J’accuse Sironi: «paghe e formazione scadenti, a Ischia il lavoro non “tira”»
Il dirigente scolastico dell’istituto Alberghiero “V. Telese” in un’intervista a Il Golfo si sofferma su diversi punti, in particolare sullo scarso “appeal” che l’isola riveste sui giovani dal punto di vista dell’impiego. E arriva la stoccata anche sul low cost
L’anno scolastico giunge al termine e, come consuetudine, traiamo un bilancio di quello che è stato. Indubbiamente c’è stato un ritorno in classe più continuo rispetto al periodo pandemico, e ciò ha giovato agli studenti e ai docenti che hanno potuto ritrovare un rapporto diretto tra di loro rispetto alla didattica a distanza. E poi c’è stato un parziale ritorno alla normalità con gite, lavori laboratoriali e altre attività formative atte alla crescita dei ragazzi. Sicuramente sono stati tanti gli aspetti che hanno caratterizzato l’anno scolastico 2021/2022 ed è per questo che abbiamo deciso di raccogliere le impressioni di Mario Sironi, preside dell’Istituto V. Telese di Ischia. Con lui abbiamo parlato dell’offerta formativa professionale che il suo istituto dà agli studenti e alle studentesse, delle problematiche legate al loro inserimento nel mondo del lavoro, dei problemi atavici che caratterizzano il turismo isolano e di come si potrebbe operare al fine di creare una rete sociale al cui centro ci siano una volta per tutte i giovani:
Cosa ha significato per studenti e docenti tornare a scuola stabilmente in presenza dopo due anni di pandemia?
«Per noi è stato fondamentale tornare con frequenza nei laboratori dal momento che siamo un istituto professionale che si basa sulla manualità. Dopo un lungo periodo di didattica a distanza, abbiamo deciso di dare spazio a molte più attività laboratoriali in modo da far recuperare ai ragazzi quel contatto diretto con gli spazi della nostra scuola. Devo dire che docenti e studenti hanno risposto in maniera positiva al ritorno in aula e oggi siamo qui a tirare le somme di un anno scolastico bello, ma allo stesso tempo non privo di difficoltà».
L’alberghiero resta l’unica scuola che a Ischia prepara effettivamente al mondo del lavoro: a suo avviso studenti e genitori hanno maturato questa convinzione o esistono sempre pregiudizi?
«Alcuni continuano a sottovalutare la formazione professionale ritenendola quasi come una condizione di risulta o di scambio secondario. Per molti, invece, è quasi una vocazione e comprendono l’importanza di tutto quello che facciamo. Ci tengo a ricordare che dal nostro istituto sono usciti persone che hanno dato lustro all’isola d’Ischia. Penso ad Andrea Migliaccio che, in qualità di chef, sta lavorando attualmente a Dubai per un’importante catena di alberghi. Evidentemente la nostra formazione dà i suoi frutti e dà prestigio all’intera isola».
Nel settore turistico negli ultimi anni l’isola va verso il basso tra low cost e simili. Perché non riusciamo a vendere più qualità?
«Questa è la classica domanda da un milione di euro e la verità è che bisognerebbe sedersi tutti a un tavolo e discutere seriamente. Il destino di Ischia, piaccio o no, è il turismo dal momento che è impensabile vedere un’industria siderurgica qui da noi… Ischia vive di turismo e questo è un fenomeno complesso da analizzare. Oggi non parliamo più solo di spiaggia e ombrelloni, c’è una realtà più articolata che richiede competenze professionali di alto livello e noi come scuola cerchiamo di dare il nostro contributo. Ischia è un distretto turistico definito maturo dagli analisti, nel senso che sono decenni e decenni che si fa turismo. Proprio per questo ci sono tutti i problemi che attanagliano questi distretti industriali maturi, ovvero confronti e concorrenza più forte. Io credo che sia un errore puntare unicamente sul low cost perché si corre il rischio di trovare qualcuno nel Mediterraneo che fa prezzi più bassi, ma che offre qualità superiore».
Il lavoro negli alberghi e nelle attività del terziario non si trova per colpa del reddito di cittadinanza, perché gli imprenditori pagano poco o la verità sta nel mezzo?
«La verità come sempre è complessa e non sono d’accordo con chi dice che i giovani sono poco inclini al lavoro. Per esperienza personale posso affermare che nel mio istituto ci sono studenti e studentesse che lavorano in maniera seria e rigorosa, ma il vero problema è che fuori da Ischia trovano condizioni di lavoro migliori sia come reddito che come formazione. E così i giovani più motivati e rigorosi se ne vanno cercando fortuna altrove. Sull’isola, come in ogni luogo, si pretendono giustamente serietà e professionalità, ma a fare da contraltare dovrebbero esserci stipendi adeguati. Questo spesso non accade ed è su tali presupposti che si innescano i fenomeni di cui pocanzi abbiamo parlato. Gli imprenditori devono capire che fidelizzare il personale e pagarlo in maniera degna è una risorsa per l’azienda e non un costo. Creare una salda rete con i lavoratori dovrebbe essere la via maestra per sopravvivere in un mercato che è sempre più complesso».
Con quale approccio i giovani si avvicinano alla sua scuola e agli sbocchi lavorativi che offre?
«Molti ragazzi che vengono da noi hanno le idee chiare sul percorso professionale da fare, altri invece sono un po’ titubanti e vanno aiutati a scegliere. In questo noi abbiamo un ruolo fondamentale, ma ritengo che intraprendere un percorso di scuola superiore a tredici anni sia un po’ troppo presto. Bisognerebbe dilatare i tempi e spostare il periodo delle scelte di due anni, magari facendo il biennio unitario che per molti è una parola strana, mentre per chi è nel mondo della scuola sa di cosa parlo. Secondo me si dovrebbe ragionare su una diversa articolazione della scuola per consentire ai ragazzi di scegliere con maggiore calma e consapevolezza. Molta attenzione andrebbe data poi alla formazione continua che dovrebbe essere alla base del nostro sistema turistico. Non ci si forma solo da giovani quando si è studenti. Il mondo è in continuo cambiamento e di conseguenza è necessario aggiornare sempre le proprie competenze. Per questo motivo da un po’ di tempo abbiamo deciso di avviare un corso di istruzione per gli adulti con lo scopo di dare un contributo a quest’isola».
Quale sarebbe il suo modello di sviluppo turistico a Ischia in proiezione futura?
«Lo sviluppo turistico dell’isola deve partire dalla qualità. Può sembrare banale, ma credo che sia questo il segreto per il futuro di Ischia».
Procida capitale della cultura che cosa insegna?
«Procida è l’esempio più lampante di quello che ho appena detto. La scommessa che hanno fatto i nostri vicini di Procida di puntare sulla qualità è stata premiata e, come si può vedere, i risultati sono arrivati. In generale il basso livello ti può aiutare a fare un guadagno immediato, ma nel lungo periodo finisci per perdere. Chi invece decide di investire su un’offerta turistica di alto livello raggiunge prima o poi importanti traguardi».