:00 abbiamo attivato presso la nostra sede di Casamicciola uno sportello di ascolto e consulenza psicologica gratuita con la dottoressa Mariarosaria Cervone che è una psicologa. Bisogna prenotarsi contattando la dottoressa al numero 3284046188, colgo l’occasione per segnalarlo ai vostri lettori che dovessero averne bisogno».
Chiudiamo con un suo pensiero in libertà, anche con un appello che vuole rivolgere…
«Intanto un ringraziamento a tutte le persone che ci aiutano e che sono eccezionali. L’invito è di non lasciarci soli perché anche se non siamo visibili sui social, esistiamo perché esiste una difficoltà e noi siamo sempre qui per provare a contenerla. L’appello è fine a se stesso perché la difficoltà è evidente: la classe politica andrebbe un po’ sollecitata in questo senso, ecco. È una sensibilità che purtroppo non può entrare in circolo come un vaccino o essere applicata come un cerotto. Come dicevo prima, si potrebbe fare molto di più».